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Ultimo aggiornamento: 07 Ottobre 2023 (Vendémiaire - Belle de nuit)

Insomma, ai Giovani Salmoni piace fare tante cose che le menti eccelse dell’estetica
established, se conoscessero il vero senso dell’espressione, definirebbero trash.
Ma a loro piacciono senza condizioni né limiti e,
quello che più conta, piacciono spontaneamente.
Non è mai affettazione di un gusto degenerato.
(Tommaso Labranca - "Andy Warhol era un coatto")

Trash e camp: "Plan 9 from outer space" e "Spaced out"


Trash e camp - Plan 9 from outer space - Spaced out - Incontri con la fantascienza del terzo tipo - Dallo spazio


Trash e camp

Mi considero un giovane salmone del trash!
Sono un affezionato lettore di Tommaso Labranca, ed ho avuto anche in un'occasione l'onore e il piacere di conoscerlo e parlarci di persona. Il libro che in molti consideriamo la "bibbia del trash", è uno dei primi lavori di quest'autore: "Andy Warhol era un coatto. Vivere e capire il trash", dove il "trash", termine fin lì abusato dalla massa e di non chiara definizione, acquisisce una definizione non solo chiara ma addirittura scientifica, con tanto di formula matematica. Nello stesso libro viene definito il "camp", e viene riportato alla sua definizione originale il termine "kitsch", nonché viene battezzata una categoria di menti superiori che riescono ad apprezzare tutto ciò: i giovani salmoni del trash, per l'appunto, che pur non producendo trash di loro, sanno apprezzare e godere di questo risalendone la corrente come salmoni, arrivando all'origine e capendone i meccanismi di generazione.
Quindi cos'è il trash secondo Labranca?

Quest’ultimo pilastro, l’emulazione fallita, è dunque importantissimo e basta da solo a soddisfare ogni tentativo di spiegazione poiché, enunciandolo, è già venuta a galla la formula matematica del trash:
INTENZIONE - RISULTATO RAGGIUNTO = TRASH
Per chi ama la precisazione ecco l’emulazione fallita trasformata in una formula matematica ancor più formalizzata, ma di facile applicazione:
kS – R = T
dove:
k = una costante (intenzione, povertà di mezzi, incapacità, contaminazione, incongruità, massimalismo, ritardo ecc.) che altera lo scopo
S = scopo, cioè l’emulazione di un modello
R = risultato, ciò che si ottiene
T = trash!

Gli altri pilastri del trash a cui si fa riferimento sono la libertà di espressione, la contaminazione, l’incongruità e il massimalismo. Se mettiamo tutto assieme ne emerge un quadro dove il produttore di trash deve essere inconsapevole di esserlo.
Va da sé che il trash è ingenuo, inconsapevole, e quando non lo è arriviamo alla definizione di camp:

Il camp può essere puro o evolutivo. Il camp puro è l’osservazione dei moduli trash effettuate da un esterno, spesso acculturato, che si diverte a giocare con quegli elementi, dopo averli scoperti, cercando di ricreare nuove commistioni artificiali. Il camp evolutivo è lo stadio cui giunge un trashista che si accetta dopo che i suoi occhi sono stati aperti, Calibano di fronte allo specchio che non scappa inorridito, ma resta affascinato dalla propria mostruosità e fa di tutto per sottolineare i suoi aspetti più orribili (pensando però a una prossima plastica).

Il recente arrivo di "Spaced out" a Netflix mi ha spinto a scrivere questa pagina per evidenziare la differenza tra i due filoni artistici, giocando anche sui vari punti in comune dei due film in primis sull'assonanza dei titoli che contengono entrambi le parole "space" e "out".

[Trash] Plan 9 from outer space

Secondo Wikipedia Ed Wood "è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, definito da diversi critici come *il peggior regista di tutti i tempi*". Secondo me, e secondo molti giovani salmoni del trash, è stato uno dei migliori registi di tutti i tempi.
Curiosamente a memoria mi sembra che Labranca non lo nomini mai nel sopracitato libro né in altri analoghi come "L'estasi del pecoreccio", ma naturalmente potrei sbagliarmi perché sarebbe logico che ci fosse.
Per capire quanto Ed Wood possa essere il "il peggior regista di tutti i tempi", facciamo un paragone con Tim Burton: "Nel 2007, alla Mostra del cinema di Venezia, Tim Burton ha ricevuto un Leone d'oro alla carriera, diventando il più giovane regista della storia ad aver conseguito tale riconoscimento. Ha vinto inoltre un Golden Globe nel 2008 per il miglior film commedia con Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street. Il regista è stato inoltre candidato all'Oscar al miglior film d'animazione per La sposa cadavere del 2005 e per Frankenweenie del 2012. A livello globale i suoi film hanno incassato oltre 4 miliardi di dollari rendendolo uno dei registi di maggiore successo commerciale della storia del cinema". Dovremmo considerarci su un altro pianeta?
Ebbene Tim Burton, come profondo estimatore di Ed Wood, ha fatto un film su di lui, un capolavoro dall'inequivocabile titolo "Ed Wood" con un perfetto Johnny Depp nei panni del regista e sceneggiatore. Dovrebbe bastare questo a sancire il genio di quello che dicono essere "il peggior regista di tutti i tempi"!

