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Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre 2024 (Nivôse - Tourbe)

Non riesco a scriverlo meglio, L.O.V.E per sempre
Spero che tu lo sappia
Sto mandando una cartolina
Non mi interessa chi vede cosa ho detto
O se il mondo intero sa cosa c'è nella mia testa
(James Blunt, "Postcards")

Cartoline postali illustrate - prima puntata

Le cartoline postali illustrate - Il contesto - Il retro - Selezione e suddivisione

Le cartoline postali illustrate

Le cartoline postali nascono non illustrate un secolo e mezzo fa, ma tralasciando la storia antica che non è di mio interesse, prenderò qui in considerazione le cartoline degli ultimi 50-60 anni. Intendiamoci: esistevano e forse esistono ancora le cartoline "semplici", ma per quel che ne so io l'unico utilizzo pratico era, sul finire del secolo scorso, la partecipazione ai concorsi della Settimana Enigmistica. E anche in questo caso, nonostante la celebre rivista di enigmistica sembra si sia fermata agli anni '50/'60 (vedi i disegni dei rebus o le barzellette), sulla partecipazione ai concorsi si è modernizzata con gli SMS.
Tutto questo era solo per dire che da qui in poi quando parlerò di cartoline intenderò esclusivamente quelle illustrate.
E di cartoline ne avevo già parlato in questa pagina, la prima pubblicata nella sezione libri, e sotto un certo punto di vista la prima in assoluto del sito perché quelle precedenti le considero una specie di gioco, di test per vedere l'effetto che faceva. Non ho intenzione di tornare su libri di cui ho già parlato, ma se dovessi scrivere adesso di quel capolavoro non mi limiterei alle quelle poche righe e due immagini: il fenomeno delle cartoline descritte in quel volume meritava molto di più.

Il contesto

Il contesto nella stragrande maggioranza dei casi in cui venivano spedite le cartoline era in occasione delle vacanze, però vedremo come esistevano anche delle significative eccezioni.
Per chi non c'era o non praticava, specifichiamo che normalmente, credo un po' per tutti, quello delle cartoline era quasi un obbligo, un po' un piacere e un po' una scocciatura. Da parte di chi era in vacanza infatti si trattava di ricordarsi gli indirizzi o addirittura ricordare di portarsi dietro da casa una rubrica con gli indirizzi, scegliere le cartoline, trovare i francobolli (e in certi casi, specie all'estero, era la parte più difficile dell'operazione), trovare il tempo, decidere cosa scrivere e trovare dove imbucare. Sembra tutto banale, eppure in certi casi mi ricordo di essere tornato con delle cartoline non spedite in valigia. Non solo: come destinatario, mi ricordo di cartoline che mi sono state consegnate breve mano per difficoltà o dimenticanza di spedizione.
La parte di (seppur piccola) scocciatura faceva sì che il momento dell'invio venisse rimandato e, complice la lentezza delle poste, succedeva molto spesso che le cartoline arrivassero dopo il ritorno a casa. Si perdeva così in parte il senso dell'invio, poiché si era già parlato delle vacanze e magari si erano già fatte vedere delle foto del posto, però la cartolina ritardataria testimoniava che, nonostante il folle divertimento, c'era stato comunque un pensiero per il destinatario.

