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"Meditate, gente, meditate"
(Renzo Arbore, 1980, pubblicità Assobirra)
Ultimo aggiornamento: 22 Ottobre 2022 (Brumaire - Pomme)
Il titolo - La base di partenza - In a nutshell - La parte saliente - Cogito interruptus - Neuroplasticità e visione del mondo
La questione della lingua e del titolo
Potrei esordire sul fatto che ho preso questo libro in lingua originale perché parlo l'inglese così fluentemente che leggerlo in italiano o in inglese mi era indifferente e ho preferito la lingua originale.
Potrei, ma sono una persona onesta: ho comprato questo libro in inglese perché sono un cretino.
Me l'aveva proposto l'algoritmo di Amazon e l'ho preso senza pensare di verificare se c'era la versione in italiano; questo l'ho scoperto quando ero ormai a metà.
Il mio inglese in realtà non è a livello A1, A2, B1, B2, C1 o C2: è a livello Renzi (le battute in rete si sprecano).
Nella lettura ho dovuto quindi affiancarci un dizionarietto di inglese, nonostante la lettura di libri tecnici o di divulgazione sia tendenzialmente molto più semplice
di quella di romanzi o, peggio ancora, di poesie e fumetti.
Se poi fossi uno sbruffone totale potrei anche millantare che leggo in lingua originale perché i traduttori fanno sempre un macello.
In realtà sono perfettamente consapevole che sia un mestiere difficile, e tendenzialmente mi fido, anche se spesso (non sempre!) avendo le due versioni a confronto
mi accorgo che avrei preferito una traduzione più letterale, mentre ho l'impressione che ci sia la tendenza ad accostarsi di più alla lingua di destinazione.
Premesso tutto questo mi permetto però di fare un'obiezione sul titolo, sul quale peraltro ho la sensazione che il povero traduttore non c'entri nulla.
"Altered traits" si può tranquillamente tradurre con "Caratteristiche alterate", titolo centrato che si spiega da sé durante la lettura.
Qualcuno alla BUR però si sentiva creativo e ha pensato bene di fare un titolo più friendly o forse più commerciale ed è così che è nato: "La meditazione come cura".
Ma evidentemente non bastava e il sottotitolo originale "Science Reveals How Meditation Changes Your Mind, Brain, and Body", ovvero letteralmente
"La scienza rivela come la meditazione cambia la mente, il cervello e il corpo", è clamorosamente diventato
"Una nuova scienza per guarire corpo, mente e cervello".
Se mi imbatto in un titolo (e un sottotitolo) del genere personalmente penso di trovarmi di fronte ad un libro New Age,
e siccome a riguardo ho una certa prevenzione, neanche ci penso a dare un'occhiata in più.
Sperando di non offendere nessuno, cosa impossibile ovviamente, penso che la New Age sia una specie di minestrone di superficialità dove hanno trovato posto esoterismo, religioni orientali
e altre pratiche più o meno naturali, e dove tutti questi ambiti sono stati clamorosamente traditi in nome del consumismo.
Ed essendo stato proprio quest'ultimo, il consumismo, la vera base della New Age, come moda mi sembra per fortuna abbondantemente passata: il consumismo ha sempre bisogno di novità.
Poi c'è uno zoccolo duro di persone che resiste ovviamente, anche perché c'è uno zoccolo duro di persone per cui essa rappresenta un lavoro.
Probabilmente era a questo zoccolo duro che si rivolgeva chi ha partorito il nuovo titolo.
E quindi mi tocca ammettere che l'algoritmo di Amazon c'ha preso con me: se m'avesse proposto il titolo in italiano non l'avrei neanche considerato.
Mi sto soffermando su tutto questo perché capire la differenza tra i titoli nelle due lingue può far già capire molto sul resto del libro.
In un passaggio del libro l'autore cita il Dalai Lama, quindi un esperto, anzi un campione in fatto di meditazione, che sancisce:
"If meditation was good for all health problems, I'd be free of pain in my knees", "Se la meditazione facesse bene per tutti i problemi di salute, io non avrei questi dolori alle ginocchia".
