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Potrei semmai dire che, se il turista chiede a un luogo di riempirgli gli occhi,
il viaggiatore desidera che gli riempia l'animo.
(Luca Rota, "Lucerna. Il cuore della Svizzera")
Ultimo aggiornamento: 9 Luglio 2022 (Messidor - Menthe)
Il turista camperista
Lo so, sono prevenuto, ma ricordo ancora quell'epoca felice, non tanti anni fa, nella quale si poteva scarrozzare in tutta Europa senza incontrare quegli italiani,
diciamo così, un po' chiassosi e fuori posto. Tranne ovviamente nelle capitali dove ci sono sempre stati.
Poi all'improvviso, un po' come il Covid, ha cominciato a diffondersi questo virus molesto e indesiderato chiamato camper.
A quel punto una fetta del popolo italiano che fino a quel momento era stata diligente ospite degli innumerevoli stabilimenti balneari della penisola, con mia e loro grande soddisfazione,
ha cominciato a riversarsi sulle strade e autostrade europee.
Come tutte le illuminazioni la svolta è stata frutto di una grande meditazione riassumibile nei fatidici slogan: "si è più liberi" (come ben si sa chi va in albergo, B&B, tenda o roulotte di solito viene
arrestato), "una volta comprato il camper si spende poco o niente" (in fondo invidio la loro matematica che li rende felici a dispetto della realtà) e
"hai tutte le tue cose: è come essere sempre a casa" (che evidentemente è il senso vero del viaggio).
Chiarito lo spirito profondo che muove questi nuovi Shackleton
risulta evidente anche quali sono i criteri di selezione delle mete.
Ovviamente sono più o meno quelli che spinsero
Livingstone sullo Zambesi:
il passaparola, l'aver sfogliato un articolo su una rivista e "sembra abbastanza spettacolare per suscitare invidia con i selfie".
Cari camperisti, non voglio giudicarvi e non voglio fare lo snob, ma permettetemi almeno di scherzarci sopra per vendicarmi di tutti quei selfie, di tutti quei parcheggi che portano via due posti auto alla volta
e di tutte quelle chiassose visite ai monumenti che mi tocca condividere con voi.
Pensateci bene: a casa vostra avete più comodità e più metri quadri per muovervi, nelle pensioncine dell'Adriatico trovate pronto in tavola e non dovete pulire la stanza e infine, se fate bene i conti, vedrete che con i
settantamila Euro del camper più il carburante, la manutenzione, i materiali di consumo, le aree sosta e i campeggi, il biglietto dei traghetti, l'assicurazione e il bollo,
le multe e gli imprevisti vari, alla fine ne fareste di vacanze (e magari in qualche paradiso tropicale non raggiungibile in camper).
Va da sé che non tutti i camperisti sono come da mia descrizione: quei due o tre che seguono il mio sito so per certo che sono molto colti, belli e intelligenti.
E quando si tratta di dare giudizi equilibrati e pacati io sono sempre il migliore, non c'è alcun dubbio.
Tre libri della collana
Tutto lo sfogo introduttivo sul turista camperista serviva solo per dire che con i libri di cui stiamo per parlare ci troviamo esattamente agli antipodi.
Non troveremo turisti ma viaggiatori, non troveremo mete standardizzate dettate dalla moda ma luoghi scelti in modo originale, anzi direi proprio scelti col cuore.
Ma soprattutto non troveremo vuoti selfie senz'anima, ma descrizioni di sentimenti, impressioni, profonde analisi.
Mi sembra che il capostipite della serie sia "Romanza di Zurigo" di
Francesca Mazzucato
che è anche la curatrice di
questa collana,
ma come si diceva da bimbi per le figurine "mi manca", quindi come primo libro ne considero un altro della stessa autrice-curatrice.
Per il secondo esempio ne considero uno che, per quanto profondamente diverso dal primo come stile, rispecchia lo spirito voluto dalla collana
a differenza del terzo esempio che, a mio avviso, sembra un po' discostarsene (ovviamente non del tutto altrimenti non sarebbe stato inserito).
Per dirla con la sintetica descrizione riportata nel sito:
"Luoghi, città, itinerari o percorsi sono i punti di riferimento, Cahier simili a taccuini vecchia maniera".
