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Ultimo aggiornamento: 20 Luglio 2024 (Thermidor - Bouillon blanc)

The Imagination is not a State: it is the Human Existence itself

L'immaginazione non è uno stato mentale: è l'esistenza umana stessa.

(William Blake, "Milton. A Poem")







Érik Desmazières: l'ultimo dei visionari?

Di cosa si tratta - I testi - Desmazières e l'arte visionaria - Le incisioni

Di cosa si tratta

Si tratta del catalogo di un'esposizione di incisioni di Érik Desmazières fatta al museo Jenisch Vevey, il "secondo museo d'arte più grande del Canton Vaud", quindi nella Svizzera francese. Purtroppo non ho visitato di persona il museo e quindi, con estremo rammarico, non ho visto l'esposizione in questione.
Ho visto il libro per caso su un tavolo fuori da una libreria e, non volendo portarmelo dietro sia per il peso che per l'ingombro, mi sono ripromesso di comprarlo in seguito, cosa che effettivamente ho fatto. Per fortuna l'ho fatto, ma mi sarebbe piaciuto prenderlo al momento per scoprire prima il mondo che questo libro mi ha spalancato.
I testi sono in inglese e francese, ma di italiano c'è la stampa: GECA Industrie Grafiche, Cesano Boscone (Milano)

I testi

Cominciamo dalla parte meno affascinante del libro: i tre testi introduttivi. Non ho detto la parte "brutta", perché di brutto qui non c'è niente; semplicemente si tratta di analisi interessanti ma molto settoriali, dove ogni autore tratta l'argomento in cui è più ferrato (com'è normale che sia).
Nell'introduzione vera e propria Dominique Radrizzani, direttore del museo, ci introduce ai tre autori come "trois enquêteurs de choc"/"three high-powered investigators", diciamo tre investigatori di grande capacità:
- Lauren Laz, conservatrice delle stampe del museo e commissaria dell'esposizione (da notare che stampe e incisioni sono il punto forte dell'intero museo)
- Alberto Manguel, scrittore e lessicografo di luoghi di finzione
- Maxime Préaud, storico delle stampe e conservatore generale alla biblioteca Nazionale di Francia, la quale naturalmente cede leggermente di importanza rispetto al museo Jenisch Vevey, ma che nel suo piccolo qualcosa di prezioso conserva (lo dico nel caso monsieur Radrizzani dovesse leggere un giorno questa paginetta).

Maxime Préaud si concentra su di un solo soggetto, "Le tentazioni di Sant'Antonio", spiegando e giustificando Desmazières di aver sostanzialmente fatto una copia dell'omonima incisione di Lorrain Jacques Carrot. Come dicevo interessante, ma molto mirata.
Sono un po' più ampie, ma sempre mirate, le considerazioni di Alberto Manguel che convergono su due biblioteche simbolo: quella d'Alessandria e quella di Babele, entrambe mirabilmente rappresentate da Desmazières, ma anche qui si tratta di pochi pezzi dell'intera esibizione. Ovviamente la prima è esistita ma ormai è relegata nel mito, mentre la seconda è quella del racconto fantastico di Borges, ma entrata anch'essa nel mito come simbolo.
Lauren Laz come curatrice della mostra è più tecnica: oltre ad inquadrare la mostra (la terza occasione in cui l'artista partecipa ad un'esposizione nel museo) ci spiega come ha suddiviso per tematiche il libro: Città, Battaglie, Esplorazioni, Curiosità, Commedie, Camere delle meraviglie e Biblioteche. Non è riportato esplicitamente ma credo che siano suoi i testi introduttivi di ogni singola sezione.

Desmazières e l'arte visionaria

Come sopra accennato in pratica fino a poco tempo fa non sapevo chi fosse Érik Desmazières. Scoprirlo su Wikipedia è stata un'illuminazione, anche per gli incisori suoi amici conosciuti alla scuola di incisione di Jean Delpech: "et y rencontre de nombreux graveurs comme Yves Doaré, François Houtin et Philippe Mohlitz". Basta andare a dare un'occhiata alle loro opere che si trovano in rete per capire che c'è un fil rouge che le lega. E questo filo è l'art visionnaire:

L'arte visionaria è essenzialmente un'arte pittorica o grafica che pretende di trascendere il mondo fisico e di descrivere una visione allargata della coscienza che include temi spirituali, mistici o basati sull'esperienza.
Gli artisti, siano essi esperti o autodidatti – ad esempio, appartenenti all'Art Brut – creano o continuano a creare mondi visionari.
Diversi artisti cosiddetti "visionari" si sono impegnati in pratiche spirituali e alcuni traggono ispirazione da esperienze psichedeliche.