Indubbiamente la meditazione può dare benefici alla salute diretti, e forse ancor più indiretti perché calma, toglie l'ansia, fa affrontare più serenamente la vita,
ma calcare troppo i toni sull'aspetto della cura è fuorviante.
Invece decisamente falsa è la definizione "nuova scienza": la scienza è sempre quella, per semplicità diciamo almeno dal secolo scorso,
la meditazione invece è ben più antica, l'unica cosa relativamente nuova (ma neanche tanto) è l'operazione di certificare in modo scientifico gli effetti della meditazione.
Per loro stessa ammissione gli autori, in particolare Davidson che è il ricercatore mentre Goleman è più nella parte divulgativa, non sono esattamente i primi ad averlo fatto.
La base di partenza
Chiaramente non si parte con una ricerca simile senza essere motivati in prima persona: i due autori, Richard Davidson in particolare, conoscevano la meditazione e
i suoi effetti.
Conoscevano però anche la diffidenza degli ambienti universitari verso gli studi orientati a tecniche introspettive; come dicono esplicitamente ad un certo punto,
quando stavano per cominciare all'università di Harvard erano ancora vive le polemiche per gli studi fatti da
Timothy Leary e
Richard Alpert
cacciati qualche anno prima per gli sudi sugli effetti delle droghe psichedeliche.
Quindi, pur essendo le tecniche di meditazione meno invasive della droga, hanno cercato di evidenziare al massimo le potenzialità dei risultati che avrebbero potuto ottenere,
e hanno avuto così l'idea di concentrare tutte le ricerche sugli effetti positivi non transitori della meditazione.
Nel corso del libro si vede l'evoluzione dei soggetti considerati: dapprima si sono concentrati su studenti che non avevano mai meditato prima,
poi su "meditanti di lungo corso", se possiamo dire così, via via fino ad approdare in India per fare i test su un certo numero di studenti di altissimo livello.
Il metro di misura per stabilire questi livelli è quello del numero di ore di meditazione fatte nel corso della vita.
Per quello che riguarda le tecniche di meditazione, pur ammettendo che sono tutte valide ed equivalenti, hanno scartato fin da subito la
Meditazione Trascendentale
perché tutti gli studi e le verifiche fatte, seppur fatte con metodi scientifici, venivano per lo più, se non in toto, dalla stessa fonte,
ovvero dalla Maharishi International University che fa parte dell'organizzazione della stessa Meditazione Trascendentale
(Maharishi Mahesh Yogi è stato il fondatore di questa tecnica
e dell'organizzazione che ci sta dietro a livello internazionale).
La conclusione degli autori è che, anche se i test, le verifiche e gli studi erano stati fatti ad altissimo livello,
nondimeno c'era un conflitto di interessi.
Per questo hanno preferito rivolgersi altrove, in particolare alla tecnica buddista
Vipassana.
In a nutshell
La maggior parte dei capitoli si chiude con un paragrafo titolato "In a nutshell", "In poche parole", che contiene sostanzialmente un riassunto di quanto riportato nel capitolo.
Ora sarebbe interessante fare un riassunto di tutti i riassunti, ma è un'impresa improba, e diventerebbe quasi un riscrivere (male) il libro, quindi mi accontenterò di cercare di dare un'idea sommaria,
con la segreta speranza che gli autori non scoprano mai le clamorose puttanate riportate in questa pagina Web (magari peggiorate da qualche traduttore software!).
Indipendentemente dalla tecnica specifica, la meditazione in generale va in una direzione: sgombrare la mente da quella che in alcune parte del libro viene chiamata "wandered mind",
"mente vagabonda, vagante", mentre in altre viene chiamata "monkey mind", "mente-scimmia", secondo una definizione orientale.
Ovvero, aggiungo con un'interpretazione personale, quel flusso di pensieri, il famoso
"stream of consciousnes" reso famoso da Joyce,
che occupa in modo piuttosto ingombrante il nostro stato di veglia.
