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JAKOB, HEINRICH e JOE - È incantevole il giungere della sera
e bello udire gli uomini conversare tra loro.
PAUL - Ma qualcosa manca.
JAKOB, HEINRICH e JOE - Bella la calma e la pace, serena l'armonia.
PAUL - Ma qualcosa manca.
(Bertolt Brecht, "Ascesa e caduta della città di Mahagonny")
Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio 2023 (Pluviôse - Traîneau)
La scelta e i paletti - Gli autori - Nessun luogo è lontano - Spasmo-plus - Il contrasto
La scelta e i paletti
Diciamo subito che sono entrambi due libriccini come numero di pagine, analoghi anche come tempo di lettura, nei quali predominano le immagini,
disegni per l'uno e fotografie per l'altro.
Per uno il testo è sul confine tra prosa e poesia, mentre per l'altro è senz'altro poesia.
Anche se uno dei due autori non è statunitense ma italiano tutte e due le opere nascono negli Stati Uniti negli anni '80, con appena due o tre anni di differenza.
Per queste similitudini, per il puro contrasto del contenuto e per il fatto che tirando fuori dalla libreria l'uno mi è venuto in mano anche l'altro
ho deciso di fare questa bizzarra associazione.
Sarebbe stato bello scrivere questa pagina corredandola di immagini campione tratte dai volumi, ma il minaccioso memento di uno dei due libri mi ha dissuaso:
"No part of this publication may be reproduced or transmitted in any form or by any means without permission of the author".
Perbacco! Sembra quasi che non si possa neanche parlarne.
Probabilmente ho violato il copyright più volte con le immagini di alcuni libri in questo sito, ma l'ho sempre fatto in modo da dare un'idea,
non certo di fornire un'immagine spendibile in qualche modo.
E data la tipologia di libri, semi sconosciuti e quasi sempre fuori catalogo, credo che il mio modo di fare sia stata più pubblicità che un rubare immagini
(che mai faccio mie: cito sempre molto dettagliatamente da dove arrivano).
Le foto che propongo sono sempre di scarsa qualità, riproducono più il libro aperto che l'immagine in sé,
questo perché vorrei dare l'effetto libreria: quando si va in libreria si prende in mano il libro e si sfoglia.
Poi se piace si compra, altrimenti si lascia.
In conclusione, in questo caso posto solo le copertine, che non voglio far arrabbiare autori e case editrici.
Gli autori
Per Richard Bach rimando a Wikipedia.
A livello personale posso dire che ho scoperto quest'autore leggendo il libretto in esame (tutto!) in piedi su una scala in una biblioteca:
mi è piaciuto quindi poi l'ho comprato. Poi ho preso anche
"Il gabbiano Jonathan Livingston",
e mi è piaciuto anche quello, quindi ho proseguito con "Illusioni: Le avventure di un messia riluttante" e ... insomma.
Alla fine dopo "Un ponte sull'eternità: una storia d'amore" ho deciso che Richard Bach non aveva più nulla da dirmi.
Anche se Wikipedia nella pagina del "gabbiano" dice che è stato reclutato da più scuole di pensiero, di fatto negli anni '80 e '90 Bach era famoso e generalmente accreditato alla
New Age, forse ingiustamente, forse con troppo massimalismo.
Comunque lo si giudichi non si può negare che abbia lasciato un segno nella letteratura, perlomeno quella pop.
Il problema opposto si pone con Giorgio Bertin che (ancora) non arriva su Wikipedia (c'è un suo omologo vescovo),
ma di cui trovo tracce nella biografia per un suo ultimo romanzo.
Nel libro ci sono solo due righe che dicono che vive e lavora a Firenze al CNR.
Ma dalla biografia di cui sopra scopro che negli anni '80 "è stato esponente dell’espressionismo metropolitano newyorkese" partecipando al
"progetto TAEx (total artistic exibition): grande esibizione artistica clandestina proposta in vaste aree periferiche della metropoli presso edifici abbandonati".
In questo periodo si è sviluppato anche il progetto "Spasmo-plus", che però non sono riuscito a capire se si esaurisce con questo libro o ci sia dell'altro.
Nessun luogo è lontano
Una piccola descrizione tecnica per chi non conosce il libro: si tratta di un testo (prosa o poesia, a voi la scelta) piuttosto corto, distribuito in piccole parti stampate sopra a dei disegni.
Tra una pagina, con brano e relativa illustrazione e l'altra, ci sono delle pagine con disegni e basta che hanno l'effetto di rallentare la lettura,
di dare respiro e contestualmente di dare la possibilità di pensare a ciò che si è letto.
