* HOME * | * FORTEANA * |
Consigli per gli alieni che arrivano a New York:
atterrare dove volete, a Central Park, dappertutto.
A nessuno importerà niente, e anzi non ci faranno nemmeno caso.
Sopravvivenza: cercate subito lavoro come taxisti.
Un taxista ha il compito di condurre la gente dovunque essa voglia andare
a bordo di grandi macchine gialle chiamate taxi.
Non preoccupatevi se non sapete come funziona la macchina
o non sapete parlare la lingua, se non capite la geografia dei luoghi,
non conoscete minimamente alcun quartiere e
avete grandi antenne che vi spuntano dalla testa.
Credetemi, questo è il modo migliore per non dare nell'occhio.
Se avete un aspetto veramente strano mostrate il vostro corpo
alla gente che passa per strada e chiedete in cambio dei soldi.
(Douglas Adams, da "Addio e grazie di tutto il pesce")
L'autore
John Keel lo definirei con un obbrobrioso gioco di parole un "saggista saggio" che,
più o meno contemporaneamente a Josef Allen Hynek e a
Jacques Vallée,
ha rigettato l'ipotesi extraterrestre per gli UFO e i relativi fenomeni ad essi collegati:
I abandoned the extraterrestrial hypothesis in 1967, when my own field investigations disclosed an astonishing overlap between psychic phenomena and UFOs ...
The objects and apparitions do not necessarily originate on another planet and may not even exist as permanent constructions of matter.
It is more likely that we see what we want to see
and interpret such visions according to our contemporary beliefs.
Ho abbandonato l'ipotesi extraterrestre nel 1967, quando le mie indagini sul campo hanno rivelato una sorprendente sovrapposizione tra fenomeni psichici e UFO ...
Gli oggetti e le apparizioni non hanno necessariamente origine su un altro pianeta e potrebbero non esistere nemmeno come costruzioni permanenti della materia.
È più probabile che vediamo ciò che vogliamo vedere e interpretiamo tali visioni secondo le nostre convinzioni contemporanee.
Come recita la solita Wikipedia, Keel ha cominciato ad interessarsi di paranormale in Egitto e India, è passato poi all'ufologia "mainstream" seguendo quindi l'ipotesi extraterrestre,
ma si è reso presto conto che per appoggiare questa doveva eliminare un sacco di fatti, come fanno disinvoltamente la maggior parte degli ufologi, che non quadravano con questa.
Le sue investigazioni puntuali e precise lo hanno portato ad un realtà che si è rivelata molto più assurda (e talvolta ridicola) di quella che si prospetta usualmente in questo ambito.
Il libro in questione, "The Mothman Prophecies", è senz'altro il suo saggio più famoso, da cui è stato anche tratto un film con Richard Gere.
L'oggetto del libro
Il titolo è sostanzialmente corretto, eppure è forse un po' fuorviante.
Il libro parla sì di quell'essere visto da diversi testimoni che un cronista dell'epoca sull'onda dei fumetti di Batman (letterlamente l'Uomo Pipistrello) aveva battezzato Mothman (ovvero L'uomo Falena),
e dell'avviso di pericolo che forse aveva potuto significare questa sua comparsa (quindi non una vera e propria profezia in sé).
E la storia di questi avvistamenti e della tragedia che ne è seguita viene narrata da Keel in prima persona, dato che ha avuto un'intensa frequentazione all'epoca del teatro
di questi avvenimenti, ovvero la cittadina di
Point Pleasant in West Virginia.
Però leggendo il libro ci si accorge che il focus, il leitmotiv, alla fine risulta essere un altro: i famosi
Men In Black, spesso identificati con l'acronimo MIB.
Ora Wikipedia come succede talvolta tra una pagina e l'altra si contraddice. Nella pagina di Keel troviamo che
"Nel 1967, Keel coniò il termine Men in black in un articolo scritto per la rivista Saga Magazine e intitolato "UFO Agents of Terror" (UFO agenti del terrore)".
