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Vieni, c'è una strada nel bosco
Il suo nome conosco
Vuoi conoscerlo tu?
Vieni, è la strada del cuore
Dove nasce l'amore
Che non muore mai più

(Claudio Villa, "La Strada Nel Bosco")

Ultimo aggiornamento: 13 Maggio 2023 (Floréal - Valériane)

"Il sacro bosco" nella tradizione

Grandezza e limite dell'opera - Contenuto - Christian e Poliphilo - Nelle favole

Grandezza e limite dell'opera

Così, tanto per cambiare, cominciamo dalle conclusioni: è un argomento molto interessante, si tratta di un libro scritto bene e ben centrato, è stato pubblicato ne "l'anno internazionale della foresta 2011" cosa che non guasta perché abbiamo più che mai bisogno di alberi per combattere la CO2 (e non solo), e infine ha delle illustrazioni parecchio affascinanti anche se sembrano entrarci poco col testo (ma solo apparentemente e ad un occhio molto superficiale).
Il limite ahimè sta nelle dimensioni: è un libriccino e vista la qualità meritava di essere un po' più corposo. Chiaramente non allungando il brodo, operazione sempre odiosa giustificata forse solo per le tesi di laurea, ma approfondendo ulteriormente alcuni aspetti e aggiungendo altre casistiche.
Intendiamoci, capisco perfettamente il punto di vista dell'editore, che "bello sì, ma poi io lo devo vendere", che è poi la condizione essenziale per l'esistenza stessa delle case editrici. Il librettino agile da otto euro lo vendi anche al curioso, il libro un po' più spesso da quindici euro magari no, e non solo per il costo, perché uno dei pregi di un libro così è che si può leggere tutto in una sera, o durante una tratta in treno o nei "cinque minuti e sono da lei" del barbiere.
Comunque il fatto che quella in mio possesso sia una seconda edizione mi fa pensare che anche l'editore alla fine deve aver avuto la sua piccola soddisfazione.

Contenuto

Il fatto che, come accennato, il libro sia stato pubblicato nell'anno internazionale della foresta, ha fatto trovare giustamente posto alla questione ecologica nell'introduzione. Per il resto il contenuto rispecchia totalmente il titolo: si parla di boschi nella loro accezione sacra.
Sul concetto di sacro il pensiero corre subito a Mircea Eliade:

Per lo storico delle religioni ogni manifestazione del sacro è importante; ogni rito, ogni mito, ogni credenza, ogni figura divina riflette l'esperienza del sacro, e di conseguenza implica le nozioni di essere, di significato, di verità. "È difficile immaginare – facevo già notare in altra occasione – come lo spirito umano potrebbe funzionare senza la convinzione che nel mondo vi sia qualcosa di irriducibilmente reale; ed è impossibile immaginare come la coscienza potrebbe manifestarsi senza conferire un significato agli impulsi e alle esperienze dell'uomo. La coscienza di un mondo reale e dotato di significato è legata intimamente alla scoperta del sacro. Mediante l'esperienza del sacro lo spirito umano ha colto la differenza tra ciò che si rivela reale, potente, ricco e dotato di significato, e ciò che è privo di queste qualità: il flusso caotico e pericoloso delle cose, le loro apparizioni e le loro scomparse fortuite e vuote di significato"
(La Nostalgie des Origines, 1969, p. 7 e ss.).
Il "sacro" è insomma un elemento nella struttura della coscienza, e non è uno stadio nella storia della coscienza stessa. Ai livelli più arcaici di cultura vivere da essere umano è in sé e per sé un atto religioso, poiché l'alimentazione, la vita sessuale e il lavoro hanno valore sacrale. In altre parole, essere – o piuttosto divenire – un uomo significa essere "religioso".
(ibidem p. 9).

Si potrebbe fare un'intera collana di libri sul tema: "La montagna sacra e l'avvicinamento a Dio", "Le grotte sacre delle iniziazioni" e così via. Quello del bosco è in questo senso un argomento decisamente non inedito, ma forse meno affrontato degli altri. I vari capitoli si snodano tra casistiche piuttosto classiche ed in parte inevitabili, ma ammiccano anche ad altre più interessanti come l'alchimia ad esempio.
Si parte dall'antichità, dal famoso poema epico mesopotamico l'Epopea di Gilgamesh, per poi passare dalla Grecia classica, dall'antichità latina parlando del Lucus Nemorensis (del quale ho parlato anche in questa pagina) e inevitabilmente dalla "selva oscura" dantesca. Con San Francesco e il suo Sacro Bosco ad Assisi ci si riesce a collegare all'età contemporanea, perché qui c'è una delle installazioni de "Il Terzo Paradiso" di Michelangelo Pistoletto.
La parte forse più intrigante la troviamo nei capitoli che trattano del Bosco iniziatico, ed in particolare di Bomarzo. Questo dà l'occasione all'autore di accennare all'Hypnerotomachia Poliphili che, come rileva anche Wikipedia, è da molti considerato il più bel libro nella storia della stampa.