Il film di Burton oltre ad essere uno splendido omaggio al collega, è un prezioso documento che aiuta a capire la genesi dei suoi principali capolavori: "Glen or Glenda" del 1953, "La sposa del mostro ("Bride of the Monster") del 1955, "La notte degli spettri" ("Night of the Ghouls", praticamente la continuazione del precedente) del 1959 e infine, e qui arriviamo al punto, "Plan 9 from Outer Space" sempre del 1959.
Johnny Depp riesce a fornire un perfetto ritratto interiore ed esteriore di questo complesso, ma ma allo stesso tempo semplice, essere umano, adulto-bambino, travestito-eterosessuale, creativo pieno di idee che voleva assolutamente inondare il mondo con le sua opere, e che nel frattempo si aggirava entusiasta nella bolgia della mecca del cinema internazionale. Holly(ed)wood era per Edward come può essere un ricco, avveniristico e favoloso Luna Park per un bambino di 5 anni che non ne ha mai visto uno in vita sua: ogni cosa lo affascinava e lo lasciava a bocca aperta, imparava tutto e si entusiasmava di tutto al punto che sentiva di dover assolutamente partecipare anche lui, di creare le sue proprie giostre.
E qui come avrebbe detto Joda: "Ed, il fattore k scorre potente in te".
Infatti come un bambino di 5 anni scriveva le sceneggiature, e come un bambino di 5 anni (non) riusciva a trovare le risorse per fare i film. Come regista per forza di cose dava sempre "buona la prima", perché la pellicola costava troppo. Stessa cosa per gli effetti speciali, già piuttosto primitivi di suo all'epoca per chi aveva disponibilità finanziarie, figuriamoci per chi non aveva neanche i soldi per pagare lo sviluppo della pellicola a film terminato (se non ricordo male, un suo film è stato ritirato postumo per questo motivo).

Se la contaminazione è uno dei pilastri del trash, con "Plan 9 from Outer Space" abbiamo un'apoteosi: anticipando di ben 9 anni il celeberrimo film di Romero ("La notte dei morti viventi" del 1968) Ed Wood ci regala di fatto il primo film di zombie, anche se il termine non viene usato. Però come suggerisce il titolo si tratta soprattutto di un film fantascientifico con tanto di alieni.
Come si conciliano i due generi?
In due parole la trama: gli alieni dello spazio profondo (Space Station 7) si sono accorti che sul pianeta Terra siamo arrivati all'energia nucleare, alla bomba atomica, e preoccupati dalla pericolosità di noi terrestri (come dar loro torto?) decidono di fermarci. Non riuscendo a parlare ai governi terrestri perché ricacciati indietro dall'esercito decidono di passare a soluzioni estreme. L'attuazione del "piano 9" prevede il far riprendere vita ai morti che dovrebbero andare poi in giro a sterminare i vivi, ma visto che alla fine questo efficientissimo piano non funziona (siamo coriacei noi terrestri) decidono di invadere la terra coi loro dischi volanti seminando morte e distruzione.