Mentre nella pagina dei MIB troviamo che
"Albert K. Bender ha indagato sulla storia di Dahl nella sua rivista Space Review. Nel 1953,
Bender dichiarò di essere stato visitato da tre Men in Black e messo in guardia dal continuare le sue ricerche sugli UFO. [...]
Il termine Men in Black, abbreviato nell'acronimo MIB, è stato successivamente reso popolare da John Keel con un articolo pubblicato nel 1967 sulla rivista di avventure Saga".
Che abbia coniato il termine o che l'abbia semplicemente reso famoso non ha importanza, però senz'altro l'interesse per questi uomini in nero è stato al centro dell'opera di Keel,
ed in particolare di questo libro.
L'uomo falena
Wikipedia ci dice testualmente che
"Il primo avvistamento della creatura sarebbe avvenuto il 12 novembre 1966"; in pratica quello rappresenta l'inizio della serie di avvistamenti
(qui l'elenco) che ha coinvolto
John Keel in questa zona per le apparizioni di quest'essere.
Nel libro però Keel cita diversi altri avvistamenti precedenti, da lui scoperti successivamente.
Nel complesso delle seppur diverse tesimonianze, si tratterebbe di una creatura alta circa due metri, o forse più, molto scura, con delle ali grandi
(ma secondo l'autore del libro non abbastanza per sostenerla in volo se fosse un uccello), con degli occhi rossi molto luminosi al buio.
La sola sua presenza incute un senso di paura, ma molto più spesso di vera angoscia, in chi ha la sfortuna di imbattercisi.
Gli avvistamenti sono cessati poi alla fine del 1967 in coincidenza col crollo del
Silver Bridge.
Il ponte è crollato per cause "naturali", se si possono considerare naturali le mancate manutenzioni com'è stato per il ponte Morando a Genova.
Quello che ipotizza John Keel è che in qualche modo la comparsa della creatura avesse come profetizzato, o meglio avvertito di quello che stava per succedere.
In particolare ci furono 46 morti perché il crollo fu in un'ora di punta sotto Natale, con tutte le auto in coda sul ponte.
Contemporaneamente agli avvistamenti specifici del Mothman, ci furono anche quelli degli UFO propriamente detti, che però passano quasi in secondo piano nella narrazione
sembrando addirittura quasi banali rispetto al resto.
I Men In Black
Non c'è un capitolo specifico, ma in tutto il libro sono riportate le visite di questi uomini misteriosi, che fanno domande strane, anzi stranissime, che parlano in modo strano,
che si vestono in modo strano e guidano auto strane.
Per la precisione si vestono in modo fuori contesto o come temperatura esterna o come taglio dei vestiti, e guidano vecchie auto, Chevrolet, Mustang, Wolksvagen, che attirano l'attenzione.
Spesso non sanno parlare fluentemente, e molto spesso sono di carnagione scura, olivastra.
Si era presentato come maggiore French dell'USAF, anche se era in abiti civili, al volante di una Mustang bianca.
Il suo vestito grigio, come tutto ciò che aveva indosso, sembrava nuovo di zecca.
Persino le suole delle scarpe erano pulitissime, come se non fossero mai state usate prima di allora.
L'uomo era alto circa un metro e ottanta, la carnagione olivastra e il mento appuntito.
I capelli erano scuri e lunghi, troppo lunghi per un militare, aveva pensato la signora Butler.
A differenza di Jack Brown, il maggiore French conversava fluentemente e sembrava perfettamente normale, finchè non si era lamentato di un vuoto allo stomaco.
Era stato quando la signora Butler gli aveva offerto la gelatina di frutta che aveva notato che c'era qualcosa di strano.
Richard French era un impostore, uno dei tanti che vagavano negli Stati Uniti nel 1967.