Il testo è piuttosto semplice: l'autore deve portare un regalo alla piccola Rae che sta crescendo ed è il suo compleanno,
e per far questo si accompagna in volo a cinque uccelli (un colibrì, un gufo, un'aquila, un falco e un gabbiano) i quali gli spiegano che ogni singola parte della frase
(“la piccola Rae stava crescendo e che io stavo andando alla festa per il suo compleanno con un regalo”) è sbagliata,
perché le dimensioni spazio e tempo non esistono.
Il regalo che l'autore deve portare a Rae è un anello invisibile che le consentirà di volare con gli uccelli.
Ora i paragoni con "Il piccolo principe" ("Le Petit Prince") di Antoine de Saint-Exupéry si sprecano, a partire dalla professione e hobby dei due autori, entrambi aviatori passati alla letteratura.
I due libri sono apparentemente diretti a bambini, e sicuramente da loro usufruibili, ma in realtà si parla a nuora perché suocera intenda:
i veri destinatari sono gli adulti che dovrebbero riscoprire in sé il fanciullino di pascoliana memoria.
Quando poi si arriva al regalo invisibile di Bach che consente di volare e parlare con gli uccelli, viene subito alla memoria quella frase de "Il piccolo principe" ormai abusata da tutti:
"L'essenziale è invisibile agli occhi".
Che sempre de Saint-Exupéry riprende poi con: "Che si tratti della casa, delle stelle o del deserto, quel che fa la loro bellezza è invisibile!".
Il testo di Bach ha un impianto filosofico metafisico forse più evidente di quello del piccolo principe,
e in questo senso questo libro è forse un po' meno piacevole, un po' meno poetico e un po' meno raffinato.
Sicuramente mi sbaglio ma a causa di questa mancanza di raffinatezza mi sentirei di dire che il (pur evidente) richiamo esoterico che salta agli occhi forse non è stato coscientemente voluto dall'autore.
Mi riferisco al palese richiamo alla
lingua degli uccelli che attraversa tutto il libro,
ovvero come dice Wikipedia il riferimento a quel "linguaggio magico-sapienziale o mitologico usato dagli uccelli per comunicare con gli iniziati".
Un'altra mancanza di raffinatezza è a mio avviso rappresentata dalle illustrazioni di Ronald Wegen, di fatto coautore del libro.
Questi disegni un po' naif non mi entusiasmano, non li trovo affiatati col testo: sono chiari, sono espliciti, ma non danno quel qualcosa in più che sarebbe richiesto.
In conclusione: mi sento di consigliarlo, è un bel libro, "però" ...
Spasmo-plus
Qui cambiamo completamente genere, direi che possiamo definire questo libro un'opera d'arte figurativa,
e per descriverlo materialmente direi che si tratta di una commistione tra foto artistiche in purezza, sgranate, in bianco e nero, a colori,
e quelli che mi sembrano (ma non ci giurerei) fotomontaggi ma che nel contesto dovremmo chiamare collage e, ultima ma non meno importante, la poesia.
Ma cominciamo dall'inizio e osserviamo la copertina.
L'immagine di copertina è il primo di una serie di pugni nello stomaco con il contrasto tra il cumulo di rifiuti in primo piano e il grattacielo sullo sfondo.
La schifezza, lo sporco, la puzza di tutto ciò che è espulso, quindi rimosso quasi freudianamente, dalla società è lì in primo piano
in aperto contrasto all'architettura pulita, asettica e spettacolare del grattacielo.
Se fosse stata un'architettura di Gaudì o barocca non avrebbe fatto lo stesso effetto.
Poi c'è il titolo: Spasmo-plus non è una definizione poetica, anche se lo diventa, ma è un medicinale, un antidolorifico abbastanza potente che,
se non ho capito male cercando in rete, dovrebbe contenere anche delle papaverine.
Ho trovato anche una notizia di cronaca per cui qui in Italia sono stati arrestati dei cittadini indiani per il possesso di questo medicinale che in India dovrebbe essere legale,
ma evidentemente in Italia non molto.
E' evidente fin da subito che il dolore che dobbiamo superare non è quello esistenziale che declamano quegli pseudo poeti che si reputano uniche persone sensibili
in un'umanità rozza e materialista.
In quest'opera siamo di fronte all'antitesi del kitsch definito da Kundera come "l'eliminazione della merda dalla vita".
