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Svegliati, Neo ... Matrix ha te ... Segui il Coniglio Bianco...
(Frasi sul monitor di Neo, "Matrix")
Sveglia!
(The Doors, "Wake up")
Sveglia, numero 37!
("Ingrid Cold" nel film)
Dopo il libro il film
Nella pagina cronologicamente precedente a questa, presente nella sezione fortiana, ho parlato del
libro di John Keel "Il caso Mothman"
dal quale è stato tratto, molto liberamente,
il film in questione.
A questo punto mi sento quasi obbligato a parlare anche del film,
anche se temo di essere un po' ripetitivo rispetto ad altre pagine web di questa sezione:
le trasposizioni cinematografiche uccidono i relativi libri, non tanto per la sintesi o per il limitare quello che la fantasia aveva immaginato,
ma perché gli sceneggiatori si sentono in dovere di stravolgere la trama.
Questo purtroppo è fuori discussione, e al limite si potrebbe provare a fare una serena analisi per capire se la colpa è veramente degli sceneggiatori e non piuttosto dei produttori,
che è un po' come chiedere se il vero colpevole di un omicidio è il sicario o il mandante.
Comunque sia, partiamo dalle cose belle!
Richard Gere
Ci sono e ci sono stati molti ottimi attori ad Hollywood, ma solo per due di questi provo una profonda ammirazione anche del loro lato umano: uno è
Keanu Reeves
e l'altro è Richard Gere,
e quest'ultimo è il protagonista del nostro film.
Leggere la sua biografia su Wikipedia
può dare un'idea di quanto distante sia la sua visione del mondo da quella dei suoi più mondani colleghi.
Un episodio su tutti, solo a titolo di esempio: ricordiamo la sua presenza sulle navi ONG per il soccorso dei migranti nel Mediterraneo.
C'è chi con i milioni guadagnati se ne va a spasso sui mari con lussuosissimi yacht, e chi invece va a salvare i migranti che affogano.
E' solo una questione di differenze di valori.
Ma oltre a tutto ciò Richard Gere è un grandissimo attore e in questo film lo dimostra pienamente, rendendo i punti di massima drammaticità in modo assolutamente perfetto,
e nel contempo riuscendo a dare l'idea di quel totale spaesamento generalizzato che è il cardine attorno a cui ruota il film.
Intendiamoci: il livello di recitazione di tutti i protagonisti è molto buono, ma la colonna portante su cui si regge l'intera pellicola è lui, Richard Gere.
Gli aspetti quasi perdonabili (ma che lasciano molto perplessi)
La scelta diversificante forse più perdonabile in questo film è l'aver proposto una successione cronologica degli avvenimenti,
laddove il libro invece è un costante avanti e indietro nella sequenza temporale.
Grandi registi hanno fatto grandi film mescolando la cronologia: da "Quarto potere" di Orson Wells a "Pulp Fiction" di Quentin Tarantino,
ma se si vuole tenere una lettura semplice ed ordinata privilegiando altri aspetti la scelta di una timeline unica è legittima.
Quello che proprio non si capisce è perché girare il film in
Pennsylvania
invece che nel West Virginia, a Point Pleasant
dove è ambientato il film e dove si sono effettivamente svolti gli avvenimenti.
Diciamo pure che non è grave, ma perché non fare le cose giuste?
Altra cosa che lascia perplessi è la trasposizione temporale: il film è ambientato nel 2002, anno di uscita, ma gli avvenimenti sono del 1966/67.
Forse costava troppo alla produzione cercare le macchine d'epoca e adattare gli scenari?
Ci sono poi due piccole differenze tra libro e film che di loro non sarebbero gravi, ma che lo diventano per il loro significato.
Il protagonista, John Klein, che dovrebbe rappresentare John Keel nella storia,
è un giornalista politico, non avvezzo a fatti misteriosi, mentre Keel era sì giornalista, ma specializzato in UFO. La coprotagonista, Connie Mills, è una poliziotta,
mentre nel libro la donna che fa da appoggio locale a Keel è Mary Hyre, una giornalista, e dalle foto che si trovano in rete non certamente affascinante come la nostra Laura Linney.
Perché queste due variazioni?
Molto probabilmente sono state pensate funzionali alla (ahimè!) clamorosa trama concepita per incastrare gli eventi.
