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Ultimo aggiornamento: 04 Agosto 2019

Thomas Kinkade Poster Book

"One in every twenty American homes owns a copy of one of his paintings"
(In una casa americana su venti c'è una copia dei suoi dipinti)

(da Wikipedia)

Il pittore della luce (Thomas Kinkade, Painter of Light)

Da Wikipedia scopriamo che la Chocolate box art era una classificazione che inizialmente intendeva designare solo le decorazioni delle scatole di cioccolatini, ma col tempo è stata usata in senso denigratorio per definire dipinti e disegni eccessivamente sentimentali. E sempre da Wikipedia apprendiamo che i lavori di Renoir erano così definiti da Picasso e Degas, e così sono stati etichettati anche i paesaggi di Constable. Ma per i suoi detrattori il "Chocolate box artist" per eccellenza è Thomas Kinkade.
Ad esempio secondo la giornalista Laura Miller i suoi lavori sono "un mucchio di sgargianti dipinti da cottage" ("a bunch of garish cottage paintings"). Non male!
Più severo, ma poetico, Nathan Rabin: "a maudlin, sickeningly sentimental vision of a world where everything is as soothing as a warm cup of hot chocolate with marshmallows on a cold December day" ("una visione disgustosamente sentimentale di un mondo in cui tutto è rilassante come una calda tazza di cioccolata calda con marshmallow in una fredda giornata di dicembre").
Anche in Italia, seppure pressochè sconosciuto, il nostro è riuscito ad accendere gli animi della critica: "Thomas Kinkade, l’uomo da sei milioni di opere…brutte". Micol Di Veroli che firma quest'articolo per globartmag.it non usa mezzi termini nel definire quello di Kinkade "un realismo molto commerciale per non dire improponibile" e per chiosare "A noi ovviamente lo stile pittorico di Thomas Kinkade dice poco o nulla, anzi la definiremmo semplicemente irritante".
Se i critici fossero dei tori, le tele di Kinkade sarebbero la "muleta" con cui scatenarli.

Eppure ...

Eppure quest'artista ha guadagnato 53 milioni di dollari dal 1997 al 2005 col suo lavoro. Ovviamente non si tratta solo di quadri, ci sono stampe (anche con effetti di luce riportati sopra da abili artigiani), riproduzioni autorizzate su cd, puzzle, calendari, ecc.
Osteggiato dai critici e dal mercato ufficiale, ha dovuto pensare da se' la promozione e la distribuzione, ed evidentemente c'è riuscito bene. Arrivare in milioni di case statunitensi, 1 ogni 20, non è semplice.
Sembra sia stato oggetto di 120 libri, nonostante trovarne uno in libreria in Italia non sia semplice. Infatti penso di essere stato uno dei pochi italiani a comprare questo bellissimo "Poster Book".
Sul libro in se' non c'è molto da dire: brossura, formato 35x27 cm, 40 riproduzioni, nessuna parte scritta ... un po' caretto a mio avviso, ma si sa: la bellezza non ha prezzo.
Come dice il titolo le stampe sono fatte anche per essere staccate, incorniciate e appese alle pareti. Oppure si può tenere il libro così com'è.

Imho, In My Humble Opinion

In generale, e in particolare in certi ambiti come la pittura o la musica, trovo che sia scorretto stroncare artisti o singole opere che abbiano avuto un clamoroso successo. In altri ambiti meno immediati o molto più soggetti al marketing posso anche accettarlo, ma sempre con qualche margine di dubbio. Se un'opera artistica colpisce a fondo l'animo di molte persone qualcosa di ineressante c'è.
Poi consideriamo anche che non basta fare un quadro figurativo o una musica orecchiabile per ottenere l'apprezzamento di milioni di persone (quanti ci provano senza riuscirci!). E spesso non basta neanche avere una massiccia sponsorizzazione per ottenere questo risultato.
Occorre qualcosa di più.
Dunque partiamo dalla metafora di Nathan Rabin presa da Wikipedia, quella del "mondo in cui tutto è rilassante come una calda tazza di cioccolata calda con marshmallow" e traportiamola dagli USA alla Francia. Dovremo sostituire quindi la tazza ci cioccolata calda con una di tè e i marshmallow con le madeleine e ... ohibò! Ma queste sono le madeleine di proustiana memoria!

Una sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere. Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati madeleine, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto di madeleine. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicessitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della madeleine. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva? Che senso aveva? Dove fermarla? [...] Il gusto era quello del pezzetto di madeleine che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio.

Se il déjà vu proustiano parte dal vissuto personale, i quadri di Kinkade evidentemente attingono all'inconscio collettivo come direbbe Jung. Un'infanzia dell'umanità, un'età dell'oro in cui vagolavamo per quell'Eden che sembra riproporre "Pathway to paradise".
Quei colori, se non puri, quantomeno accesi, ricordano quelli delle illustrazioni infantili. E sempre come nelle illustrazioni infantili i paesaggi sono palesemente innaturali, belli, tranquilizzanti ma falsi. E' evidente che Kinkade parla al nostro "fanciullino" per dirla con Pascoli.
Insomma anche se non abbiamo di fronte un Michelangelo o un Van Gogh, abbiamo comunque un pittore che non è solo un abile cialtrone, ma ha saputo intuire e individuare quella zona traquilla e tranquillizzante dell'animo umano in cui forse siamo stati e in cui forse vorremmo tornare.

Copertina flessibile: 40 pagine
Editore: Andrews McMeel Pub; Copyright ® 2011
Lingua: Inglese
ISBN-10: 1449401287
ISBN-13: 978-1449401283

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