Nella copertina come poi in tutto il libro, sullo sfondo c'è la nostra vita come l'idealizziamo e in primo piano c'è la merda che in realtà produciamo.
Anzi è molto peggio: la merda quella vera, quella naturale, serve e fa parte della vita;
l'avvocato Sartori c'ha scritto sopra un bellissimo poema per dimostrarlo, e De Andrè cantava "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior".
Ultima chicca: il bollino dei remainder è particolarmente azzeccato.
Per i diversamente boomer spieghiamo che i
remainder
rappresentavano l'ultimo tentativo di vendita di un libro prima del macero, ovvero della discarica.
Negli anni '90 c'erano addirittura interi negozi nati per questo tipo di vendita, mentre ora a Verona non ne esistono più
e questi libri non si trovano più neanche nelle librerie normali.
La poesia, che anche per questo libro considererei unica pure se spezzata in più pagine, è bella, è efficace, è dirompente.
Riecheggia quel filone partito a mio avviso con Withman dove il poeta chiama a sé e ingloba tutto del mondo della vita,
senza fare lo schizzinoso, senza selezionare.
Una poesia che elenca, ama, include, recupera tutto, dai pannolini usati allo Spasmo-plus, perché tutto viene gettato in discarica.
Nel complesso è un bel libro e forse meritava un'edizione migliore.
Però è anche vero che in edizione extra lusso tipo Franco Maria Ricci, numerata per collezionisti, non sarebbe stata la stessa cosa.
Lo preferisco così, con il bollino dei remainder.
Il contrasto
Il contrasto tra i due libri è evidente: sono come i Led Zeppelin contro gli AC/DC, ovvero
"Stairway to Heaven", la scalinata per il paradiso, contro
"Highway to Hell", l'autostrada per l'inferno.
Però in entrambi i casi manca qualcosa.
Entrambi gli autori sembrano un po' troppo arroccati, un po' troppo autolimitati.
Da parte di Bertin c'è l'estrema lucidità di chi include tutto nella vita e non ha paura di affrontarlo e di mostrarlo con una certa efferatezza, poi però non cerca di andare oltre.
Da parte di Bach invece c'è chi vorrebbe andare oltre, ma lo fa artificiosamente eliminando la merda dalla propria vita, ma soprattutto lo fa con una leggerezza che sfiora la banalità dei
bigliettini dei Baci Perugina.
Insomma vedo dei limiti in entrambi.
Cercherò di spiegarmi meglio prendendo un metro di paragone.
E per far questo potrei prendere la Divina Commedia, ma Dante è distante nello spazio (anche se nessun luogo è lontano) e nel tempo (anche se il tempo non esiste).
Quindi prenderò in considerazione qualcosa di più statunitense e di più recente: Ginsberg con il suo "Urlo" (di cui ho parlato in
questa pagina).
In "Howl" Ginsberg entra dritto all'inferno fin dal primo verso, senza neanche transitare dalla selva oscura dantesca:
"Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche,
trascinarsi per strade di negri all'alba in cerca di droga rabbiosa" e poi via via prosegue in una vorticosa discesa.
Scende molto più giù di una semplice discarica di rifiuti.
Ma poi risale. Santifica tutto, tutto quello che aveva elencato fin lì, soprattutto la sua generazione di beati, la "Beat Generation".
E' il percorso dantesco, ma per dirla con un calembour furtivamente rubato al titolo di uno spettacolo del solito mago delle parole Bergonzoni: "Trascendi e sali".
Anche se ad essere pignoli Ginsberg come Dante "Scende, trascende e poi sale".
E' questa la mia umile opinione: non ci accontentiamo di uscire a "riveder le stelle", noi puntiamo più in alto.
Qual è ’l geomètra che tutto s’affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond’ elli indige,
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l’imago al cerchio e come vi s’indova;
ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ’l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle.
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Autore: Richard Bach
Titolo: Nessun luogo è lontano
Tipologia: brossura
Dimensioni: 17,8 x 10,8 cm
Pagine: 60
Editore: BUR Biblioteca Universale Rizzoli
Anno di pubblicazione: 8° edizione Giugno 1990 (1° ed.USA 1979)
ISBN: 88-17-13489-9
Prezzo: Lire
Autore: Giorgio Bertin
Titolo: Spasmo-plus
Tipologia: brossura
Dimensioni: 24 x 17,1 cm
Pagine: 80
Editore: Stampa Alternativa
Anno di pubblicazione: 1982
Prezzo: 1000 Lire
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