Da dove cominciare per descrivere questa meraviglia?
Le scene in notturna sono girate di giorno (probabilmente in notturna costava di più), quindi indistinguibili dalle altre, ma il buio si evince dal commento o da altri particolari. Non facciamo i difficili. Ad un certo punto si entra in un'astronave: trattasi di un muro con una porta, probabilmente nelle recite scolastiche dei bambini delle elementari c'è qualcosa di più calzante. L'invasione finale dei dischi volanti è fatta su di un plastico con i dischetti volanti appesi con dei fili (visibili!) a delle canne: wunderbar! La cabina dell'areoplano è resa da un muro alle spalle del pilota, una porta con tendina, un sedile e un bastone che dovrebbe essere la cloche: si vola in estasi nei cieli solo guardandola.
Poi ci sono gli attori: come non amarli? Il gigantesco wrestler Tor Johnson, la sinistra Maila Nurmi, meglio conosciuta come "Vampira", il tenebroso Criswell. Questi sono i più famosi (relativamente) e hanno tutti un tratto in comune: erano tutti sopra le righe di loro, probabilmente condizione necessaria per lavorare con Ed Wood.
C'è un solo attore famoso, reclutato per questo film postumo a sua insaputa: Bela Lugosi. Nel film di Burton vediamo come i due si siano conosciuti e frequentati, con un Ed Wood al settimo cielo che quando lo vedeva cadeva in adorazione. Se gli altri attori erano relativamente famosi, questo grande attore horror era una star internazionale, ma all'epoca era ormai finito, rifiutato da tutti, soprattutto per i suoi problemi con la droga, ed era perennemente rancoroso verso il rivale di sempre Boris Karloff. Per Ed Wood è stato un dio, inarrivabile, e non solo un'ottima occasione da sfruttare per i suoi film.
La scena inziale (bellissima) con Bela Lugosi era stata girata così a caso anni prima, senza un copione, contando di inserirla in un futuro film (come di fatto è accaduto). E infatti ad essere onesti col resto del film c'entra solo a martellate: ma è così che nasce la grande arte. Il povero Lugosi nel frattempo era morto, per la precisione tre anni prima, e per inserire la scena nel film occorreva un minimo di continuità, una seconda scena: come fare? E qui la genialata: un secondo attore (secondo Burton un dentista, neanche un attore) con la stessa corporatura l'avrebbe impersonato coprendosi il viso col braccio.

Insomma, un grande, grandissimo film ... per i pochi eletti che sanno apprezzarlo!

[Camp] Spaced out

Come si diceva i titoli dei due film sono assonanti per le due paroline magiche, "space" e "out", ed entrambi i film sono di fantascienza, anche in "Spaced out" abbiamo una clamorosa contaminazione, in questo caso col genere erotico e gli effetti speciali sono allo stesso livello "edwoodiano", forse mezzo scalino più su, ma teniamo conto anche che "Spaced out" è del 1979, vent'anni dopo "Plan 9 from outer space". Giusto per capire il livello tecnologico dell'epoca: "Guerre stellari" era del 1977, due anni prima, e "2001: Odissea nello spazio" addirittura del 1968. Insomma volendo, cioè col budget, gli effetti speciali c'erano eccome.
Le similitudini però finiscono qua, per il resto siamo su un altro pianeta, giusto per usare un'esclamazione affine al genere.
"Spaced out" è un film inglese, sorretto dal classico humour inglese, recitato da attori inglesi, che interpretano personaggi stereotipati inglesi. So che sembra l'inizio della "La cantatrice calva" ("Interno borghese inglese, con poltrone inglesi. Serata inglese. Il signor Smith, inglese, nella sua poltrona e nelle sue pantofole inglesi, fuma la sua pipa inglese [...]"), ma è effettivamente così, forse perché la globalizzazione doveva ancora farsi sentire.

Anche in questo caso la trama è assurda, infantile a tratti, e si potrebbe erroneamente pensare che lo sia per essere funzionale al lato erotico, che serva per incanalare le scene di sesso, ma se ci si pensa bene non è così. Vediamo la storia brevemente.
Un'astronave aliena per un'avaria è costretta ad atterrare temporaneamente sulla Terra, in un parco inglese, dove si trovano in quel momento quattro persone: una coppia di fidanzati, promessi sposi, in auto che discutono (lui vorrebbe far altro, ma lei non si consegna e gli parla delle tende che metteranno nella loro futura casa), poi c'è un signore single col cane che li osserva con tanto di allucinazioni erotiche e infine un giovane in piena esplosione ormonale che si era appartato nel parco per immergersi nella lettura di alcuni giornali pornografici con relativa attività manuale. I quattro attirati dalle luci dell'astronave si ritrovano ad andare a vedere di cosa si tratta e arrivati entrano. Il portello si chiude e l'astronave riparte con loro a bordo, e nel frattempo scopriamo che l'equipaggio alieno è composto da tre donne molto sexy che non hanno idea di cosa sia un uomo, e di come sia fatto.
Con l'intraprendenza del single allupato e con l'ausilio dei giornali pornografici portati sul dal ragazzo scopriranno infine il sesso propriamente detto. Anche la coppia di fidanzati conoscerà finalmente il sesso, ma tra di loro, senza exofilia.
Le aliene incerte sul cosa farsene di questi umani alla fine decidono di riportarli sulla Terra, così alla fine scendono tutti tranne il ragazzo che resta sull'astronave e riparte per lo spazio facendo l'amore con la comandante. Tutto bene quindi, tranne il fatto che l'astronave malandata e non riparata alla fine esploderà nello spazio, facendo il classico finale col botto.