Iniziamo bene
Per un giornalista che si occupa di fatti misteriosi potrebbe essere normale capitare là dove c'è stato un avvistamento di un uomo con le ali, ma ... dove sarebbe il pathos?
Dove sarebbe l'emozione scatenante, anzi, incatenante lo spettatore alla poltrona?
Ecco allora che lo sceneggiatore (il produttore?) preso il Bignami con la
piramide di Freytag,
o meglio ancora dopo essersi collegato all'immancabile Wikihow
scopre il primo passo da fare:
Esposizione – in cui si descrive la vita normale dei personaggi, fino al momento di un "incidente scatenante" che li spinge al conflitto.
(Wikihow, "Come Ideare la Trama di una Storia", punto 7)
L'incidente scatenante deve essere clamoroso ... ed ecco un'idea geniale ed originale: gli muore la moglie!
Quindi: abbiamo il nostro protagonista, un giornalista di punta (non sia mai che sia qualcosa di meno) che vediamo nel suo quotidiano,
scopriamo poi che è particolarmente felice perché sta comprando casa con sua moglie, ma ahimè c'è l'incidente stradale, misterioso perché è un film misterioso,
e scopriamo che la moglie ha un tumore al cervello, ma la causa dell'incidente stradale è stato l'avvistamento del Mothman e durante il ricovero in ospedale troviamo la moribonda che continua a disegnarlo.
Con una certa empatia posso capire che bisognasse un po' enfatizzare la narrazione per evitare di fare un documentario,
ma veramente già fin qua siamo fuori da ogni buon senso.
E qui arriviamo all'inaccettabile: due anni dopo il buon John Klein ancora distrutto dalla morte della moglie, parte di notte alla volta di Richmond (Virginia) e dopo due sole ore di viaggio
si trova a Point Pleasant (West Virginia). A parte l'errore di direzione (vedi cartina) subentra il grande mistero della distanza.
Ora nelle classiche casistiche degli avvistamenti c'è il famoso "missing time" in cui il testimone vede che sono passate delle ore di cui non ha memoria,
guarda l'orologio e non si capacita dell'ora.
Qui invece abbiamo inventato il "missing miles": due ore sono un tempo impossibile per un viaggio che di notte ne avrebbe richieste almeno sei (otto di giorno).
L'auto si ferma misteriosamente (ça va sans dire) e il malcapitato suona il campanello della casa più vicina.
Gli apre la porta un signore piuttosto irritato che puntandogli un fucile alla gola lo blocca nella doccia fino all'arrivo della polizia,
rappresentata dall'affascinante poliziotta Connie Mills (Laura Linney).
A quanto pare un sosia del protagonista aveva già fatto un paio di visite inquietanti in piena notte all'ignaro Gordon Smallwood (Will Patton).
Dette visite erano evidentemente impossibili dato che fino al giorno prima John era a New York.
Questa situazione, per quanto qui esageratamente gonfiata ai limiti della violenza, è effettivamente capitata anche a Keel:
qualche testimone ha fatto riferimento ad un incontro che aveva avuto con lui e che l'autore era certo di non aver avuto.
Ci vuol pazienza: sono sceneggiatori/produttori di Hollywood
Posso sintetizzare tutto il resto della trama, perché è talmente banale da essere intuibile e perché non è questo il punto interessante.
Chiarito l'equivoco John e Gordon diventano amici, ma siccome il film per essere perfetto doveva prevedere tre tragedie,
oltre alla sopra citata morte della moglie e oltre all'ormai noto crollo del ponte del
Silver Bridge
(non è uno spoiler: dovevate leggere prima la pagina web che ho scritto sul libro di Keel!),
i nostri creativi hanno deciso di inserire anche il suicidio (omicidio?) di Gordon, oppresso dalle visite del famoso Ingrid Cold (vedi libro!).
In sottofondo a tutto questo è stata aggiunta anche una liaison tra il giornalista e la poliziotta (come resistere a Richard Gere?).
A parte l'avvilente trama standardizzata, l'aspetto che trovo piuttosto deludente e un po' irritante è che è stato smarrito il senso principale del libro.
