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Ultimo aggiornamento: 01 Maggio 2021 (Floréal - Sain-foin)

- La cosa è stata ripresa da "Strano ma vero", perché quest'acqua qui ...
- "Strano ma vero" che cos'è? Ma che cos'è "Strano ma vero"?
- La "Settimana Enigmistica"!
- Ah! La rubrica ...
- Se tu guardi Maggio 92 della raccolta del 2 Luglio [...] del '58 ... ecco ... spiega benissimo ...
(Maurizio Ferrini e Renzo Arbore a "Quelli della notte")

Che ci crediate o no: Robert Ripley

Believe It or Not

Come succede spesso mi piacerebbe poter dire "se non sapete chi è Robert Ripley, questo è il link di Wikipedia", ma so già che alla maggior parte delle persone non piace interrompere la lettura per andare a vedere cosa c'è sul link. Inoltre in questo caso la versione italiana dice proprio poco e sarebbe consigliabile andare sulla versione in inglese di Wikipedia, e sulla conoscenza dell'inglese perdono agli altri quello che spero gli altri perdonino a me.
In conclusione cercherò coi miei limitati mezzi di sintetizzare chi è questo personaggio non proprio famosissimo qui in Italia, che pure ha lasciato un importante segno nella storia.

Dopo aver abbandonato la scuola per motivi familiari e dopo aver abbandonato il baseball a livello professionistico a causa di un infortunio, il giovane Ripley approda a New York nel 1913 e viene impiegato dal The New York Globe come cartoonist nel settore dello sport. Ma il momento chiave della sua carriera arriva il 19 Dicembre 1918, quando per la prima volta esce la sua famosissima rubrica "Ripley's Believe It or Not!". In questo spazio sintetizzati da un pannello disegnato da Ripley, venivano riportati i fatti più strani e bizzarri, inizialmente riguardanti lo sport, ma poi ampliati a qualsiasi categoria o ambito. Pare che anche la famosa rubrica "Strano ma vero" de "La settimana enigmistica" sia stata quantomeno ispirata da "Believe It or Not!", fornendo poi esilaranti tormentoni al simpatico Maurizio Ferrini che a "Quelli della notte" la citava come se fosse un'enciclopedia.
Dalla rubrica la sua attività si è poi ampliata a livello imprenditoriale e oggi comprende musei in svariati paesi in tutto il mondo, libri, cortometraggi e gadget.
Ovviamente in tutta questa gigantesca raccolta di fatti, che ci crediate o no, ci sono anche quelli fortiani. Essendo poi che questi due raccoglitori instancabili, Ripley e Fort, sono anche praticamente contemporanei sia come età anagrafica che come periodo di attività, mi è sembrato giusto provare a confrontarli.

Confronto sinottico tra Charles Fort e Robert Ripley


Charles Hoy Fort


LeRoy Robert Ripley


Nato: 1874 Albany (NY)
Morto: 1932 New York
(Morto a 58 anni)


Nato: 1890 Santa Rosa (CA)
Morto: 1949 New York
(Morto a 59 anni)


Inizia a lavorare come giornalista


Inizia a lavorare come cartoonist per un giornale


A 18 anni fa un viaggio per gli Stati Uniti occidentali, la Scozia, la Gran Bretagna e il Sudafrica, poi resta a New York per tutto il resto della vita raccogliendo notizie da libri, riviste scientifiche e giornali.


In tutta la sua vita ha viaggiato per ben 198 paesi e ha raccolto, non solo notizie, ma anche souvenir (manufatti, oggetti) a testimonianza dei fatti che riportava.


Grazie ad una rendita assicurata da un'eredità ha potuto mantenersi e praticare la sua attività di raccolta di fatti, pur avendo scritto anche qualche romanzo prima, è solo dal 1919 con la pubblicazione di "The Book of Damned" che si consacra come scrittore.


Nel 1918 ha iniziato a tenere la rubrica "Believe It or Not" e da allora è stata un'escalation imprenditoriale estesa in vari settori e in vari paesi del mondo.


E' stato un raccoglitore instancabile.
Dai fatti raccolti nei suoi libri ha elaborato considerazioni epistemologiche, ipotesi suggestive, considerazioni filosofiche, ma soprattutto ha lasciato in eredità un metodo poi raccolto da molte persone in tutto il mondo.


E' stato un raccoglitore instancabile.
Ha incuriosito e affascinato milioni di lettori, ed è stato anche un abile imprenditore in grado di creare un'articolata struttura con libri, musei, cortometraggi e iniziative varie. Ha lasciato una grande organizzazione.


Era interessanto soprattutto a fenomeni paranormali o supernaturali, e in generale a tutto ciò che non era (e non è ancora) spiegabile dalla scienza.


Come diceva il titolo del vecchio programma televisivo "Odeon", era interessato a "Tutto quanto fa spettacolo", tutto ciò che avrebbe potuto stupire, meravigliare o anche inorridire.

Tirando le somme

La prima superficiale considerazione che si potrebbe evincere è che se ti occupi di divertire e di essere poco impegnato nella tua divulgazione otterrai sicuramente un maggior successo di pubblico e, di conseguenza, economico. Probabilmente molti youtuber che si preoccupano solo di essere divertenti alla fine sono molto più famosi di tanti ricercatori universitari che si preoccupano di scoprire qualcosa d'importante per l'umanità. I cantanti pop di successo sono più conosciuti e guadagnano più di molti autori ed esecutori di musica colta. E così via.
Seppure abbastanza vera (ma non sempre!), questa considerazione si rivela un po' ristretta, ingiusta e inesatta almeno nel nostro caso. E questo per almeno due motivi.

IN QUANTO ALLA LOGICA DELLE NOSTRE AFFERMAZIONI FUTURE, RITENGO ... [...]
Che nulla sia mai stato provato ... Perché non c'è nulla da provare[...]
Nulla è mai stato definito.
Perché non cè nulla da definire[...]
Nulla è stato alla fine scoperto.
Perché nulla c'è da scoprire alla fine.
(Charles Fort, "Il Libro dei Dannati", cap. 1)

1) Fort non voleva scoprire delle verità assolute, non voleva piantare dei paletti, voleva solo instillare dubbi. Non credo si sia mai sentito un genio incompreso, casomai uno scomodo pensatore a sua volta dannato, escluso dalla scienza. Non so se conoscesse Ripley, ma credo che nel caso l'avrebbe considerato un valido alleato.
2) Ripley è stato comunque un instancabile ricercatore, la sua opera non ha fatto altro che valorizzare la diversità. Questo è grandioso non solo dal punto di vista della conoscenza ma anche dal punto di vista sociale: in un mondo che già un secolo fa si avviava verso la globablizzazione, la diversità deve essere vista come un valore e non come occasione di discriminazione.

Insomma come appassionato fortiano non trovo antagonismo, casomai potremmo dire che questo confronto è come una partita di rugby, dove alla fine, indipendentemente da chi ha vinto o chi ha perso ci si ritrova per il terzo tempo a mangiare e bere.
E secondo alcuni rugbisti il terzo tempo è la parte più bella della partita.

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