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Ultimo aggiornamento: 13 Marzo 2021 (Ventôse - Cochléaire)

Torino: "Ed il poeta, tacito ed assente, si gode quell’accolita di gente"

Cercare di descrivere in poche righe una città come Torino è un'impresa assurda, per cui per questo rimando alla pagina di Wikipedia che rappresenta di questa città una sintesi efficace e per alcuni aspetti sorprendente (o perlomeno per me lo è stata).
Anche gli scatti che propongo non vogliono essere un riassunto dei monumenti torinesi, anche se credo ci siano un po' tutti i principali. Quelli che mostro qui sotto sono una serie di scorci, per la maggior parte scontati per i torinesi, che risalgono all'estate 2015.
Inoltre propongo in fianco anche la poesia omonima, "Torino", di Guido Gozzano perchè amo moltissimo questo poeta e per me è sistematico pensare a certi luoghi, Torino e il Canavese, sentendo rieccheggiare nella mente le sue poesie.

Per vedere le foto in sequenza cliccare qui.

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Galleria di immagini (cliccare per vederle ingrandite)


Quante volte tra i fiori, in terre gaie,
sul mare, tra il cordame dei velieri,
sognavo le tue nevi, i tigli neri,
le dritte vie corrusche di rotaie,
l'arguta grazia delle tue crestaie,
o città favorevole ai piaceri!

E quante volte già, nelle mie notti
d’esilio, resupino a cielo aperto,
sognavo sere torinesi, certo
ambiente caro a me, certi salotti
beoti assai, pettegoli, bigotti
come ai tempi del buon Re Carlo Alberto....
o città favorevole ai piaceri!

«.... se’l Cônt ai ciapa ai rangia për le rime....»
«Ch’a staga ciutô....» - «’L caso a l’è stupendô!...»
«E la Duse ci piace?» - «Oh! Mi m’antendô
pà vaire.... I negô pà, sarà sublime,
ma mi a teatrô i vad për divertime....»
«Ch’a staga ciutô!... A jntra ’l Reverendô!...»

S’avanza un Barnabita, lentamente....
stringe la mano alla Contessa amica,
siede col gesto di chi benedica....
Ed il poeta, tacito ed assente,
si gode quell’accolita di gente
ch’à la tristezza d’una stampa antica....

Non soffre. Ama quel mondo senza raggio
di bellezza, ove cosa di trastullo
è l’Arte. Ama quei modi e quel linguaggio
e quell’ambiente sconsolato e brullo.
Non soffre. Pensa Giacomo fanciullo
e la «siepe» e il «natìo borgo selvaggio.»

Come una stampa antica bavarese
vedo al tramonto il cielo subalpino....
Da Palazzo Madama al Valentino
ardono l’Alpi tra le nubi accese....
È questa l’ora antica torinese,
è questa l’ora vera di Torino....

L’ora ch’io dissi del Risorgimento,
l’ora in cui penso a Massimo d’Azeglio
adolescente, a I miei ricordi e sento
d’essere nato troppo tardi.... Meglio
vivere al tempo sacro del risveglio,
che al tempo nostro mite e sonnolento!

Un po’ vecchiotta, provinciale, fresca
tuttavia d’un tal garbo parigino,
in te ritrovo me stesso bambino,
ritrovo la mia grazia fanciullesca
e mi sei cara come la fantesca
che m’ha veduto nascere, o Torino!

Tu m’hai veduto nascere, indulgesti
ai sogni del fanciullo trasognato:
tutto me stesso, tutto il mio passato
i miei ricordi più teneri e mesti
dormono in te, sepolti come vesti
sepolte in un armadio canforato.

L’infanzia remotissima.... la scuola....
la pubertà.... la giovinezza accesa....
i pochi amori pallidi.... l’attesa
delusa.... il tedio che non ha parola....
la Morte e la mia Musa con sè sola,
sdegnosa, taciturna ed incompresa.

Ch’io perseguendo mie chimere vane
pur t’abbandoni e cerchi altro soggiorno,
ch’io pellegrini verso il Mezzogiorno
a belle terre tepide lontane,
la metà di me stesso in te rimane
e mi ritrovo ad ogni mio ritorno.

A te ritorno quando si rabbuia
il cuor deluso da mondani fasti.
Tu mi consoli, tu che mi foggiasti
quest’anima borghese e chiara e buia
dove ride e singhiozza il tuo Gianduia
che teme gli orizzonti troppo vasti....

Eviva i bôgianen.... Sì, dici bene,
o mio savio Gianduia ridarello!
Buona è la vita senza foga, bello
goder di cose piccole e serene....

A l’è questiôn d’ nen piessla.... Dici bene

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