A volte le classificazioni in arte lasciano un po' perplessi: sembra che qualcuno voglia creare una corrente reclutando, giustificatamente o meno, anche artisti pregressi, come ha fatto ad esempio Breton per il surrealismo. In questo caso l'arte visionaria arruola per sé intere correnti come per l'appunto quella surrealista.
Quindi la domanda sorge spontanea: è l'arte visionaria che comprende anche il surrealismo o il surrealismo che comprende anche l'arte visionaria?
Se però, personalmente, lascio perdere le sterili questioni di confine e mi limito a considerare gli ambiti direi che non posso sbagliarmi: sono tutti territori affascinanti e istruttivi da esplorare. Nello stesso Desmazières possiamo trovare echi e assonanze con Piranesi, Giger, De Chirico e tanti altri artisti che hanno dato un significato vero alla propria arte, ovvero fare da interprete tra questa realtà e ... altre.
Se non fa questo, l'arte non è tale ma decorazione, intrattenimento, documentazione, insomma qualcosa magari piacevole, ma ad un livello più basso.
Ultima nota su Érik Desmazières: dopo aver ricoperto altri importanti incarichi, è dal 2020 il direttore del museo Marmottan (in cui sono andato per la prima volta solo l'anno scorso: quante cose che mi sfuggono).

Le incisioni

Non posso dire che le incisioni facciano lo stesso effetto dell'acido lisergico per il solo motivo che non ho mai provato questo derivato della segale cornuta, però dai resoconti che si sentono mi sentirei di supporlo.
Riporto con i link qualche immagine in bassa qualità e volutamente in pessima riproduzione: il solito disclaimer mi impaurisce anche se non sto facendo mie le immagini ma alla fine faccio pubblicità (non retribuita) al libro.
Le città sono a mio avviso tra le cose migliori. Richiamano allo stesso tempo vertiginosità e classicità, e quest'ultima come si usava nel romanticismo è sempre legata alle rovine.
Tra le Battaglie troviamo la più marcata assonanza con Giger, poi ci sono le famose versioni delle "Tentazioni di Sant'Antonio" che analizzate nei particolari riportano molto a Bosch, e poi ancora mi fermo prima che mi arrivi qualche avviso di garanzia per violazione del copyright.
I suoi edifici incredibili possono ricordare anche quelli del romanzo di Lovercraft "Alle montagne della follia", ma in questo romanzo le descrizioni trasmettono il terrore o meglio, come direbbe il colonnello Kurtz "L'ORRORE", mentre nelle incisioni di Desmazières prevale la malinconia, o forse più correttamente la nostalgia per dei posti che abbiamo forse visto in sogno.


Là sono i giardini, i templi e la giustificazione dei templi, la retta musica e le rette parole, i sessantaquattro esagrammi, i riti che son l'unica sapienza che agli uomini concede il Firmamento, la dignità di quell'imperatore la cui serenità venne riflessa dal mondo, specchio suo, così che i campi davano i loro frutti e i torrenti rispettavano le sponde, l'unicorno ferito che ritorna per indicare la fine, le segrete leggi eterne, il concerto dell'orbe; tali cose o la loro memoria sono nei libri che custodisco nella torre.
(Jorge Luis Borges, "Elogio dell'ombra")

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Scritti di: Lauren Laz, Alberto Manguel, Maxime Préaud
Titolo: Érik Desmazières. Imaginary places
Tipologia: Cartonato
Dimensioni: 22,3 X 28,6 cm
Pagine: ***
Editore: 5 continents
Anno di pubblicazione: 30 settembre 2007
ISBN: 978-8874394111
Prezzo: Euro 25,90 (30 di copertina)

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