Il retro

Tranne qualche doverosa eccezione non pubblicherò i messaggi sul retro delle cartoline, non tanto per motivi di privacy (si tratta perlopiù di nomi di battesimo) quanto perché potrebbe risultare decisamente noioso. A livello globale mi sentirei di suddividere tre tipi psicologici (speriamo che Jung non si rivolti nella tomba per questo mio uso discutibile della definizione da lui coniata).
- I formali: ovviamente non mi riferisco all'uso della terza persona singolare o alla deferenza del messaggio, ma al sentirsi in dovere di usare stereotipi tipo "sono posti meravigliosi" (altrimenti perché ci sei andato?), "ci stiamo divertendo un sacco" (speriamo, altrimenti vi conveniva restare a casa) o banalità del genere.
- Gli spiritosi: la mia umile opinione è che per loro scrivere un messaggio di saluti mette in imbarazzo, magari per timore di cadere nelle banalità di cui sopra (temo di essere entrato anch'io in questa categoria talvolta).
- I concisi: "saluti da", "ciao da" o addirittura "firma-e-basta", forse sono i più onesti, anche perché in teoria a quello servivano le cartoline illustrate.
A proposito di quest'ultima categoria vale la pena di ricordare quella regola il più delle volte trasgredita (al punto che personalmente la ritengo quasi una leggenda metropolitana), per cui nelle cartoline non si poteva scrivere niente di più che i saluti, altrimenti si pagava un sovrapprezzo da lettera. Alcune cartoline contengono praticamente delle piccole lettere per cui, anche se la regola fosse mai esistita realmente, nessun postino si metteva a misurare la lunghezza. E in che modo poi?
Infine un'osservazione molto interessante sulla privacy di questi testi la fa la (curiosamente) recente canzone di James Blunt da cui ho estratto la citazione di cui sopra. Se scrivo qualcosa su una cartolina, anche se il messaggio è personale, evidentemente non m'importa "chi vede cosa ho detto / O se il mondo intero sa cosa c'è nella mia testa". Certo spesso sono dei banali saluti, però se si scrive ad una persona amata la considerazione diventa pregnante, significativa.

Selezione e suddivisione

Ho scelto solo cartoline scritte e spedite: può sembrare banale ma alcune di quelle consegnate a mano sono bianche, e talvolta ho comprato anch'io cartoline intonse come foto ricordo del posto o dell'opera d'arte. Nonostante questo farò una selezione ulteriore perché sono parecchie e non vorrei diventare più noioso di quello che sono già.
Altra precisazione: non si tratta esclusivamente di cartoline inviate a me, molte le ho ereditate e alcune non so neanche da dove arrivino o per chi erano.

Ho scelto di suddividerle per tipologia:
- Cartoline dal mare: dovrebbero essere le più classiche, le più inviate, e invece con mio grande stupore suddividendole mi sono accorto che non erano il gruppo più numeroso.
- Cartoline dalla montagna:
- Cartoline dall'estero: questo è sorprendentemente il gruppo più numeroso, molte arrivano da Francia, Germania o altri paesi europei, quindi sostanzialmente sono non troppo esotiche, ma tante arrivano dall'altro capo del mondo. Come si può intuire molto spesso è difficile stabilire il confine tra questa categoria e la precedente: se la cartolina arriva da una spiaggia greca è una classica cartolina dal mare o una cartolina che arriva dall'estero? Essendo entrambe le cose ho scelto un po' a senso, come mi sembrava più appropriato.
- Cartoline da città varie italiane: spesso si tratta di monumenti.
- Cartoline della Roberta: un'amica con parecchio "buon gusto", o quantomeno con un gusto che condivido in pieno.
- Altre: sono voci a sé stanti però non troppo numerose (ma incredibili!).

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Galleria di immagini (cliccare per vederle ingrandite)


Tutti al mare!

"Tutti ar mare a mostra' le chiappe chiare" cantava Gabriella Ferri. In effetti le vacanze al mare erano all'epoca delle cartoline (ma lo sono ancora credo) le più classiche, scontate; e da lì in poi possiamo supporre che come volume le cartoline dalle spiagge siano sempre state preponderanti.
Quindi possiamo immaginarci come i poveri fotografi, e in generale chi produceva cartoline, siano sempre stati costretti ad inventarsi anno dopo anno qualcosa di nuovo, qualcosa di impattante, di appariscente.
Forse anche per questo se l'espressione "come una cartolina" indica per antonomasia una foto perfetta, ma stereotipata, di un posto ameno, ma abusato, qui troviamo un certo contrasto: siamo ben oltre lo stereotipo, possiamo dire tranquillamente che si oscilla tra il kitsch e il trash.

L'unica cartolina tra quelle a lato che potremmo definire standard, come da definizione, è quella di Porto de Galinhas, a Recife in Brasile, che avrebbe potuto andare nella categoria "cartoline dall'estero" ma che tutto sommato rappresenta una spiaggia, una vacanza al mare, e quindi ho scelto di metterla qui. Forse anche quella che ho riportato come Giochi di luce si potrebbe definire come una bella immagine anche se un po' banale; ma la mancanza di una qualsiasi dicitura che aiuti l'individuazione del posto me la fa catalogare come trash. E' stata spedita sicuramente da una località marina: possibile che non avessero nessuna immagine carina del posto? Era così orrendo?