La trama e l'ambientazione non vogliono essere coerenti: tutti parlano la stessa lingua, gli oggetti dell'astronave sono perfettamente terrestri, i terrestri entrano nell'astronave con una motivazione assurda, si fanno rinchiudere senza allarmarsi, e così via. Si poteva certamente, pur restando nell'ambito della commedia sexy, dare più coerenza alla storia, rendere più credibili le scene, ma in tutto il film sono evidenti gli ammiccamenti al trash. Si poteva, ma non si voleva.
Così come probabilmente si potevano avere degli effetti speciali un po' più convincenti, ma non si volevano. L'astronave nel parco, ad esempio, è data da un telo di plastica montato su una struttura di metallo: non ho trovato notizie in merito, ma la sensazione che si volesse omaggiare il film di Ed Wood è molto forte. Altre citazioni sembrano più esplicite: le luci dell'astronave nel buio ricordano "Incontri ravvicinati del terzo tipo" di due anni prima, e il computer dell'astronave sembra Marvin di "Guida galattica per gli autostoppisti" uscito lo stesso anno.
Si vede chiaramente che il regista Norman J. Warren e lo sceneggiatore Andrew Payne si sono divertiti a citare opere famose e a proporle in modo trash, passaggio che è esattamente il contrario di quello effettuato da Ed Wood che memorizza tutte le opere, famose o meno, le mescola accuratamente e le tira fuori come sue, e che diventano proprio sue perché si concretizzano con un massimalismo e un'ingenuità che sono pari solo alla sua mancanza di budget.

L'errore da non fare è confondere un film del genere con un film porno: la differenza è abissale, e non tanto per quello che si vede o non si vede. Nei film porno (mi dice "mio cuggino") la trama latita, è pressoché inesistente, perché indesiderata, diventerebbe una complicazione, una distrazione per chi deve concentrarsi su altri aspetti.
In questa commedia sexy invece la trama c'è, è grottesca, ma lo è di suo, non cerca di fornire una scusa per la copula.
Insomma questo film è assolutamente, palesemente camp!

Incontri con la fantascienza del terzo tipo

C'è fantascienza e fantascienza.
Quella vera, a mio avviso, è quella che pone delle domande, spinge a interrogarsi.
Cosa succederebbe se la scienza arrivasse a creare degli androidi indistinguibili ad occhio con gli essere umani? Cosa succederebbe se questi androidi avessero un'intelligenza artificiale tale da dare loro una personalità singola come per gli esseri umani? ("Blade runner").
Cosa succederebbe se scoprissimo che l'anello mancante dell'evoluzione da scimmie a uomini è stato un monolite? Cosa succederebbe se poi ritrovassimo questo monolite sulla luna o nello spazio vicino a Giove? ("2001: Odissea nello spazio").
Cosa succederebbe se la scienza trovasse il metodo di individuare con pochi minuti di anticipo gli omicidi? Cosa succederebbe se applicando in prova il metodo di fermare l'omicida si scoprisse che questo genere di delitti verrebbe azzerato? Quali implicazioni morali ci sarebbero ad arrestare qualcuno che di fatto non ha commesso nessun delitto? ("Minority report").
Per comodità di classificazione chiamerei questa fantascienza di primo tipo.
C'è poi una fantascienza di traslazione: si prendono vecchi elementi ormai entrati negli stereotipi e si portano nel futuro. Insomma si dà una mano di colore alla casa, si cambia qualche mobile e si ha la sensazione di avere una casa nuova.
E' il caso della saga di "Guerre stellari": si comincia ocn un'ambientazione western dove ci sono i saloon, gli hovercraft al posto dei cavalli, le pistole (laser) portate in fondine come le vecchie colt, e poi si passa al fantasy, all'epopea medievale, con l'imperatore (galattico), i cavalieri (jedi), le spade (laser), insomma la vecchia combinazione de "Le dame, i cavalier, l'arme, gli amori" dell'Ariosto.
Oppure il caso clamoroso di "Avatar" al limite del plagio: in rete si trovano foto fake della sceneggiatura riscritta visibilmente su quella di "Pochaontas", con i nomi di quest'ultima cancellati a penna e riscritti sopra.
Chiamiamola pure fantascienza di secondo tipo, ed è senz'altro quella di maggior successo al botteghino.
Arriviamo infine al terzo tipo: l'abbiamo appena sviscerato.
Genuinamente o con tecnica (e gusto) questi film, nella fattispecie, assorbono da tutte le parti i cliché più abusati e mescolando sapientemente (o ingenuamente) il tutto, magari con altri elementi eterogenei che creano contaminazioni mai viste, producono qualcosa di nuovo, spesso più piacevole dei blockbuster del secondo tipo.
Fuori dalla classificazione metterei infine quelle parodie, spesso demenziali, come ad esempio "Balle spaziali": sono film comici tout court, possono essere belli o meno, possono piacere o non piacere, ma sono altro rispetto alla fantascienza, e infatti esistono un po' per tutti i generi di film (vedi ad esempio "Scream" per l'horror).

