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Ultimo aggiornamento: 20 Maggio 2023 (Prairial - Luserne)

Dammi una lametta che mi taglio le vene
(Donatella Rettore - "Lamette")

E se poi te ne penti?
(Maccio Capatonda - Padre Maronno)

La perfezione della tristezza in "The Hedgehog"


Il cortometraggio - Il contesto terrestre - Il contesto celeste - Il protagonista - I particolari - Dieci anni dopo


Il cortometraggio

Può un film dare origine ad un meme, vincere un sacco di premi e contemporaneamente restare ignorato dai più e non essere presente neanche su Wikipedia? Risposta: sì lo può e questo ne è un clamoroso esempio.
Per trovare una scheda di questo cortometraggio bisogna andare su IMDb. Lo stesso vale per i registi e sceneggiatori Chris Lee e Paul Storrie, nonché per gli attori Peter Brookes e Philip Herbert.
Riassumo brevemente e con tanto di spoiler (poca roba: è un corto di 7 minuti).
Un ragazzino col costume da Sonic the Hedgehog si aggira triste e solitario in una zona residenziale completamente deserta ai limiti di un bosco. L'unico altro essere umano che compare è un signore su uno scooter a tre ruote per disabili: quando il ragazzino lo vede liberare un pappagallino comincia a seguirlo fino a casa. Le due vicende del ragazzino e dell'uomo procedono parallele: il ragazzino rintraccia la casa col triciclo elettrico parcheggiato fuori, entra dalla porta aperta e raccoglie un vecchio pupazzo da terra, contemporaneamente l'uomo sradica un fascio di cavi di apparecchiature elettriche e li usa per fare una corda e impiccarsi.
Riassunto così brutalmente sembra poca roba, ma l'impatto della visione è un pugno nello stomaco per persone che abbiano un minimo di sensibilità. Premesso che si fa prima a vederlo che a leggere quel che riporto in questa pagina, provo ad analizzarne i principali aspetti perché questi pochi minuti di film meritano assolutamente che si parli di loro.

Il contesto terrestre

Siamo in una zona residenziale, forse inglese ma potrebbe essere di qualsiasi posto, che non è neanche tanto brutta: ci sono villette, è al limitare di grandi spazi verdi, vediamo prati e boschi, ma quello che ci colpisce duramente è l'assoluta solitudine. E in questo potrebbe essere anche una zona residenziale di tipo diverso, con palazzoni o piccoli condomini: un po' più bella o un po' più brutta quello che la rende profondamente triste è l'assenza umana. Dove sono tutti quanti?
Al lavoro, a scuola, in una gita fuori porta domenicale o chiusi in casa?
L'immagine simbolo usata per la locandina la dice lunga: c'è una giostrina per bimbi ma mancano i bambini. Queste case per quanto graziose isolano, dividono le persone e sono tutte uguali: non hanno personalità, uniformano. Anche la natura è uniformata: non sono prati e boschi selvaggi quelli che vediamo.
"Uno spettro si aggira per l'Europa": è quello della solitudine dell'uomo moderno.

Il contesto celeste

Il cielo è straniante, colpisce profondamente. A meno che non ci sia espressamente qualcosa di particolare che il regista ci vuol mostrare, quando mai si fa caso al cielo in un filmato? Eppure qui si nota e si ricorda.
Avanzerei tre ipotesi.
1) Gli autori sono stati fortunati a beccare la giornata giusta (ammesso che questi sette minuti siano stati girati in un solo giorno, cosa che comunque mi sembra plausibile).
2) Hanno aspettato pazientemente il giorno giusto per girare avvertendo tutte le persone coinvolte di tenersi pronti.
3) Sono intervenuti sulle immagini in fase di montaggio.
Non so se sia vera una o più di una tra queste ipotesi, fatto sta che il cielo è parte integrante del video. Non è una bella giornata di sole, non piove e non c'è neanche quel cielo plumbeo che pesa come una cappa. Semplicemente è lì, incombe, le nuvole sono lì, forse minacciano pioggia o forse no, c'è un certo grigiore ma allo stesso tempo non è la "giornata perfetta per un funerale". E' un cielo di stasi, di sospensione, che sottolinea l'assenza umana, l'attesa di una risposta che probabilmente non arriverà.
Non solo il cielo è una parte integrante del video, ma ne è una delle due colonne portanti. L'altra è il ragazzino.