A Gordon ad un certo appunto in quella che dovrebbe essere chiaramente l'area TNT citata nel libro, appare il Mothman che, per quanto in modo sfocato e confuso,
si vede chiaramente ritirare le ali dietro la schiena ed approcciarsi a Gordon come Ingrid Cold.
Viceversa a parte Ingrid Cold e le apparizioni dell'Uomo Falena, non vengono citate particolari visite degli uomini in nero che invece costituiscono la parte corposa del libro.
Non vengono citati avvistamenti UFO propriamente detti che nel libro invece sono presenti e i sintomi fisici vengono relegati agli occhi arrossati, quando in realtà nel libro sono molto più vari.
Insomma, in buona sostanza, tutte le casistiche, gli aspetti articolati dei fenomeni testimoniati a Point Pleasant vengono semplificati enormemente da una parte,
mentre dall'altra vengono inseriti elementi esagerati forse funzionali ad un film horror, ma falsanti il lavoro originale.
Dal resoconto di Keel emergono aspetti inquietanti di suo (che bisogno c'era di caricare?), indipendenti ma allo stesso tempo legati tra loro.
Dal libro gli uomini in nero sono una cosa, talvolta arrivano con un UFO ma più spesso arrivano su Cadillac nere, d'epoca ma nuove di zecca, si vestono in modo strano ma sempre impeccabile,
e fanno domande stranissime e discorsi astrusi di cui non c'è traccia nel film.
Comunque per quanto collegati come apparizioni nello stesso periodo non coincidono al Mothman, che sembra essere una creatura a sé stante.
Ingrid Cold non è il Mothman!
Comunque val la pena di guardarlo
L'atmosfera che si genera dal e nel film, per quanto fortemente esagerata, ci avvicina a quella percepita nel libro.
Quando John va a Chicago a consultare l'esperto Alexander Leek (l'attore è Alan Bates, quello che ballava insieme ad Anthony Quinn in "Zorba il greco)
e insieme tirano delle conclusioni, in realtà sono più domande che risposte su "questi esseri", e quindi nel complesso rispettano un po' lo spirito del libro.
Ovvero: non sappiamo cosa sono, non sappiamo cosa vogliono, forse cercano di comunicare con noi ma siamo talmente diversi che questa comunicazione è impossibile,
e infine vedono più in là di noi nel tempo e nello spazio ma non vuol dire che siano divinità.
Poi naturalmente anche qui si è sentita la necessità dell'esagerazione nel descrivere come molti contattisti siano poi caduti in disgrazia, ma in buona sostanza molto spesso è vero:
meglio disinteressarsi di loro e delle loro questioni per non essere rovinati.
Nella regia poi approvo anche la scelta di non fare scene esplicite dell'Uomo Falena con tanto d'ali:
meglio affidarsi alla sfocatura, ai giochi di colore che fanno tanto macchia di Rorschach.
Infine personalmente considero come omaggio a "Love Story"
la scena col
protagonista di spalle seduto sulla banchina nel campo innevato
in entrambi i casi mentre meditano sulla morte della moglie.
In fondo anche Richard Gere sarebbe stato bene nella parte di Oliver Barrett IV!
In conclusione prendendo il film come opera di fantasia e cercando di godersi l'atmosfera che emana senza formalizzarsi troppo sugli stereotipi,
diciamo pure che è una piacevole visione.
E se il libro o il film dovessero appassionarvi e vi capitasse di passare in West Virginia per vacanza,
sappiate che a Point Pleasant troverete la
statua del Mothman, il
Mothman Festival (a Settembre) e i
TNT Bus Tours
che vi porteranno sulle location del libro che avrebbero dovuto essere quelle del film se non l'avessero girato in Pennsylvania!
Noi camminiamo nell'oscurità insieme a fantasmi e spettri che non conosciamo e il nostro piccolo mondo si immerge ciecamente in abissi senza fondo, verso mete che non possiamo neanche concepire.
Il pensiero stesso è una fusione tra credenza e capacità di intendere.
Noi ci illudiamo pensando di conoscere ogni cosa inerente al nostro mondo, ma non è così,
e ci stupiremmo se sapessimo realmente ogni cosa o se potesse veramente esserci pace e sicurezza per tutti in questo vasto universo.
(Howard Phillips Lovecraft, da "Qualcosa dall'alto")
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