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E' essenziale invece per il progresso e la libertà dell'uomo
che la "dominante" culturale possa sempre e comunque
essere messa costruttivamente in discussione.
(dall'introduzione, pag. 8)
L'autore
Umberto Cordier è stato uno dei primi fortiani italiano, forse il primo
a produrre qualche libro all'insegna dell'opera di Charles Hoy Fort, e quello di cui parliamo qui ne è forse l'esempio più significativo.
Raccoglitore instancabile e mente aperta, Cordier ha forse meno umorismo di Fort nei suoi scritti, ma in compenso ha forse più sistematicità e capacità di
categorizzazione. Da sempre collabora con il CISU (Centro Italiano Studi Ufologici) associazione anche questa con un'inusuale apertura:
laddove le altre associazioni ufologiche sono fanaticamente legate all'ipotesi extratterestre, il CISU è aperto a tutte le ipotesi, e più ancora è aperto anche ad altre anomalie
considerandole per quel che sono, e non solo legate agli UFO.
Questo volume e quello precedente, "Guida ai draghi e mostri in Italia", sono stati editi con SugarCo, altra entità aperta e coraggiosa.
Questa casa editrice ha scoperto e lanciato Peter Kolosimo, e fatto conoscere sconosciuti autori internazionali oggi famosissimi come Charles Bukowsky, Samuel Beckett, Georges Bataille, Henry Miller e altri.
Apertissima su argomenti di confine, ha pubblicato l'opera omnia di Wilhelm Reich, ma soprattutto ha pubblicato l'unico precedente nel genere a cui possiamo ascrivere i libri di Cordier: la collana "Italia Misteriosa".
Questo genere librario per il quale non so se esiste un nome ufficiale, parlo di guide dai titoli ammiccanti tipo "Paperopoli misteriosa", "Topolinia insolita e segreta", e via dicendo,
è oggi comunissimo e affronta ormai tutti i territori, ma nel 1991 oltre alla SugarCo nessun altro pubblicava cose analoghe in Italia.
I tre volumi successivi del nostro, ovvero "Guida ai luoghi misteriosi d'Italia", "Guida ai luoghi miracolosi d'Italia" e "Guida alle sagre e alle feste patronali", sono tre tomi molto corposi e dettagliati,
sempre di stampo fortiano (quantomeno i primi due, il terzo non lo conosco) ma un po' più orientati ad essere guide turistiche, con tanto di riferimenti dettagliati per visitare i luoghi citati,
e dettati dal classico ordine geografico (da nord a sud e da ovest ad est).
Dico questo per sottolineare come "Dizionario dell'Italia misteriosa" sia il più marcatemente fortiano. Vediamo perché.
L'introduzione
L'introduzione in sé meriterebbe di essere ristampata, magari ampliandola un po', come libro a sè stante.
E' scritta con una prosa semplice, ma tecnicamente corretta, e piacevole seppur ben articolata su storia, filosfia, astronomia, e altro ancora.
Per la parte squisitamente filosofica, riprendendo la questione epistemologica dall'inizio, offre spunti e proposte ragionevoli ed interessanti per le persone di buon senso,
ma probabilmente inaccettabili per i fanatici.
Cordier ripropone in modo pregevole le teorie, fra gli altri, di Thomas Kuhn e di
Paul Feyerabend, entrambi teorici di un'epistemologia alternativa.
Quindi nel complesso insiste molto sulla necessità di avere una scienza aperta e non dogmatica, disposta ad accettare fatti anomali e teorie alternative a costo
di mettere in discussione la teoria domininante, che per sua natura, per essere scientifica, deve poter essere sostiuita o superata un domani da un'altra teoria migliore.
Gli esempi forniti da Cordier insistono particolarmente in ambito astronomico, probabilmente una passione dell'autore, e si rivelano decisamente centrati.