Per anni personaggi del genere hanno scatenato la paranoia dei sostenitori dell'esistenza dei dischi volanti, convincendoli che l'areonautica americana stesse indagando su di loro,
costringesse i testimoni al silenzio e si dilettasse di spiacevoli attività di ogni tipo, incluso l'omicidio.
Ecco che in mezzo a tante domande e a tanti misteri emerge almeno una certezza all'interno del libro: gli uomini in nero non sono agenti del governo, FBI o militari,
perché a dirla tutta non sembrano neanche uomini propriamente detti.
Le attività non si limitano solo alle visite, ma parallelamente procedono anche con telefonate a volte con le solite minacce ai testimoni di avvistamenti di non rivelare niente di quello che hanno visto,
altre volte alzata la cornetta si sentono rumori strani o fischi: "Sembrava che almeno metà dei telefoni della valle fosse fuori servizio, o intasata da beep e ronzii incotrollabili".
Con una certa prudenza Keel include in questa casistica anche telefonate dove si sente solo un "respiro ansimante", come di un maniaco.
I sintomi
Un particolare molto interessante trasversale a tutto il libro sono i sintomi riportati dalle persone.
Keel dà una particolare importanza ai sintomi che ritrova nei testimoni subito dopo gli avvistamenti, siano essi di UFO che di Mothman, ma soprattutto dopo gli incontri con gli uomini in nero.
Occhi rossi, congiuntivite, in un caso un orecchio sanguinante, nausee e malesseri generalizzati contraddistinguono immediatamente un testimone autentico da un simulatore.
Appena vidi la nipote della signora Hyre, Connie Carpenter, nel 1966, capii che diceva la verità. Aveva gli occhi arrossati, acquosi, e le palpebre così gonfie da essere quasi chiuse: sintomi che avevo già trovato nelle mie indagini sui rapporti di avvistamenti UFO in varie parti degli Stati Uniti. I testimoni che avevano avuto la sventura di un incontro ravvicinato con un oggetto volante non identificato, solitamente una brillante luce nel cielo, sono frequentemente esposti a radiazioni attiniche, raggi ultravioletti che causano una sorta di ustione oculare nota in medicina come congiuntivite "klieg".
Poi ci sono anche i sintomi che si rivelano col tempo: "Quando si entra nel mondo irreale dei contattisti predizioni, profezie e misteriosi invasioni della propria privacy, diventano normali. I contattisti sembrano sviluppare percezioni acutissime, ESP e precognizione. I cambiamenti avvengono praticamente da un giorno all'altro".
Nel complesso
Nel complesso trovo questo libro semplicemente fantastico.
E' sia un saggio con storia di avvenimenti correlati e analisi generali, sia resoconto di esperienze personali dell'autore talvolta un po', con giusta misura, romanzate.
Ci sono espliciti riferimento a Charles Fort e i contenuti sono senz'altro allineati con lo studioso di Albany,
ma oltre ai contenuti si può notare anche sottile emulazione nello stile: è disincantato e a punte ironico, ricco di riferimenti precisi, e aperto a tutti gli avvenimenti, anche i più bizzarri.
L'unica sottile differenza è che se Fort derideva gli scienziati, Keel tende analogamente a deridere più gli ufologi.
La cosa che forse potrebbe lasciare perplessi i lettori più pignoli è la totale mancanza di cronologia, sia per come sono esposti gli avvenimenti, sia nel modo di arrivare alle conclusioni.
In pratica però ci si rende conto che la logica cede volentieri il passo al fascino, all'atmosfera che si crea durante la lettura.
Insomma: non è solo un libro intelligente che storicizza avvenimenti e fatti che altrimenti cadrebbero nell'oblio in un mondo saturo di informazioni
aprendo nel contempo la strada a nuove interpretazioni. E proprio un libro bello!
Autori: John Keel
Titolo: "Il caso Mothman"
Editore: Sonzogno
Data: Settembre 2003
Tipologia: brossura
Pagine: 300
ISBN: 9788845424489
Dimensioni: 19 x 12 cm
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
* HOME * | * FORTEANA * |