Il protagonista

E' perfetto.
Magrissimo, con le occhiaie, l'espressione seria, non disperata, "gli occhi spalancati sul mondo come carte assorbenti" (direbbe Guccini), ma anche lo sguardo curvo sul terreno rassegnato. Non ho trovato notizie in rete su Peter Brookes, l'attore che ormai dovrebbe avere 23-25 anni (non sono bravo a stimare le età). Mi sembrerebbe logico pensare però che sia stato quantomeno contattato da Lars von Trier, l'allegro e spensierato regista danese.
Anche l'abbigliamento è perfetto. Non tanto come costume da cosplayer di Sonic, ma come vestito "scappato", come si diceva quando ero piccolo io. Ovvero quei vestiti che si comprano per i bambini, magari di una taglia in più, con la speranza che durino almeno un paio d'anni, ma i bambini crescono in fretta e i vestiti no. Ormai non succede quasi più di vedere un bimbo, un ragazzino con un vestito così che ispira povertà, quella sana ed onesta di cui non c'era niente da vergognarsi una volta.
E infatti quello che ispira vedendolo con queste maniche ormai troppo corte, così come i pantaloni, è un'idea di un ragazzino che sta crescendo ma non vuole abbandonare l'infanzia. Non è quel talento cantato da Brel "Il nous fallut bien du talent / Pour être vieux sans être adultes", "c'è n'è voluto del talento / per diventare vecchi senza diventare adulti". Personalmente lo percepisco come quell'attimo che può durare mesi o anni, in cui si teme la vita, non si osa, si cerca ancora rifugio nei giochi. Il meme che consacra il film recita "Il problema di essere più veloci della luce è che puoi vivere solo nell'oscurità" (ho preso il primo meme bilingue che ho trovato, ma mi sembra che l'abbiano tradotto malino).
Il fatto che puoi vivere solo nell'oscurità non significa che tu non possa cercare la luce, e il protagonista cerca, guarda, scruta, si ferma e pensa, insegue, osserva ...

I particolari

Associati al costume troviamo i giochi: il pupazzo che raccoglie da terra assomiglia molto vagamente al suo personaggio, e osservandolo sembra quasi evocargli dei ricordi. Di sicuro li evoca nell'adulto che ormai si è arreso (e appeso, giusto per la rima) mentre guarda lo stesso pupazzo. In qualche commento in Internet qualcuno ipotizza che quella sia la sua cameretta, l'adulto il padre, quindi quella la sua casa il che giustifica il fatto che sia entrato senza bussare. Personalmente discordo, ma il bello dei capolavori è che non spiegano del tutto lasciando spazio alle letture personali, che a questo punto sono tutte valide.
Anche gli altri giochi vengono osservati attentamente, da soli raccontano una vita, o meglio la parte più intensa della vita di tutti noi: la prima parte, dove impariamo a conoscere il mondo, e dalla quale molti non escono, si fermano lì, rinunciano a scoprirlo.
Viceversa i cavi di alimentazione e connessione delle apparecchiature elettroniche vengono strappati malamente dall'adulto per farne la corda con cui si impiccherà. E' brutto cercare del simbolismo in questo cortometraggio, andrebbe visto lasciando che ci parlino le immagini. Quindi è brutto, ma è anche inevitabile, interpretare la fretta e l'indifferenza, ma forse anche la rabbia, con cui vengono strappati questi cavi da questi apparecchi dall'obsolescenza programmata, già vecchi e dimenticati, e a differenza del pupazzo senza nessuna nostalgia.
Quello che per il mondo è importante per gli occhi disincantati di un bambino è indifferente, quello che per il consumismo è indifferente per il nostro Hedgehog è un tesoro: lo vediamo infatti raccogliere da terra un anellino di quelli che servono ad aprire le lattine, per poi riporlo nel marsupio pieno di altri anellini analoghi. La spiegazione ufficiale credo sia legata al videogioco, al fatto che Sonic raccoglie degli anelli, però qui stiamo parlando di un video che parla da sé, senza bisogno di riferimenti culturali al personaggio. O perlomeno i riferimenti ci saranno anche, ma sono in funzione di qualcos'altro, non si tratta di un omaggio di nerd al proprio personaggio preferito.

Dieci anni dopo

Ormai questo cortometraggio ha dieci anni, è del 2013. A mio avviso è un capolavoro, ma non è solo la mia opinione vista la sfilza di premi che ha ricevuto, eppure tutto sommato è passato inosservato.
Le notizie relative ai suicidi vengono normalmente in parte censurate per evitare l'effetto Werther, ma dalle poche notizie che emergono soprattutto dei suicidi tra i giovani le notizie sono allarmanti. Quindi purtroppo mi tocca dire che forse è meglio così: bellissimo, un capolavoro, ma col prossimo cambiamo argomento per favore!

Ma chi l'ha detto che è giusto o sbagliato
Tagliarsi un colpo qui nella testa
Lascia fare alla vita la sua vecchia fatica
Siamo feriti quanto basta
(Enzo Jannacci, "Mario")

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