Christian e Poliphilo

Forse questo collegamento con l'alchimia avrebbe meritato un po' più di approfondimento. Per quanto il dottor Maggi abbia correttamente messo nella bibliografia l'opera da cui ha preso questo punto, c'è un doppio passaggio che non è propriamente scontato, e che meritava quindi di essere analizzato un po' più profondamente.
1) Nell'Hypnerotomachia ci sono fiumi di riferimenti classici, e qualcosa c'è ovviamente anche a Bomarzo, ma le similitudini non è che siano così significative a memoria mia. O forse sì, ma proprio per questo sarebbe stato interessante un ulteriore approfondimento.
2) L'Hypnerotomachia è la narrazione di un viaggio iniziatico che come dice Wikipedia può essere assimilabile per certi versi alle Metamorfosi di Apuleio, ma definirlo con una certa sicurezza un libro di alchimia si rischia fare un calderone di tutto ciò che può essere o solo sembrare esoterico. Anche questo passaggio meritava un certo approfondimento.
E con questo non voglio dire che nel capitolo ci siano scritte un mucchio di sciocchezze, però se non si approfondisce si rischia di scadere nel massimalismo new age che sa spesso di supercazzola.
L'associazione di Poliphilo con Dante invece c'è tutta ed è evidente:

POLIPHILO TEMENDO EL PERICULO DEL SCURO BOSCO AL DIESPITER FECE ORATIONE, USCITTE FORA ANXIOSO ET SITIBONDO, ET VOLENDO DI AQUA RISTORARSE, ODE UNO SUAVE CANTARE. EL QUALE LUI SEQUENDO, REFUTATE L’AQUE, IN MAGIORE ANXIETATE PERVENE.

Il punto di contatto con l'alchimia lo vedrei piuttosto con Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz, questo sì un viaggio iniziatico dichiaratamente ed esplicitamente alchemico, e che inizia in un bosco:

Ero appena uscito dalla mia cella in una foresta quando ho pensato che tutto il cielo e tutti gli elementi si fossero già tagliati in preparazione per questo matrimonio. Perché anche gli uccelli cantavano più piacevolmente di prima
[...]
Questo ora cantavo dal profondo del mio cuore per tutta la foresta, così che risuonava da tutte le parti, e le colline ripetevano le mie ultime parole, finché alla fine vidi una curiosa brughiera verde, alla quale mi diressi fuori dalla foresta. Su questa brughiera stavano tre bei cedri alti, che per la loro ampiezza offrivano un'ombra eccellente e desiderata, di cui mi rallegrai molto. Perché, sebbene non fossi andato fino a quel momento lontano, tuttavia il mio desiderio ardente mi fece molto venir meno, quindi mi affrettai agli alberi per riposare un po' sotto loro. Ma appena mi sono avvicinato un po', ho visto una tavoletta fissata su uno di essi, su cui (come ho letto in seguito) in lettere curiose erano scritte le seguenti parole: "Dio ti salvi, straniero! Se hai sentito qualcosa riguardo alle nozze del Re, considera queste parole. Per mezzo nostro lo Sposo ti offre una scelta tra quattro modi, i quali, se non ti addentri nel cammino, possono portarti alla sua corte reale. Il primo è breve ma pericoloso, e uno che ti condurrà in luoghi rocciosi, attraverso i quali difficilmente sarà possibile passare. Il secondo è più lungo, e ti porta tortuosamente; è semplice e facile, se con l'aiuto del Magnete non giri né a sinistra né a destra. La terza è quella via veramente regale che attraverso vari piaceri e spettacoli del nostro Re, ti offre un viaggio gioioso; ma questo finora è stato assegnato a malapena a uno in un 1000. Per la quarta nessuno raggiungerà il luogo, perché è una via consumante, praticabile solo per i corpi incorruttibili.
Scegli ora quale vuoi dei tre, e persevera costantemente in essa, poiché sappi in quale entrerai, che è il quella destinata a te dall'immutabile Fato, né puoi tornare in essa se non con grande pericolo della vita. Queste sono le cose che vorremmo farti sapere.

I tre cedri richiamano fortemente le tre porte che le damigelle mostrano a Poliphilo: "Et quivi erano interscalpte le tre randuscule porte, rudemente excavate nel vivo saxo, opera antiquaria, et oltra il credere veterrima in magna asperugine di sito. [...] La porta dextra havea sculpta questa parola. THEODOXIA. Sopra della sinistra questo dicto. COSMODOXIA. Et la tertia havea notato cusì. EROTOTROPHOS".
Anche qui tre vie e il protagonista dovrà scegliere quale percorrere.

Nelle favole

Nel libro c'è qualche accenno al fatto che i boschi compaiono nelle leggende e nei miti, e come potrebbe essere altrimenti? Nell'antichità il mondo era senz'altro più verde e i boschi erano reali e non un mito per i "poveri bimbi di Milano, con fazzoletti come giardini", come cantava Guccini.
Manca un po' un capitolo che si occupi specificamente delle favole propriamente dette. Prendiamone in considerazione tre, tra le più famose in assoluto: "Hansel e Gretel", "Pollicino" e "Cappuccetto Rosso".
Nelle prime due il bosco è il luogo dove ci si perde, ma da cui si può tornare vittoriosi, "iniziati" direbbe forse un antropologo. Nella terza c'è una leggera differenza: Cappuccetto Rosso non si perde letteralmente, ma si perde facendosi ingannare dal lupo, e il bosco resta comunque il luogo misterioso e pericoloso che la mamma sconsiglia di attraversare.
Ora non è un caso che se guardiamo la classificazione Aarne-Thompson delle fiabe e del folklore, le prime due favole le troviamo entrambe nella casistica "ATU 327A", mentre la terza la troviamo poco distante al nmuero "ATU 333" (su circa 2500 classificazioni in totale). Non c'è nulla di particolarmente misterioso, ma è evidente che il bosco nell'immaginario collettivo riveste molta importanza come luogo ignoto, di smarrimento da cui però si può tornare cambiati, vincitori, al punto che le favole più importanti ne danno spesso lo stesso significato.

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Autore: Giulio Cesare Maggi
Titolo: Leggende e mito del sacro bosco
Tipologia: brossura
Dimensioni: 12 x 17 cm
Pagine: 68
Editore: La Vita Felice - Milano
Anno di pubblicazione: 2011
ISBN: 97-88-7799-373-1
Prezzo: Euro 8

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