In questo flusso di pensieri si inseriscono ad esempio:
- Le preoccupazioni, perlopiù inutili o dannose, come nel classico esempio del dentista: si soffre più nell'attesa, a pensare al male che ci farà, che sulla poltrona.
Come dice il famoso motto (credo) di origine orientale: "Perché ti preoccupi? Puoi fare qualcosa? Fallo! Non puoi fare niente? Perché ti preoccupi?"
- Le emozioni, che passano
dall'amigdala,
e che se sono innescate da tanti "allarmi" contemporanei mandano in "tilt" il sistema (di base sono un informatico, e fatico ad uscire da questo linguaggio).
Sono le famose situazioni che vanno dallo stress al panico e che fanno perdere di lucidità.
La meditazione dovrebbe permettere di acquisire quella che gli autori chiamano "an undisturbed mind", "una mente imperturbabile",
che è anche l'oggetto di un intero capitolo.
La meditazione passa solitamente dalla concentrazione (su di un mantra, sulla respirazione o altro),
oppure seguendo il flusso di pensieri ma in modo sempre più distaccato fino ad abbandonarli (anche se l'ho espresso molto male, dovrebbe essere la base della meditazione Zen).
Con i vari test fatti e descritti dettagliatamente, si sono accorti che già partendo da zero, quindi con persone che non avevano mai meditato prima,
si ottengono subito dei primi effetti molto netti,
che poi diventano decisamente clamorosi con soggetti (solitamente monaci o yogi) con decine di migliaia di ore di meditazione alle spalle.
Ma quali sono questi effetti?
C'è un intero capitolo, che probabilmente ha entusiasmato il titolatore dell'edizione italiana, sugli effetti della meditazione sulla salute in generale, quindi della mente e del corpo.
Per quello che riguarda la mente si va dalla riduzione dello stress all'abbandono del senso di preoccupazione, di cappa opprimente, di spleen per dirla alla Baudelaire,
insomma di quella cosa che, notizia di questi giorni, ha spinto nel post quarantena e restrizioni i giovani a ricorrere massicciamente al bonus psicologo.
E ovviamente questi miglioramenti mentali hanno ricadute positive anche sul fisico, ovvero sulla pressione arteriosa, sui disturbi da alimentazione e altro ancora.
Il che è come dire che il motto latino "Mens sana in corpore sano" si può leggere anche al contrario.
Ma soprattutto parallelamente a tutto questo c'è la graduale apertura della compassione del praticante, quella che solitamente è riservata a familiari e amici,
in confini sempre più grandi che alla fine dovrebbero abbracciare l'intera umanità.
Il capitolo che ne parla l'hanno chiamato "Primed to love", letteralmente "Pronti per l'amore", "Innescati per l'amore",
e dal punto di vista buddista (e, aggiungo io, anche cristiano) è forse questo il vero grande miglioramento.
La parte saliente
Non essendo un esperto del settore, non saprei dire se quanto sto per riportare, e che gli autori hanno scoperto con loro grande sorpresa,
non era in qualche modo già noto, se non c'erano già studi pubblicati prima che comprovavano questa cosa.
Ma prima di arrivare al dunque facciamo un piccolo necessario approfondimento tecnico per il quale, inevitabilmente, mi appoggio a Wikipedia.
Le onde celebrali si suddividono in:
- onde Delta: sono caratterizzate da una frequenza che va da 0,1 a 3,9 hertz. Sono le onde che caratterizzano gli stadi di sonno profondo. Scoperte da William Grey Valter
- onde Theta: vanno dai 4 ai 7,5 hertz, caratterizzano gli stadi 1 e 2 del sonno NREM e il sonno REM. Scoperte da W.G.Valter
- onde Alfa: sono caratterizzate da una frequenza che va dagli 8 ai 13,9 hertz, sono tipiche della veglia ad occhi chiusi e degli istanti precedenti l'addormentamento. Scoperte da Berger
- attività Beta: vanno dai 14 ai 30 hertz, si registrano in un soggetto in stato di veglia, nel corso di una intensa attività mentale (ad es. durante calcoli matematici) e soprattutto da aree cerebrali frontali.