Sul versante opposto troviamo quelle che riportano le località esplicitate nella foto come quella di Caorle o della vicina Porto Santa Margherita. E, sempre nell'ambito della chiarezza, se quella del Bajamar Hotel è una sfacciata pubblicità, che dire di quella del Villaggio del Sole - International Camping in cui manca solo la via e la mappa per confondere ancor più l'immagine?

Ho una mia personale ipotesi: tutte queste splendide cartoline sono state accuratamente selezionate, non sono state prese a caso tanto per mandare un pensiero ad amici e parenti. La situazione è facilmente immaginabile e condivisa per chi ha fatto questo tipo di vacanza (più o meno tutti): siamo al mare, di giorno siamo in spiaggia e di sera andiamo a fare i due passi nel paesino. Sera dopo sera sempre quelle vie, sempre quei negozi. Magari una sera si prende una macchina o ci si inventa qualcosa di diverso, ma le altre sere il relax sfiora la noia. Ecco quindi che una sera si dedica ad acquistare e scrivere le cartoline: c'è tutto il tempo del mondo per sceglierle, anzi più ci si mette più ci si distrae.
E qui si spiega quel cercare di essere sempre nuovi e impattanti per chi le produce. Se aggiungiamo a questo che magari la scelta della spiaggia nostrana potrebbe essere in molti casi indice di una certa semplicità di gusti, possiamo capire come i fotografi ricorrano spesso a tramonti al limite del reale, come quello della Riviera Ligure, o quello dei Saluti dalla Calabria o quello di Marina di Palizzi. E possiamo capire anche l'abuso della "quinta fotografica" come per il panorama di San Vigilio (d'accordo è lago, non mare, ma il concetto è uguale) oppure per la veduta di Oneglia o per lo scorcio della spiaggia di Palinuro.

Eh, no: tutti in montagna!

Una volta l'umanità sembrava (ad una superficiale analisi) divisa in due categorie: quelli delle vacanze mare e quelli delle vacanze montagna. In realtà a ben guardare ci sono sempre stati quelli che non sceglievano né uno né l'altra, ma li vedremo in un prossimo futuro.

Per loro natura le cartoline montane tendenzialmente erano, passatemi il termine, "serie": un bel paesaggio immortalato con cura da un professionista, così bello e perfetto da non dire niente, da sembrare la classica cartolina per l'appunto. Così è per esempio per l'immagine del lago di Antrona, forse un po' meno per il suo rifugio con l'immagine tagliata miseramente da dei cavi nonché appesantita (ma resa reale!) dall'affollato parcheggio.

Ma con un'accurata selezione vorrei mostrare come la creatività canaglia degli artisti delle cartoline sia riuscita ad incidere anche sulla purezza delle montagne. E per cominciare mi chiedo qual è stato il periodo di svolta dell'umanità quando qualcuno ha deciso che un'immagine unica per un'intera cartolina era troppo poco.
"Il nostro posto è così bello che dobbiamo mostrare di più, dobbiamo far schiattare dall'invidia chi riceverà i nostri saluti!"
Questa deve essere stata la molla che ha spinto sia il "creator" che il "target" (l'acquirente tipo) verso queste griglie di immagini, nelle quali si vede poco ma si vede di tutto. Diciamo che va un po' meglio con la divisione in quattro, però anche quando l'immagine non è divisa, come resistere al tentativo di rinchiuderla in una splendida cornice esplicativa?
E su questa scia non ho resistito all'idea di includere Riva del Garda, che non è esattamente in montagna, ma ne è quantomeno circondata. Come resistere a quella splendida cornice ad archetti abbelliti dai fiori?

Ma se da un lato c'è chi vuole includere il meglio del circondario in un'unica immagine, dall'altro lato c'è chi trova il soggetto troppo grande per essere abbracciato da un'unica cartolina, e preferisce sintetizzarlo in un unico, piccolo particolare, com'è il caso del Parco Nazionale dello Stelvio riassunto da due Hieracium villosum

Infine: montagne va bene, ma non dimentichiamoci dei castelli, quello di Merano e quello di Coira, ad esempio, che indubbiamente aggiungono un ulteriore tocco di fiabesco alle montagne che ne sono già ricche di loro.

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