In particolare la figura di Charles Messier che fu un fortiano involontario,
perché come dice testualmente Wikipedia: "Ironia della sorte, Messier diventerà famoso per aver catalogato gli oggetti che non voleva vedere".
Insomma con questo astronomo gli "esclusi", come li chiama Fort, hanno fatto la differenza, sono passati alla storia, hanno segnato un progresso dell'astronomia.
Con uno stile sintetico ma esaustivo l'autore introduce inevitabilmente (vedi quanto detto a proposito di "Vermeer e il codice segreto") la figura di Carles Hoy Fort,
tracciando una biografia decisamente più completa di quelle che si trovano in rete.
Infine analizza vari metodi di catalogazione usati dai successori di Fort, dai quali prende spunto per proporne uno proprio.
Insomma l'introduzione offre un contesto solido in cui inserire il materiale che compone il corpo del libro, in particolare per segnalazioni che potrebbero in taluni casi far sorridere.
Le tipologie
Dicevo che questo volume è più squisitamente fortiano rispetto ai successivi.
Il primo motivo, come abbiamo appena visto, è l'introduzione che non troviamo più riproposta in questa maniera articolata e colta.
Il secondo motivo è la tipologia delle segnalazioni: nei successivi volumi sono trattati tendenzialmente luoghi ed oggetti insoliti, misteriosi o bizzarri, ma visitabili, visibili, con tutte le indicazioni del caso.
Qui invece troviamo anche il resto, magari riferimenti a semplici notizie, con le fonti relative, spesso giornalistiche.
Giusto per fare qualche esempio si parla del cronovisore di padre Ernetti,
apparecchio con cui il religioso avrebbe visto diverse scene dal passato, oppure del globo di Matelica,
per il quale leggere su Wikipedia la frase: "Perché sia stato fatto, da chi, e come mai i greci si siano interessati tanto a Matelica resta un mistero" senza che nessuno abbia aggiunto note
di biasimo è veramente inconsueto. Quindi come si diceva non solo cose visitabili, perché se il globo possiamo trovarlo a Matelica, il cronovisore, funzionante o meno che fosse, non c'è più.
Come veronesi, possiamo trovare la segnalazione di un non più esistente quadrato magico in zona Campo Marzio.
Viene raccontato lo studio del ricercatore Gino Fornaciari sulle
mummie degli aragonesi della chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli,
ottenute con una tecnica che ricorda molto quella egiziana in un contesto assolutamente estraneo da questo tipo di procedura.
Un classico che non poteva mancare: il Papiro Tulli, vero o falso che sia questo documento
testimonierebbe presenze aliene e avvistamenti ufologici presso l'antico Egitto. E che dire dei biscotti veneziani immarcescibili, praticamente eterni?
Ovviamente non si pensi che Cordier abbia inserito leggende metropolitane o palesi bufale credute solo da fanatici.
Spesso oltre al fatto, alla notizia, alla dichiarazione, aggiunge anche l'interpretazione "scettica" o l'eventuale analisi che confuterebbe l'ipotesi misteriosa, lasciando come è giusto
al lettore l'ardua sentenza (o il saggio dubbio).
La classificazione
La classificazione di Cordier prevede una sigla di tre lettere, per tre livelli di catalogazione.
Nel libro c'è una sola prima macro catalogazione identificata dalla lettera "O", come "Oggetti artificiali", a cui segue un secondo livello:
- OD, Documenti insoliti
- OF, Figurazioni strane
- OM, Medicina antica
- OO, Out of place things (oggetti fuori posto o anacronistici)
- OR, Rappresentazioni curiose
- OS, Strutture misteriose
- OT, Tecnologie sorprendenti
- OX, Inclassificati
- OY, Altro varie
La parte più corposa e più classica è rappresentata dalla sottosezione "OS", ovvero quelle strutture misteriose che rappresentano la quasi totalità del materiale che compone altre pubblicazioni analoghe.