[nota bene: per quanto riguarda questo tipo di oscillazione manca il requisito della periodicità. Si riscontra, invece, nella rappresentazione encefalografica, una desincronizzazione;
per cui non si parla di "onde" ma di "attività"]. Scoperte da Berger
- onde Gamma: vanno dai 30 ai 42 hertz, caratterizzano gli stati di particolare tensione. Scoperte da Herbert Jasper e Howard Andrews nel 1938.
Per queste ultime, dato che queste definizioni non mi soddisfano in base a quello che ritrovo nel libro, vado anche sulla pagina specifica assente in italiano ma presente in inglese.
A gamma wave or gamma Rhythm is a pattern of neural oscillation in humans with a frequency between 25 and 140 Hz, the 40-Hz point being of particular interest.
Gamma rhythms are correlated with large scale brain network activity and cognitive phenomena such as working memory, attention, and perceptual grouping,
and can be increased in amplitude via meditation or neurostimulation.
Un'onda gamma o ritmo gamma è un modello di oscillazione neurale negli esseri umani con una frequenza compresa tra 25 e 140 Hz, il punto a 40 Hz è di particolare interesse.
I ritmi gamma sono correlati con l'attività della rete cerebrale su larga scala e con fenomeni cognitivi come memoria di lavoro, attenzione e raggruppamento percettivo,
e può essere aumentata in ampiezza tramite la meditazione o la neurostimolazione.
Ho il massimo rispetto e la massima riconoscenza per i volontari che si spendono per compilare, aggiornare e far crescere Wikipedia.
Stavolta però in italiano hanno dimenticato una parolina molto importante che si trova invece nella versione inglese: meditazione.
Viceversa in inglese quel "140" mi sembrerebbe un refuso con una cifra delle centinaia in più.
La prima osservazione (forse non nuova) riportata nel libro, è che durante la meditazione si smorzano gradatamente le altre onde di veglia, per lasciare posto alle onde gamma.
Da completo ignorante già qua un po' mi stupisco: in una situazione apparentemente di completo relax, con il fisico fermo, gli stimoli sensoriali ridotti praticamente a zero,
la respirazione rallentata, il battito cardiaco rallentato, le onde cerebrali che vengono rilevate sono quelle che hanno la massima frequenza.
Intuitivamente mi sarei aspettato il contrario.
La vera scoperta sembra però essere stata un'altra.
Come accennavo all'inizio, con il procedere dei test, delle prove che hanno fatto sono contemporaneamente saliti di livello di soggetto meditante.
Se per i principianti della meditazione si verifica la comparsa delle onde gamma solo durante la meditazione,
per gli esperti (persone con decine di migliaia di ore di meditazione alle spalle) le onde gamma sono sempre presenti.
Effettivamente la scoperta non è da poco nel contesto: la meditazione più viene praticata più crea delle caratteristiche diverse, possiamo dire stabilmente diverse nel soggetto.
C'era un'immagine che circolava in rete sui suggerimenti di Google, che dovrebbero basarsi sulla frequenza delle ricerche, dove venivano poste tre domande simili:
"Perché i cristiani sono così ...", "Perché i mussulmani sono così ..." e "Perché i buddisti sono così ..." e da lì in poi partivano i suggerimenti dell'algoritmo.
Sorvolando sugli epiteti che seguivano le prime due domande, alla terza c'era una sola proposta: "Perché i buddisti sono così felici?".
E' evidente che la felicità, qualsiasi interpretazione possiamo dare al termine, non è esclusiva del buddismo, o in generale di persone che applicano tecniche di meditazione orientali.
Però sembrerebbe che queste onde gamma costantemente al lavoro creino individui senza preoccupazioni, altruisti, sereni, nel complesso sani,
con una spiccata capacità di concentrarsi, e che tutto questo riescano a trasmetterlo a pelle alle persone che stanno attorno a loro.