Dallo spazio

Tornando ai nostri due film del secondo, "Spaced out", posso dire che è piacevole, divertente, si guarda volentieri. Tutto sommato non è neanche del tutto leggero come sembra: i quattro tipi umani che salgono sull'astronave rappresentano caratteri, situazioni, tipologie umane analizzate con un certo tatto psicologico. La presa in giro della categoria degli psichiatri e psicologi rappresentata da un jukebox è molto fine e pungente, ed è uno di quegli elementi che portano a catalogare il film come camp, è il "vorrei ma non riesco" essere trash: cultura ed intelligenza emergono, non si riescono del tutto a reprimere. Infine poi per i maschi eterosessuali (e non solo per loro) si vedono un sacco di tette e qualche nudo integrale ... è proprio un bel film, niente da dire.

Per quello che riguarda invece "Plan 9 from outer space" no, non è un bel film, è un capolavoro!
E qui nasce la grande domanda degna di quelle che suscita la fantascienza da antologia: perché è un capolavoro?
Perché nelle sue ingenuità ci fa sorridere? Perché ci fa tenerezza quella sua mancanza di budget a cui deve supplire la nostra fantasia? Per la contaminazione tra zombie e fantascienza che stimola i nostri neuroni? Perché ci piacciono quegli attori così sopra i toni, esagerati come Tor Johnson, Vampira e Criswell? O per il cameo del grande Bela Lugosi? Perché in fondo il messaggio del pericolo nucleare è serio e assolutamente attuale?
Se mettiamo insieme tutto questo otteniamo un gran bel film, ma credo che per arrivare all'assoluto, al livello capolavoro, manchi qualcosa. E temo che questo qualcosa non si possa spiegare a parole: potrei chiamarlo il "mood", ma se cerco di renderlo in italiano non riesco. In qualche modo, con le sue capacità scarse, scarsa cultura (diciamo classica, perché di cultura cinematografica ne aveva) e mezzi totalmente insufficienti Ed Wood è riuscito lo stesso a rendere quello che aveva in testa.
Chi è andato a qualche spettacolo del mago delle parole, Alessandro Bergonzoni, sa che il suo leitmotiv è che non bisogna capire, ma bisogna captare. Bergonzoni parla di "antenne", di qualcosa che c'è nell'aria, di qualcosa che bisogna poi redistribuire, divulgare. Comincio a credere che non sia una metafora.
Ho l'impressione che se qualcuno però è prigioniero di una gabbia culturale e tecnica, tanto più grande è questa gabbia tanto più difficile sarà la ricezione. Viceversa una mente semplice, o meglio entusiasta e aperta come quella di Ed Wood è più portata a ricevere e immagazzinare, ma al momento di redistribuire è limitata dalle proprie capacità.

Un esempio analogo nel campo delle arti figurative ci viene da Adolf Wölfli: mai andato a scuola, schizofrenico, rinchiuso in un manicomio anche perché ritenuto pericoloso in seguito a tentativi di stupro nei confronti di ragazzine, quest'artista era un fiume in piena. Decorava tutto, porte, muri, pannelli, con le matite che consumava fino all'ultimo riempiva fogli su fogli che il lungimirante dottor Walter Morgenthaler gli forniva.
Cosa comunicava?
Sempre rinchiuso nel manicomio nei suoi fogli spesso descriveva i viaggi intergalattici che faceva, i mondi che esplorava, le principesse che vedeva. Adolf Wölfli viaggiava nello spazio senza uscire dal manicomio, e dallo spazio ci ha riportato tutti i resoconti che poteva, dettagliatissimi e bellissimi.
Certo la sua arte ufficialmente non è "trash", si chiama Art Brut, ma alla fine cosa importano i nomi?

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