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Gli etruschi non furono distrutti, ma furono spogliati della loro essenza…
Il sapere degli etruschi divenne mera superstizione,
e i principi etruschi diventarono grassi e inerti romani.
(David Herbert Lawrence, "Paesi etruschi")
Ultimo aggiornamento: 20 Marzo 2021 (Ventôse - Plantoir)
Il libro
Come ho già avuto occasione di dire, a mio avviso nel folto sottobosco fuori dall'editoria maggiore (Einaudi, Mondadori, La Nave di Teseo, Feltrinelli, ecc.)
è difficile imbattersi in qualche libro, se non entusiasmante, almeno bello, valido, di quelli che segnali ad amici e parenti, ma questo nell'ambito della
narrativa e della poesia. C'è poco da fare: non basta la passione bisogna saper scrivere, e non è una dote frequente anche se in Italia ci sono più scrittori che lettori.
Questione totalmente opposta è quella della saggistica: qui saper scrivere passa leggermente in secondo piano rispetto a ciò che si ha da dire (o da insegnare).
In primo piano c'è l'entusiasmo. E' quello che porta ad approfondire, a documentarsi, ad organizzare le informazioni e nei casi più estremi a pagare di tasca propria la pubblicazione del libro.
Ma una delle cose più affascinanti è che questo sottobosco di appassionati trova argomenti di dissertazione completamente e volutamente dimenticati dall'editoria importante.
E questo è uno di quei casi.
L'Elmo di Oppeano è stato portato via dal Museo di Castelvecchio
per restare "dimenticato negli scantinati del Museo Archeologico di Firenze dove", ci dice il libro, "oggi giace ignorato".
Era il 2002: in realtà Wikipedia ci aggiorna mostrandocelo esposto, ma pur sempre in terra "straniera".
Un singolo reperto, ritenuto evidentemente non di primaria importanza, poteva essere oggetto di un libro, ad esempio, della collana "Biblioteca di archeologia" di Longanesi?
No di certo. Ma un oppeanese doc come Luigi Pellini ha sentito il dovere di pubblicarci un'opera che cercasse, non solo di dare un minimo di visibilità a questo manufatto,
ma che restituisse anche l'oggetto nel suo contesto originario.
Non è un elmo
L'assunto fondamentale del libro è che questo manufatto ritrovato ad Oppeano e battezzato come "Elmo" in realtà sia un copracapo rituale di un
fulguratore etrusco, ovvero un sacerdote che comprendeva il volere degli
dei interpretando la traiettoria dei fulmini, così come gli aùguri facevano per il volo degli uccelli e gli aruspici per il fegato degli animali.
Personalmente non ho trovato opinioni contrarie o interpretazioni diverse, d'altronde, come dice Pellini, è difficile immaginarselo come elmo:
un copricapo così non avrebbe offerto nessuna protezione significativa a differenza, ad esempio, dell'Elmo di Cremona citato nel libro.
Le raffinate incisioni a bulino poi non suggeriscono un impiego mililtare, i cavalli raffigurati sono privi di cavaliere e quindi vanno interpretati come simbolo in sè,
non come cavalcatura marziale.
Infine la forma ricorda in modo sorprendente il tumulo della Cuccumella di Vulci,
del quale restano solo poche fotografie e la cui funzione è ufficialmente sconosciuta, ma che si ipottizza potesse servire a dei riti funebri.
Nella ricostruzione questo tumulo aveva un tetto conico e si sviluppava su tre piani, rappresentanti i tre mondi: infero, terreno e celeste.
Il contesto magico-religioso
Come già accennato, partendo dall'analisi della forma e delle incisioni l'autore giunge alla conclusione che il copricapo apparteneva ad un sacerdote, e quindi alla sua morte
è stato ritualmente gettato nel fiume, nel cui letto è stato poi ritrovato.
La funzione del fulguratore, oltre a quella di interpretare i fulmini, viene individuata anche nell'accompagnare alla morte, nel farsi interprete tra questo mondo e l'altro.
Da qui in poi troviamo in tutto il libro un'interpretazione religiosa, ma allo stesso tempo magica, esoterica, di questo importante passaggio.
L'analisi si spinge anche ad intepretare il grado delle civiltà, la nostra, quella etrusca, quella romana, e un po' tutte quelle dell'antichità.
Ma ancora prima viene definito questo metro di misura: la nostra è una società superiore a quelle precedenti solo perché il livello teconologico e scientifico, sono superiori?
Il livello di complessità religioso che ci appare materialmente nella costruzione degli edifici dell'antichità, e non solo quelli sacri, il rispetto per la morte, per quest'ultimo passaggio
della vita, la trasversalità a livello mondiale di tutto ciò, tutto ci parla di una dimensione umana e spirituale certamente migliore della nostra,
dove la vita viene vissuta con la massima superficialità e la morte è la grande esclusa, il convitato di pietra di quest'esistenza.
Questa dimensione magica la troviamo non solo negli edifici, ma anche nei copricapi conici come il nostro Elmo.
L'autore fa tutto un excursus sui copricapi sia magici che religiosi, sia attraverso il testo che con le mirabili illustrazioni del compianto Pio Quinto che ha sviluppato la parte grafica del libro.
Quindi abbiamo: la tiara delle origini per i papi, l'Hermes del Tempio Malatestiano a Rimini, l'Ermete trismegisto del pavimento della Cattedrale di Siena, i cappucci dei monaci,
la stele di Hammurabi, quella di Baal, e altre ancora a cui potremmo aggiungere, per restare un po' più sul popolare, il cappello di Mago Merlino ne "La spada nella roccia" e
il cappuccio della fata di "Cenerentola" nell'ambito disneiano.
E qui devo dire che il libro mette un tarlo: dopo averlo letto nelle varie riproduzioni archeologiche ed artstiche in cui ci si imbatte, si va sempre a cercare un cappello a punta!
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Autore: Luigi Pellini
Titolo: Il cappello dei Magi - Misteri e segreti dell'Elmo di Oppeano
Tipologia: brossura
Dimensioni: 16,5 x 23,8 cm
Pagine: 148
Editore: stampato da GRAFICHE AURORA SRL
Anno di pubblicazione: 2002
ISBN: -
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