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Ultimo aggiornamento: 15 Aprile 2020 (Germinal - Radis)

Sheol, il luogo del silenzio

La domanda riccorrente è sempre stata Perché fotografo cimiteri.
Perché è dentro di noi l'attrazione-repulsione per questo luogo e in me ha vinto l'attrazione.
Perché la curiosità di conoscere mi ha fatto superare le mura del cimitero "personale", l'emotività ad esso legata.
Perché come fotografo, sono stato sempre alla ricerca del tema inedito, e questo lo era.
Perché più ho approfondito l'argomento e più sono aumentati i motivi di interesse, che non sono ancora soddisfatti.

Nell'introduzione poi l'elenco continua con motivi personali (le sue prime foto), culturali (interesse di conoscere le altre realtà in giro per il mondo) e poetici (echeggiando l'Antologia di Spoon River).
Ce ne sarebbe abbastanza così ma vorrei aggiungere un paio di motivi.
Uno è che una civiltà la riconosci dal culto dei morti, anche se di per sè un esercizio difficile. Prendiamo ad esempio i certosini che hanno, per scelta, le tombe anonime: è mancanza di civiltà forse? O viceversa l'eccesso di personalizzazione della tomba, con sculture, foto, ritratti o sopratomba alla francese (come li chiama nel libro) è forse un eccesso di materialismo verso la morte? Quindi non una questione di quali sono le differenze, ma una questione quantitativa: quanto sono civili? Quanto siamo civili? Quanto siamo evoluti? Quanto siamo uomini?
L'altro motivo è quel essere-per-la-morte heidegerriano a cui ci si avvicina in questi luoghi, sia quando si approcciano in prima persona come familiari, parenti o amici del defunto, sia quando ci si approccia per interesse culturale come nel caso di Tito Livraghi.
Un ulteriore motivo non citato esplicitamente nell'introduzione, ma ben evidenziato nel libro, è quello artistico. Non solo le tombe con i monumenti fatti dai più prestigiosi artisti, vedi ad esempio quelle del Cimitero Monumentale di Milano, ma tutti i cimiteri in generale sono di fatto installazioni artistiche che comunicano quanto di più profondo l'arte possa comunicare.

Il libro

Si tratta ovviamente di un cartonato fotografico e l'autore dimostra una buona competenza e sensibilità negli scatti. Però c'è anche dell'altro: i testi, per quanto sintetici, rappresentano un bello studio antropologico su una buona parte di paesi nel mondo. Se invece di fare il fotografo Tito Livraghi avesse fatto l'antropologo, ne sarebbe uscito un buon libro anche senza illustrazioni.
L'edizione in mio possesso non sembra aver avuto seguito con questo titolo, ma dalle ricerche in Internet ho visto che c'è stato un successivo "Koimetérion" che porta in copertina una delle foto contenute in "Sheol", per cui mi viene da pensare che sia un rifacimento magari aggiornato con nuove immagini.
C'è un filo logico nella narrazione che evidenzia analogie e differenze nei cimiteri non solo da una parte all'altra del globo, ma all'interno della stessa Europa, dove ad esempio il modo di interpretare le inumazioni del nord è totalmente diverso da quello del sud. Da una parte l'essenzialità e la simbiosi con la natura, le tombe sono invisibili nel prato dove si possono riconoscere solo le lapidi e nessuno spazio è concesso alle imamgini. A sud invece ci sono immagini, monumenti, confini della sepoltura e in Francia in particolare troviamo quelle sopratombe, quelle piccole statuine in ceramica che richiamano gli hobby, il lavoro, gli affetti del defunto.
In asia e nel mondo islamico si ritrova quell'essenzialità nordica: basta un scritta per richiamare il ricordo di chi fu e non è più.
Ma ovunque le tombe dei bambini si distinguono dalle altre.

Ascolta: se tutti devono soffrire per comprare con la sofferenza l'armonia eterna, che c'entrano qui i bambini?
Rispondimi, per favore. È del tutto incomprensibile il motivo per cui dovrebbero soffrire anche loro e perché tocca pure a loro comprare l'armonia con le sofferenze.
Perché anch'essi dovrebbero costituire il materiale per concimare l'armonia futura di qualcun altro?
(Dostoevskij, "I fratelli Karamàzov")

In tutti i paesi le tombe dei bambini trasudano un'immensa pietà e allo stesso tempo una perfetta purezza. I dubbi di Dostoevskij sono i dubbi di tutta l'umanità, per quanto diverse siano le fedi religiose.
Tutte le altre tombe sono, alla fine, uguali, perché la morte è una livella.

[...]
Proprio azzeccata 'a tomba 'e stu signore
Nce stava 'n 'ata tomba piccerella,
Abbandunata, senza manco un fiore;
Pe' segno, sulamente 'na crucella.

E ncoppa 'a croce appena se liggeva:
"Esposito Gennaro - netturbino":
Guardannola, che ppena me faceva
Stu muorto senza manco nu lumino!

Questa è la vita! 'ncapo a me penzavo...
Chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!
Stu povero maronna s'aspettava
Ca pur all'atu munno era pezzente?
[...]

(Totò, "A livella")

Autore: Tito Livraghi
Titolo: Sheol - Il luogo del silenzio
Tipologia: cartonato
Dimensioni: 29x24,5
Pagine: 130
Editore: Massimo Baldini Editore
Anno di pubblicazione: Febbraio 1990
ISBN: 88-7161-998-6

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