Francesca Mazzucato, "Se esiste il paradiso. Villefranche-sur-Mer"
Senza arrivare agli eccessi del Finnegans Wake
direi che lo stile si inserisce bene nel filone dello
stream of consciousness,
il genere letterario del flusso di coscienza che avvicina la scrittura all'incrociarsi, sovrapporsi, incontrarsi dei pensieri.
C'è un ritmo, ma non una cronologia, c'è un senso, ma non una logica scolastica, ci sono emozioni in abbondanza, ma è difficile distinguere quelle provate per il luogo
da quelle provate per qualche amor perduto, e ancora da quelle provate per la musica.
E il luogo diventa non luogo, da cui il titolo: il paradiso non ha una collocazione geografica, è metafisica, "metá ta physiká", oltre la fisica.
E infatti il luogo fisico lascia spazio al luogo mistico già scoperto da
Klaus Mann e da
Jean Cocteau, ampiamente citati nel libro insieme a
Daniel Barenboim (colonna sonora ufficiale).
Non è facile scrivere in questa maniera, tenendo il giusto ritmo senza perdere il lettore, senza confonderlo, senza annoiare.
Però la nostra Francesca Mazzuccato ci riesce e alla fine ci mette dentro tutto, anche la parte da guida turistica, e la parte propriamente storica, tutto piacevolmente amalgamato.
Luca Rota, "Lucerna. Il cuore della Svizzera"
Di tutt'altro stile, ma incarna lo stesso spirito.
Non si tratta più di una piccola cittadina poco conosciuta, ma non si tratta neanche di una delle principali mete turistiche d'Europa.
Lucerna è comunque una piccola città, senza particolari pretese tranne quella di essere bella e vivibile.
Vivibile così come si intende il termine in Svizzera: se hai tanti soldi, ma tanti soldi, qui puoi godere di una pace e di una rilassatezza che non troverai da nessun'altra parte.
Anche se sei famoso, se sei un VIP, qui nessuno ti infastidirà.
La scrittura si diceva è ben diversa, non più flusso di coscienza selvaggio, quasi anarchico, ma una narrazione pulita ed ordinata, da cui traspare però l'amore per il luogo e le persone,
soffermandosi sull'influsso delle persone sul luogo e, viceversa, sull'influsso del luogo sulle persone.
Fino a giustificare la gaffe di aver fantasticato sulla cameriera svizzera per poi scoprire che in realtà era serba.
Serba sì, ma lucernizzata!
Il soffermarsi sui particolari della città, la ritualità nei movimenti, il tono dolce e pacato sono tutti elementi che, sempre con tatto e delicatezza, portano l'autore a distinguere
i viaggiatori come lui dai beceri turisti come spesso sono anch'io, lo confesso.
Giordano Conti, "Nel paese delle grotte. Viaggio in Slovenia"
Prima due perle della collana, ed ora parliamo di una perlina.
Se il libro della curatrice che ho preso in esame (ma immagino anche gli altri suoi) dovrebbe essere una sorta di archetipo, di idea che poi si replica pur con giuste e dovute differenze,
qui siamo un po' fuori zona.
C'è sì una certa poesia, c'è indubbiamente un recuperare una zona non ad alto flusso turistico, c'è indiscutibilmente un'analisi dei luoghi e delle persone,
ma la struttura portante del libro è quella del diario di bordo.
Non del diario di viaggio dove ci si abbandona anche parlando di sé stessi, ma in fondo anche quando si parla dei luoghi si parla di sé stessi,
ma proprio del diario di bordo, più che un taccuino vecchio stile è quasi una moderna scatola nera anche con tanto di orari talvolta, o del meteo che incide sulla tabella di marcia.
Non è brutto se lo pensiamo avulso dal contesto, ma trasmette un po' di freddezza se affincato agli altri due.
Detto questo però, se qualcuno intende andare in Slovenia lo consiglio caldamente da affiancare alla guida ufficiale.
Ad esperienza personale
A Villefranche-sur-Mer ho paura di andare.
Negli anni ho visitato la Francia più di un francese medio, la amo in tutte le sue forme (ad eccezione del caffè e del tabacco da pipa) e so per esperienza che ogni singolo paesino
viene amorevolmente valorizzato.
Sono certo quindi che anche Villefranche-sur-Mer è un paese bellissimo, ma dopo aver letto questo psichedelico libricino ho paura di visitarlo e poi restare deluso.
Chiaramente non potrei rivivere la parte più intima descritta dall'autrice, ma avrei paura di restar deluso anche dalle descrizioni più relativamente oggettive del libro.
