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La pubblicità unisce sempre l'inutile al dilettevole.
(Ennio Flaiano)
Si possono conoscere gli ideali di una nazione attraverso la sua pubblicità.
(Norman Douglas)
Introduzione
Parafrasando lo slogan di una celebre crema al cioccolato: che mondo sarebbe senza Taschen? Sicuramente tutti hanno avuto per le mani qualche libro di questa importante casa editrice, ma per chi non sapesse bene cosa rappresenta cito testualmente Wikipedia:
Taschen ha avuto un ruolo considerevole nel rendere accessibili al pubblico dei grandi circuiti librari certe manifestazioni meno visibili dell'arte [...] La mission esplicita della casa editrice è quella di pubblicare libri d'arte innovativi, splendidamente concepiti, a prezzi accessibili.
Questo volume riporta pubblicità grafiche (advertising) statunitensi degli anni '70. Quindi forse non "meno visibili", ma meno associabili al concetto di arte.
Eppure di arte si tratta.
Se nel medioevo il creativo per lavorare affrescava la chiesa o il refettorio di un monastero, dal dopoguerra in poi per sbarcare il lunario molti creativi sono approdati
alla pubblicità. Certo le arti figurative ci sono ancora, il pittore o scultore che diventa ricco e famoso c'è ancora, ma la pubblicità rappresenta il mezzo ideale
per chi è creativo, ma non può permettersi di fare la fame e allo stesso tempo non è un fuoriclasse dell'arte.
Nel 1969 il primo uomo aveva messo piede sulla luna, inevitabilmente nel decennio successivo l'umanità tutta si asapettava che nel fatidico 2000 si sarebbe andati
a spasso, se non per il cosmo, quantomeno per il sistema solare.
La tipologia dei "light whiskey" era nata in quegli anni come risposta degli USA ai prodotti di importazione.
Dovevano non superare l'80% di alcool per volume ed essere invecchiati in barrique non affumicate per ottenere un gusto "pulito" e bilanciato.
Non sembra abbiano avuto molto successo, ma l'idea innovativa di allora andava sottolineata con una pubblicità da fantascienza. |
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Ebbene sì cari millenials: negli anni '70 si fumava ovunque ed era considerato un momento di relax.
Se vedete oggi un film ambientato in quegli anni vedrete sicuramente qualcosa di molto poco verosimile.
La famosa legge Sirchia sul fumo non impedisce di far vedere qualcuno che fuma nei film, ma lo stesso ministro aveva invitato caldamente i registi ad
autoregolamentarsi in nome della salute, e il risultato è sotto ai nostri occhi.
Se guardate invece i film girati in quegli anni vedrete un costante accendersi di sigarette.
Offrire una sigaretta prima di accendersela era un gesto di buona educazione,
e le persone più sensibili al limite chiedevano se dava fastidio ai propri interlocutori. |
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In America tutto è più grande: abbiamo le macchine più grosse, le case più grosse, le più grosse aziende, il cibo più grosso, e infine le persone più grosse.
Il mito americano è fatto soprattutto di questo: tutto è più grande e non ci sono limiti alle ambizioni (consumistiche) umane. |
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Fino agli anni '60 gli elettrodomestici assomigliavano ai mobili, ma dagli anni '70 esplode il design.
Certo qualcosa resisteva, forse perché il contenitore in legno dava un senso di importanza ed eleganza, ma per il resto è stato un florilegio della plastica colorata.
Il paradosso è che qualcosa di quel design si recupera anche adesso. |
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Per certi versi invece il tempo sembra essersi fermato, come per le droghe ed i giochi. |
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E per finire affrontiamo l'annoso problema di come essere sexy per noi maschietti.
Diciamocelo pure, per le donne è tutto più facile: dalla lingerie al pezzetto di pelle in più a vista è tutto un'autostrada.
Ma per noi? |
Conclusione
E' chiaro che non è pensabile ricostruire interamente un periodo storico dalle immagini pubblicitarie: queste sono solo la rappresentazione dei sogni,
delle aspirazioni della società. Ma certo per la società dei consumi sono un bello specchio in cui ritrovarsi o in cui ritrovare gli obbiettivi più effimeri
ai quali un po' tutti aspiravano.
In questo volume poi ci concentriamo non solo su di un ben preciso periodo storico, ma anche su una precisa zona geografica: gli Stati Uniti.
Questo ci permette di essere forse un pò più obbiettivi, come succede spesso nel cercare la pagliuzza negli occhi del prossimo.
"Einmal ist keinmal", una volta sola è come se fosse niente, recita un vecchio proverbio tedesco.
Kundera parte proprio da questo per stabilire che la vita stessa è nulla, perché tutto avviene una volta sola.
Con questa teoria ecco che tutto l'effimero delle pubblicità, in particolare di queste dei seventies, si incastra perfettamente.
La teoria completamente opposta invece è quella di Nietzsche dell'Eterno ritorno.
E se un demone ci dicesse:
Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione - e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso.
Ecco in questo caso ... la "calza per il pene" no! Almeno questo risparmiatemelo.
Personalmente mi sta più simpatico Henri Bergson: per lui il tempo non è quello di Einstein che si svolge su una retta,
ma è piuttosto un filo che a mano a mano avvolgiamo come gomitolo.
Dentro il gomitolo c'è tutto, anche gli anni settanta con le loro fantascientifiche innovazioni, le loro speranze, la loro creatività.
All'esterno del gomitolo c'è, ora, il 2020, con le sue preoccupazioni, i suoi debiti da riscattare (in primis quello ecologico) e la sua arte.
Però è appena iniziato, oggi è solo il 26 Gennaio: diamogli tempo.
Titolo: The Golden Age of Advertising - 70's
Autore: curato da Jim Heimann con l'introduzione di Steve Heller
Copertina cartonata: 352 pagine
Editore: Taschen
Anno: 2006
Lingua: Inglese, tedesco, francese, spagnolo
ISBN: 3-8228-5081-0
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