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E mo', e mo' e mo'... moplen!

(Gino Bramieri)

Ultimo aggiornamento: 14 Novembre 2020 (Brumaire - Orange)

Carosello: quando la pubblicità è arte

Genio e pubblicità all'italiana

Su Carosello, il celeberrimo format pubblicitario della RAI trasmesso giornalmente da 3 Febbraio del 1957 al 1 Gennaio del 1977, è stato scritto molto, veramente molto. Per i Millenials e le generazioni X e Z che vollessero approfondire rimando come al solito a Wikipedia.
Qui ricorderò brevemente che era sostanzialmente un programma di intrattenimento che ha rappresentato l'ingresso della pubblicità nella televisione italiana. Le regole erano stringenti: le pubblicità dovevano durare 2 minuti e 15 secondi, dei quali gli ultimi 30 secondi, il "codino", erano la pubblicità vera e propria, mentre prima c'era un corto che doveva essere di per sè di intrattenimento, estraneo al prodotto, e che al limite poteva collegarsi solo alla fine con la pubblicità vera e propria.
Descriverlo adesso, fuori contesto, a chi non l'ha vissuto è impresa ardua. Basti sapere però che quel rito serale collettivo, che per i bambini in particolare rappresentava la buonanotte ufficiale ("a letto dopo Carosello!"), è rimasto impresso in modo indelebile su diverse generazioni.

Perché questo libro in questo contesto?
Mi ero riproposto di presentare libri particolari, o dimenticati, o che trattino di argomenti insoliti. Devo ammettere che questo libro di Marco Melegaro è di saggistica legata al mondo televisivo, è recente (Marzo 2017) e tratta di un argomento ampiamente approfondito (e aggiungerei molto approfondito perché molto amato). Quindi perché inserirlo?
Perché c'è l'impostazione che mi ha particolarmente colpito. Premettiamo intanto che ci sono diversi altri libri sull'argomento che non conosco, e quindi magari sono analoghi, per cui quello che dico potrebbe essere una banalità, ma ...
Quello che ci si può aspettare di trovare ovviamente c'è tutto: la nascita e lo sviluppo del programma coi suoi retroscena, gli aneddoti, l'elenco dei prodotti e le descrizioni dei relativi filmati, l'elenco degli artisti e dei registi, le date, la tecnologia di sviluppo e quant'altro. Ma la cosa per me inaspettata è proprio l'impostazione dell'opera: questa è divisa in capitoli per anno, dal 1957 al 1976, e in ogni capitolo, quindi in ogni anno, ancor prima di parlare dell'oggetto del libro, quindi dei caroselli di quell'annata, viene pazientemente ben spiegato il contesto sociale, politico, economico e di cronaca di quell'anno. Il libro avrebbe potuto avere il sottotitolo "vent'anni di storia italiana sociale, economica e politica, dal 1957 al 1976, visti attraverso Carosello", e potrebbe tranquillamente anche fungere da libro di storia, magari integrativo, nelle scuole superiori.
Chissà, forse con l'aggiunta dei relativi filmati, potrebbe rendere più affascinante questa materia spesso un po' noiosa.

È arrivato il dindondero (Miguel son mi!)

Difficile aggiungere qualcosa sia alle analisi fatte nel libro in questione, sia ai molteplici interventi che si possono trovare in rete. Vorrei soffermarmi però su queste due frasi che si trovano in Wikipedia:

Sicuramente il mondo della pubblicità, in prima fila la Sipra, che gestiva la pubblicità RAI, vedeva in Carosello uno strumento sfuggito loro di mano, per passare ai "creativi": il personaggio e la storiella erano più importanti del messaggio pubblicitario; ad esempio, Calimero era più famoso del detersivo reclamizzato.
[...]
La chiusura del programma è legata a vari motivi, che vanno ricercati in particolar modo nell'evoluzione in atto del mercato pubblicitario italiano, sempre più moderno e dinamico, così che i produttori divennero insofferenti verso i limiti di tempo imposti da questo modo di reclamizzare i propri prodotti; anche il pubblico stava cambiando e la televisione basata su presupposti pedagogici perse presa.

La prima è nel paragrafo "Il successo", la seconda nel paragrafo successivo, "La chiusura", ma entrambe ci dicono la stessa cosa: era troppo bello. Troppo belli i filmati che restavano impressi più del prodotto che avrebbero dovuto reclamizzare, troppo bello il Carosello per una televisione che andava sempre più sulla leggerezza, sulla banalità. E pensare che Mediaset, la regina della leggerezza tv, era ancora di là da venire: Telemilano è stata acquistata da Fininvest nel 1976, ma sarebbe diventata Canale 5 solo nel 1980.
Insomma prima della deriva "leggera" Carosello (ma più in generale potremmo dire la RAI) produceva arte e/o filmati educativi. Poi è stato un crescendo verso la banalità, e il puro martellamento all'acquisto, e gli obbiettivi sono diventati sempre più l'audience, lo share e i profitti, praticamente un cane che si morde la coda.
Per chi li conosce, facciamo mente locale su alcuni esempi, per gli altri basta cercare su youtube, o comunque in rete, con parole chiave "Carosello", "nome del prodotto" e "artista o titolo".

