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"Questo paese appartiene al castello,
chi vi abita o pernotta in certo modo abita e pernotta nel castello.
Nessuno può farlo senza il permesso del conte.
Ma lei questo permesso non ce l'ha, o almeno non l'ha esibito".
K., che si era levato a sedere, si ravviò i capelli,
guardò i due dal basso in alto e disse:
"In che paese mi sono perso? C'è un castello qui?".
(Franz Kafka, "Il Castello")
Montichiari (Munticiàr in dialetto bresciano)
non fa provincia, non è su un lago e probabilmente non è una delle prime mete turistiche della Lombardia, ma invece secondo me dovrebbe esserlo.
Forse io non sono un buon metro di misura, ma in una giornata di gita fuori porta a Montichiari ho fatto circa 280 foto
e pur selezionando al massimo (sono meno di un terzo) ho dovuto comunque spezzare in due il risultato per non fare una pagina troppo lunga.
Il centro storico non è quello antico dalle atmosfere affascinanti che possiamo trovare in molte cittadine dell'Italia centrale,
però offre parecchi scorci caratteristici e nel complesso è molto ben tenuto.
Per le dimensioni della cittadina ci sono parecchi musei, ma un po' per il tempo tiranno e un po' per i giorni di chiusura (per la pinacoteca Pasinetti),
alla fine ne ho visto uno solo: il
museo Lechi.
Onestamente non ci si trovano capolavori, ma sono tutte opere di valore storico (si parte dal '500) e nel complesso è un bel vedere,
un bel passeggiare per l'arte (la collezione è corposa!) a fronte di un costo simbolico essendo accorpato al Castello.
Oltre alla baccante che mi ha colpito, riporto il quadro raffigurante
l'isola di Garda,
all'epoca "isola Lechi" dal nome della famiglia proprietaria, che annovera anche i due fratelli mecenati, Luigi e Piero, che hanno donato questa collezione alla città di Montichiari.
Ovviamente il pezzo forte della città resta comunque il
castello Bonoris.
Falso, buono, bello come un soldo di cioccolato, questo castello è un capolavoro del kitsch.
Della rocca originale medievale sulla collina non è rimasto quasi nulla, in compenso nel 1890 il banchiere Gaetano Bonoris comprò l'area con l'impegno
(magnificamente mantenuto) di costruirvi un castello.
L'edificio, come il di poco precedente castello al parco del Valentino a Torino, è copia dei castelli della Valle d'Aosta, ma in particolare del
castello di Fénis,
anche se una sala è dipinta esattamente come copia di una sala del
castello della Manta.
Un'ultima nota è per il cibo: già vado matto per i tortelli (o i casoncelli) al
bagòss
(questo formaggio è come una droga, solo un po' più costoso), ma devo dire che la variante con le fette di pancetta affumicata sopra è stata fantastica.
Per vedere le foto in sequenza cliccare qui.
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