In ogni caso se ci andrò sarà d'inverno, quando la Costa Azzurra è accessibile.
Viceversa a Lucerna ci sono stato più volte, e sempre con quell'ansia che mi assale in Svizzera: è un paese da ricchi dove la cucina che apprezzo di più è quella di McDonald's
e dove guido terrorizzato dall'idea di prendere una multa (è facilissimo e non solo in auto!).
Leggendo questo libro per la prima volta sono stato preso da una certa invidia verso l'autore perché quello che descrive è tutto vero:
Lucerna è bella, ordinata, anzi impeccabile, e rilassata. Riuscire a godersela senza pensare al portafoglio e all'inflessibilità, al rigore elvetico,
è un mio difetto. Però ho anche fatto caso che l'autore parla di soggiorni di un paio di giorni al massimo, e non credo sia un caso.
Infine se non sono ancora andato a Postumia, è pur vero che sono andato sia a Gorizia che, ad esempio, a Lubiana.
E facendo i conti a Conti (Giordano) direi che se da una parte è stato molto generoso con Gorizia, con tutto l'amor sacro di patria che merita questa città martoriata,
è stato veramente troppo frettoloso con Lubiana.
Volendo focalizzarsi sul titolo è stato troppo frettoloso anche con le grotte in sé, ma francamente penso fossero solo uno spunto per definire la Slovenia.
Personalmente più che alle grotte associo questo paese al verde di cui hanno molta cura, come di tutto il paesaggio, arredo urbano compreso.
Anche laddove nelle periferie ci sono i retaggi dell'ex blocco sovietico dati dagli enormi palazzoni prefabbricati,
gli sloveni sono riusciti ad ingentilire dove possibile il colpo d'occhio.
E' un esercizio facile da fare con i fiumi di denaro che scorrono nell'ormai matura Confederazione Elvetica, un po' meno nella giovane Repubblica di Slovenia.
Conclusioni
Nessuno mi paga per parlare di libri (magari!) e se ne parlo sempre bene è perché scelgo solo opere che mi sono piaciute o che trovo interessanti per qualche motivo.
Cerco di essere positivo insomma.
E in generale se si cercano i soldi non si cercano certo nell'editoria!
Però il trait d'union principale è un altro: scelgo libri, in questo caso tre di una stessa collana, che ritengo in qualche modo originali, un po' fuori dal mainstream.
Si potrebbe osservare che di libri non guide turistiche che parlano di viaggi ce ne sono, non solo: a Verona una delle ultime tre o quattro librerie rimaste,
Gulliver,
è specializzata in questo tipo di letteratura al punto che organizza anche eventi con gli autori per la presentazione dei libri.
Quindi l'idea in sé non è originale, ma come succede spesso quando un'idea è la somma di diversi aspetti anche già consolidati, ma mai accorpati prima,
ecco che ne esce un'idea innovativa e spesso vincente.
Nel nostro caso ci si discosta dal libro del viaggio come narrazione della propria avventura, come consigli pratici per chi vuole recarsi nel medesimo posto o
come descrizione dettagliata di chi in quel luogo ci ha vissuto per tanto tempo e lo conosce bene.
In queste opere siamo più sull'intimismo, sulle sensazioni, sovrapponendo anche il proprio vissuto, non trasferibile per definizione al lettore,
alla descrizione più o meno oggettiva del luogo e dei suoi abitanti.
Sono libri piccoli, di agile lettura e di costo contenuto che consentono anche a persone di normale status economico di completare l'intera collana senza occupare tanto posto in libreria.
L'impostazione di base è minimalista: riscopriamo noi stessi nel viaggio anche alle porte di casa, anche senza andare in Patagonia sulle orme di Chatwin
come sta facendo Natangelo in questi giorni (con resoconti piacevolmente esilaranti, lo consiglio!).
Insomma niente di particolarmente nuovo in sé, ma l'insieme degli elementi è originale, piacevole e istruttivo.
Un piccolo piacere insomma, che ci può donare un bel sorriso.
Ho avvolto l'impazienza al dito indice della mano destra e quello che ho fatto è stato lento,
circolare, mai uguale, scintillante, sostanzioso, brodoso, succoso.
Dopo, all'istante, ho sorriso.
(Francesca Mazzucato, "Se esiste il paradiso. Villefranche-sur-Mer")
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Autore: Francesca Mazzucato |
Autore: Luca Rota |
Autore: Giordano Conti |
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