Taca banda

Cominciamo da Enzo Jannacci nel carosello per le caramelle Charms e Sanagola: come potremmo definire questi suoi cortometraggi? Surreali? O addirittura surrealisti?
Il crescendo del sogno consumistico per mezzi sempre più importanti, siano esse moto o barche, è un sogno ad occhi aperti del protagonista tra il serio e l'ironico, ma ciò che rende veramente speciale il tutto sono le battute che pronuncia e come le recita. Sono battute smozzicate, tronche, il vroom-vroom fatto sulla moto ferma come farebbe un bambino: siamo tra Breton e Palazzeschi!

- Capetano, lo possiamo torturare?
- Ma cosa vuoi torturare tu? Porta pasiensa! So ben io come sioglierli la lingua. Basta offrirgli l'Amarena Fabbri

Queste sono tra le battute in assoluto più famose del Carosello. Per l'Amarena (ma anche altri prodotti) della Fabbri abbiamo un supertrio: Guido De Maria, Bonvi e Francesco Guccini!
Salomone pirata pacioccone e la sua ciurma, con quel miscuglio di dialetti e la loro goffaggine, ricordano molto l'armata brancaleone, ma più in generale ricordano l'Italia intera: mai completamente unita, o come diceva Massimo D'Azeglio mancante di quel piccolo particolare cioè che "bisogna fare gli italiani", disorganizzata, un po' goffa, ma in fondo buona. La succitata battuta "Ma cosa vuoi torturare tu? Porta pasiensa!", ad esempio, potremmo vederla tradotta poi nell'abolizione della pena di morte, campagna portata avanti dall'Italia all'ONU.
Ma soprattutto questo era un cartone animato! Ce n'erano diversi nel Carosello, il quale però si inseriva in un contesto avaro di questo tipo di intrattenimento. E la maggior parte di quelli trasmessi all'epoca arrivavano da oltre oceano (vedi ad esempio i Popeye dei Fleischer Studios riporposti dalla RAI in lingua originale).
Parlando sempre di animazione, ma di altro tipo, bisogna ricordare la pubblicità del Fernet fatta con la plastilina, con la tecnica claymation. Questa sì possiamo definirla assolutamente surrealista, degna delle opere di Jan Švankmajer!
Poi troviamo un altro tipo di animazione ancora nella celeberrima pubblicità della carne Montana, con Gringo che si fa beffe di Black Jack. Sugli sfondi disegnati agiscono gli attori che restano fermi, o animati a stop-motion o talvolta muovendosi normalmente. Non basta? Su una base di musica western degna di Ennio Morricone, c'è un rap ante-litteram fatto scrupolosamente in dodecasillabi dove ogni strofa si chiude con una parola spesso falsata in "ingo" ... "mannaggia alla rima con Gringo".

Laggiù nel Montana tra mandrie e cow boy
c’è sempre qualcuno di troppo fra noi.
Black Jack va girando dicendo a gran voce
che vuol farmi fare un cappotto di noce,
ma quando mi vede quel cane ramingo
si mette giù a cuccia, fa bene, son Gringo.

Ha avuto il coraggio di prendere Dolly
per farsi stirare i polsini ed i colli.
Qui sta diluviando ed io non ho il trench,
però se raggiungo il suo lurido ranch,
parola gli faccio ballare il flamingo,
sarebbe flamenco, ma è per rima con Gringo.

Poi non dimentichiamoci che anche per creare uno slogan occorre genio e creatività. Prendiamo il più classico degli esempi ideato da quel genio di Marcello Marchesi: "Basta la parola: Falqui!".
Prendo questo come esempio perché è un'evidenza di come la censura, o più in generale i paletti che vengono imposti ai creativi, non sempre sono un ostacolo, ma spesso sono invece un'opportunità. Pare infatti che la SACIS, che faceva la censura alle pubblicità di Carosello, gli avesse inibito l'uso di parole come "purgante" o "lassativo": che altra parola poteva usare il povero Marchesi? Ovviamente si fatica a capire che scandalo potevano causare queste parole, che senz'altro venivano spiegate bene anche ai bimbi, ma tant'è. D'altronde sempre a Carosello erano state vietate le scende dove si imburravano le fette biscottate dopo l'uscita di "Ultimo tango a Parigi". Altri tempi!

Concludendo ... Grappa Bocchino Sigillo Nero

Per i nostaglici questo libro rappresenta non solo un momento di amarcord, ma un rinfrescare la memoria su quegli anni, "Magnifici quegli anni" come direbbe Vecchioni.
Per gli altri un modo di scoprire non un vecchiume, ma una forma di vera arte, perché i novelli Michelangelo, allora come oggi, non vengono reclutati per fare delle cappelle sistine, ma vengono pagati per fare pubblicità. L'arte, il genio e la creatività comunque trovano modo di esprimersi.
L'importante è non essere limitati ad apprezzare solo a quello che veniva proposto "quando eravamo giovani": c'era del bello prima e c'è del bello anche oggi. Nati negli anni '60 o nati nei 2000 che siamo, quello che c'è di bello e intelligente dobbiamo apprezzarlo.



Autore: Marco Melegaro
Titolo: Carosello - Genio e publbicità all'italiana
Tipologia: brossura
Dimensioni: 14.6 x 21.3 cm
Pagine: 244
Editore: Novecento Media
Anno di pubblicazione: Marzo 2017
ISBN: 978-8899316624

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