Sicuramente oltre alla classificazione "O-Oggetti artificiali" Cordier ha previsto altre macro categorie considerando che, come spiega nell'introduzione,
il materiale finito nel libro è solo una minima parte di quello da lui raccolto (nel 1991: figurarsi ad oggi!).
Nell'introduzione viene dichiarato subito che lo scopo del libro è didattico, vuole cioè suscitare interesse e sottolineare l'importanza di questi dati emarginati, e il limite è
non solo quello dei pochissimi dati qui esposti, ma anche quello che tutti i fatti, le notizie, gli argomenti esposti (e non) andrebbero verificati, meglio documentati e approfonditi.
L'obiettivo finale dichiarato nell'introduzione è quello della creazione di un database (chiamato con la traduzione "base-dati": era il 1991!)
che consenta poi la ricerca e la correlazione di tutto il materiale raccolto.
E questo è lo scopo principale della classificazione: avere un'organizzazione ad albero, con parole chiave, una misura dell'attendibilità della possibile verifica,
e tutto il resto che possa essere utile per incrociare i dati, porli a confronto, trovare connessioni, insomma cercare di capire se c'è un nesso che possa
collegarli o armonizzarli.
Ricapitolando e contestualizzando
Come dicevo all'inizio, l'autore dopo questo ha prodotto altri volumi, ben più corposi ma un po' meno fortiani.
Si tratta di guide turistiche ascrivibili al sottogenere che contiene quasi sempre nel titolo parole come "misterioso", "insolito", "segreto", "magico":
nel 2020 siamo inflazionati da questo tipo di guide.
Quelle di Cordier sono sempre qualche spanna sopra, fosse altro per come sono scritte, come sono documentate e come sono organizzate.
Però il "Dizionario dell'Italia misteriosa" era molto di più.
Mi viene in mente che siano mancati editori coraggiosi per accompagnare Umberto Cordier in un proseguo all'altezza,
e che il cambio di casa editrice sia stato dettato dal fatto che la stessa SugarCo probabilmente non sia più stata quella delle origini.
Ma non è una critica agli editori la mia. Come diceva Roberto Calasso nel 2001:
Sarà poi bene ricordare che l’editoria in numerose occasioni ha dimostrato di essere una via rapida e sicura per sperperare e prosciugare patrimoni sostanziosi.
Si potrebbe persino aggiungere che, insieme con roulette e cocottes, fondare una casa editrice è sempre stato, per un giovane di nobili natali,
uno dei modi più efficaci per dissipare la propria fortuna.
In realtà nel testo in questione, "L’editoria come genere letterario", Calasso poi incitava gli editori ad essere coraggiosi e onesti, di cercare di creare qualcosa con l'insieme delle proprie produzioni.
Ma in un tempo in cui regna l'indifferenza culturale, il pragmatismo e il più bieco materialismo, un tempo in cui i lettori sono una specie in via di estinzione,
il fatto che vengano ancora pubblicati libri è già, a mio avviso, un bel successo.
Per quello che riguarda il database, la base-dati. che agognava Cordier la faccenda è ben diversa.
L'informatica ha fatto passi da gigante non solo per la tecnologia, ma soprattutto per i costi che la accompagnano.
Produrre un simile database, ma soprattutto renderlo pubblico e aperto alle collaborazioni attraverso Internet, così com'è Wikipedia ad esempio, non è una un'impresa impensabile.
Magari c'è e io lo ignoro (so di non sapere: la mia ignoranza è sconfinata!), però temo che ce ne siano diversi e isolati tra loro, pubblicamente non consultabili nè tantomeno aggiornabili.
Insomma, temo che siamo ancora nella situazione di diciannove anni fa.
Autore: Umberto Cordier
Titolo: Dizionario dell'Italia misteriosa
Tipologia: cartonato
Dimensioni: 23,5x15 cm
Pagine: 290
Editore: SugarCo Edizioni
Anno di pubblicazione: 1991
ISBN: 88-7198-112-X
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