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La noia di provincia è meravigliosa.
La bella noia è quando vorresti fare,
sei pieno di vita ma non ci sono opportunità
e allora dal nulla devi inventarti qualcosa.
(Fabio Genovesi, intervista a Vanity Fair)
Siamo nel profondo sud del Veneto, come direbbero Aldo, Giovanni e Giacomo, e per una volta ricorro alla Guida rossa del Veneto del Touring:
Situata nel cuore del Polésine di cui è capoluogo, Rovigo m 7, ab, 50778 [edizione datata: abitanti 50040 al 30/11/2024], non ha attrazioni turistiche pari a quelle di altre città venete ma esprime fortemente un senso di appartenenza alle radici padane nell'insieme delle sue architetture, a metà fra l'influenza veneta e quella ferrarese, delle sue istituzioni e della sua economia (agricolo-commerciale e industriale specialmente nei settori alimentare, tessile e del legno), che sviluppa un discreto bacino di influenza lungo l'asse Padova-Ferrara. La visita della città si svolge nell'arco di mezza giornata.
Le guide rosse sono considerate degli inventari del patrimonio artistico italiano,
e se il Touring di un capoluogo di provincia riassume tutto in "la visita della città si svolge nell'arco di mezza giornata",
possiamo dire che è poco.
Eppure se sono qui a mettere una pagina sulla "Città delle rose" qualche motivo c'è.
Innanzi tutto
Rovigo
è comoda: non ci sono code per raggiungerla (dipende da dove si arriva ovviamente) e ci sono parcheggi umani, poi come si può vedere dalle foto non è che non ci sia nulla,
non è una cittadina sorta nello scorso secolo senza niente di particolare da vedere, con sole zone residenziali e negozi anonimi.
E' comunque graziosa ed è piacevole passeggiare tra le sue vie.
Se fosse (per assurdo) nella fascia centrale degli USA sarebbe un gioiello di antichità, storia e bellezza.
E invece è nel Veneto e, come si può vedere dal cerchio rosso della mappa, è circondata da Venezia, Padova, Vicenza, Ferrara ed è vicina a Montagnana
nonché al delta del Po. Insomma tutto è relativo.
Però ci sono due forti motivi che personalmente mi spingono a fare un'ora e venti minuti d'auto.
Il primo sono le mostre: come dice Fabio Genovesi (vedi sopra): dal nulla devi inventarti qualcosa.
A palazzo Roverella
negli anni ho visto mostre eccezionali,
come "L'ossessione nordica - Klimt, Böcklin, Munch e la pittura italiana" una decina d'anni fa, o la strepitosa "Arte e Magia" del 2018.
Al momento in cui scrivo è in corso "Hammershøi e i pittori del silenzio: la prima mostra italiana dedicata al maestro danese a Palazzo Roverella".
Come si può vedere dalle immagini le foto sono una sintesi di due visite "L'ossessione nordica" e "Hammershøi".
L'altro motivo è la cucina.
Che sulla pagina di Wikipedia non sia menzionata la parte culinaria dipende solo dal fatto che non ci sono piatti specificatamente rodigini,
ma in tutti i ristoranti in cui sono stato mi sono sempre trovato molto bene.
Anzi: forse è proprio per l'assenza di piatti della tradizione che mi sono trovato bene, perché personalmente mi piace spaziare, assaggiare,
mi piace la fantasia.
Per vedere le foto in sequenza cliccare qui.
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