Cogito interruptus
In questo paragrafo mi permetto una piccola (e forse preferibilmente evitabile!) digressione pseudo-filosofica tutta personale; "pseudo" perché anch'io come Pino Caruso
"non sono ignorante in un settore specifico, la mia ignoranza spazia in vari campi: io non so un po' di tutto. Ho, insomma, quella che si dice una ignoranza enciclopedica".
Sono andato a sentire dal vivo diverse volte il professor Umberto Galimberti e in tutte le occasioni gli ho sempre sentito il leitmotiv
(che poi ho scoperto essere già di Alfred North Whitehead):
"Tutta la storia della filosofia occidentale non è che una serie di note a margine su Platone".
In questo contesto di confronto con Platone sull'ipotesi di inganno della realtà come proiezione dal mondo delle idee, arriva ad un certo punto il signor
René Descartes che decide di fare piazza pulita di tutto ripartendo da zero.
Portando il dubbio all'estremo, non fidandosi più di niente, e soprattutto dei suoi sensi, arriva alla famosa conclusione
"Cogito ergo sum", "Penso dunque sono".
Personalmente mi sembra che questa granitica certezza cartesiana sia fondata sulle sabbie mobili.
Alla base di tutto c'è la limitatezza del linguaggio umano, dovuta anche alla difficoltà di definire a priori in modo esaustivo le parole che si usano.
Ora qui di parole, o meglio di termini importanti ce ne sono tre.
- Il verbo essere, "sum", che partendo da un punto di vista metafisico dovrebbe essere appannaggio di Dio, dell'essere per restare in termini filosofici,
anche con incroci coniugativi assurdi come il famoso neotestamentario "Prima che Abramo fosse, io sono"
(nella Diodati la traduzione è diversa, ma la traduzione tradizionale della CEI mi sembra più profonda).
- Il soggetto sottointeso "ego", "io": cos'è "io"?
Il corpo? La mente? La memoria? La coscienza? L'anima?
Personalmente sto con Heidegger che in "Sein und Zeit" ("Essere e tempo") risolve entrambi i termini distinguendo Dio, l'Essere (Sein), dall'uomo, l'esser-ci (Dasein),
e quindi arriva alla famosa cura: "avanti-a-sé-esser-già-in in quanto esser presso", più che un essere, esistere, è uno scorrere dal passato verso il futuro in
un presente che non esiste perché nel momento in cui lo penso, l'attimo è già passato.
- Infine la parte che ci interessa da vicino: il "cogito", "penso". Credo che sia logico intendere il verbo pensare, così come lo intendeva sicuramente anche Cartesio,
come quell'attività di monologo interiore, o anche di discussione interiore, fatta a parole ma che può avvenire anche per immagini o per musica, ma che comunque è un qualcosa di attivo.
Si può interrompere? Si può avere un "cogito interruptus"?
Sì ovviamente, e da qualche parte avevo letto anche che qualche scienziato aveva misurato quanti secondi si può resistere senza pensare a nulla.
Quindi se non penso a nulla secondo Cartesio cosa succede?
Tecnicamente non dovrei esistere per quel numero di secondi, o al limite la mia esistenza andrebbe in sospensione.
In realtà anche se il flusso dei pensieri è interrotto, io sento di esistere lo stesso, e non è un pensiero, è qualcosa a monte
(o in profondità) che forse potremmo chiamare coscienza.
Posizionando l'affermazione cartesiana su degli assi cartesiani (insieme al calembour) e tracciando una linea verso la direzione che ci indica,
possiamo porre la meditazione, e ciò che ci dice questo libro, in una direzione diametralmente opposta:
non penso, e a quel punto sono. Ovvero: medito per annullare il pensiero, quel tourbillon che mi affolla la
corteccia prefrontale,
e da qua in poi sviluppo una capacità vera di vedere, sentire, percepire, interpretare la realtà. Dunque sono.
Fine della noiosa digressione. (Avevo avvertito che era meglio saltarla!)
Neuroplasticità e visione del mondo
Nella filosofia contemporanea troviamo filosofi che si interessano di scienza e scienziati che fanno i filosofi.
Credo di aver sentito questa considerazione per la prima volta da Francesco Pala, un signore che ha un canale Youtube fatto molto bene di divulgazione filosofica.
In questo gioco di scambisti (nel senso culturale ovviamente) per scienza si fa riferimento a due categorie: fisica quantistica e neuroscienze.
Va da sé che in quest'ottica "Altered traits" possiamo considerarlo anche un libro di filosofia, e più specificamente di filosofia orientale.
Si potrebbe aggiungere che i monaci ci sono da millenni anche nella cultura occidentale, e se qualche neuroscienziato volesse aprire una nuova strada,
secondo me questo potrebbe essere un buono spunto.
Quindi giungendo finalmente alla fine di questa ormai lunga (forse troppo) analisi arriviamo al concetto di
neuroplasticità
(ho messo il link su Wikipedia in inglese perché mi pare che ad oggi in italiano manchi la pagina e ci sia un reindirizzamento di link errato:
capita, e comunque grazie ai curatori perché è tutto volontariato).
L'ipotesi finale, o iniziale visto che gli autori auspicano che qualcuno continui i loro studi,
è che le caratteristiche alterate che hanno riscontrato e che danno il titolo al volume, non siano solo psicologiche ma anche fisiche.
Il cervello si può modificare, sia per quello che riguarda i neuroni che per quello che riguarda le sinapsi,
e così come si può allenare il resto del corpo con esercizi fisici che modificano la muscolatura,
si può allenare anche il cervello con anni di meditazione modificandone la struttura fisica.
Chiudo con un ultimo argomento che non ha probabilmente riscontri scientifici e che infatti gli autori buttano lì con un aneddoto autoconclusivo.
Dopo aver constatato la difficoltà di far arrivare in loco soggetti con un alto livello di meditazione, secondo il famoso detto che se Maometto non va alla montagna,
la montagna va da Maometto, l'intero team dagli Stati Uniti è partito con tutte le strumentazioni al seguito ed è andato in India.
Qui introdotti dal Dalai Lama in persona hanno avuto la possibilità di avere un intero gruppo di monaci che si è messo a loro a disposizione.
Con questi monaci si sono trovati in una stanza ed hanno cominciato a spiegare cosa cercavano, ovvero che volevano misurare gli effetti della meditazione su di loro.
I monaci seri ascoltavano con attenzione.
Quindi per far vedere cosa voleva dire in pratica un signore del team di scienziati si è accomodato ed hanno cominciato a sistemargli i sensori sulla testa per fare
l'elettroencefalogramma.
I monaci, che fino a quel punto erano rimasti serissimi sono scoppiati a ridere tutti assieme, e
gli scienziati subito hanno pensato che forse ad innescare l'ilarità fosse stato il vedere questo signore con i fili tra i capelli.
Successivamente hanno scoperto il vero motivo: secondo i monaci se volevano vedere gli effetti della meditazione i sensori avrebbero dovuto metterli all'altezza del cuore,
come per un elettrocardiogramma.
In altre parole è come se un dottore dicesse "facciamo un controllo della prostata" e poi infilando un abbassalingua guardasse in gola al paziente.
La rima cuore-amore, così abusata che anche al festival di San Remo è stata abbandonata, non è solo un'espressione poetica.
Come diceva la volpe al Piccolo Principe: "Ecco il mio segreto. È molto semplice: si vede solo con il cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
La realtà è sempre quella, ma se non guardiamo con gli occhi del cuore disegneremo sempre pecore brutte e vedremo sempre un cappello al posto di un boa che ha mangiato un elefante.
Quindi, una volta fatta una cosa del genere, è possibile che il suo paesaggio quotidiano le appaia, come dire, un po' diverso.
Anch'io ho avuto un'esperienza simile.
Ma non si lasci ingannare dalle apparenze.
La realtà è sempre una sola.
("1Q84", Murakami Haruki)
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Autori: Daniel Goleman, Richard Davidson
Titolo: Altered traits
Tipologia: brossura
Dimensioni: 13,5 x 20,2 cm
Editore: Avery
ISBN: 978-0399184390
Pagine: 336
Anno di pubblicazione: Novembre 1995
Prezzo: 17 €
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