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La strana coppia
Nei libri che parlano di pipe, anche quando vogliono essere tecnici, il lirismo si spreca.
Gli autori cercano sempre disperatamente di trasmettere con le parole il piacere che si prova in questo atto magico,
di ricostruire con immagini talvolta azzardate le sensazioni procurate dall'effimero fumoso rito e
questo è perfettamente capibile da parte di chi fuma ma è, credo, intuibile anche da parte di chi non fuma:
la pipa è edonismo, la pipa è prendere tempo per sé stessi, la pipa è poesia!
Ma a riportarci alla dura realtà è una tra le perle (pessimistiche) di saggezza della
legge di Murphy:
"Una pipa dà al saggio il tempo per riflettere, all'idiota qualcosa da mettere in bocca".
E' giunto il momento di entrare insieme nel lato oscuro della pipa, ma prima di arrivare a giuste e sagge conclusioni dovrò un po' per forza di cose
e un po' per interesse personale, parlare anche del lato tecnico per i non addetti al fumo, divulgativo per i pipaioli incalliti.
Insomma prenderò spunto da alcune mie pipe per tirare delle conclusioni che mi faranno poi guadagnare una condanna in contumacia da diversi pipa club.
Due eccellenze nel mio modesto parco pipe
L'unica cosa che accomuna queste due pipe, oltre all'appartenenza alla stessa classe di oggetti, è la fascia di prezzo.
Indicativamente, anzi piuttosto approssimativamente poichè vado a memoria ed è passato parecchio tempo (vent'anni per l'una, dieci per l'altra),
stiamo parlando di prezzi che vanno dai centoventi ai duecento euro circa.
Per me siamo nella fascia "molto care", per un collezionista serio siamo nella fascia medio-bassa.
Per quello che riguarda le differenze invece la principale è che una è artigianale mentre l'altra è industriale.
Quella artigianale è una "Le Nuvole",
L'ho acquistata direttamente nel laboratorio a Pesaro dall'artefice Maurizio Tombari con cui ho potuto avere degli approfondimenti non solo sulla fabbricazione,
ma anche sulle problematiche che riguardano il mondo dell'artigianato.
Gli artigiani partono svantaggiati rispetto alle realtà più grosse già dall'acquisto della radica: i cioccaioli danno la precedenza a chi compra di più e compra tutto,
anche i ciocchi meno pregiati.
Mentre invece per loro natura gli artigiani, dovendo per forza lavorare con la qualità, cercano solo i pezzi migliori, o relativamente migliori, che riescono a trovare.
Ma anche tra questi, quando nelle fasi finali emerge il minimo difetto, sono costretti a rinunciare alla "fiammata" piuttosto che a "l'occhio di pernice",
ovvero alla radica verniciata in modo trasparente con le venature ben in evidenza e fanno, come in questo caso, una rusticatura piuttosto che qualche altra lavorazione,
il che è assolutamente preferibile a chi fa stuccature e poi rivernicia pesantemente.
Per capire meglio cosa si intende per difetto rimando a questa mia
"pagina Web del 30 Luglio 2021".
Ovviamente questo passaggio fa scendere il prezzo finale del prodotto, che però più di tanto non può scendere per necessità di sopravvivenza,
considerato che il tempo di lavorazione e i costi vivi dei materiali e delle attrezzature ci sono comunque.
Ecco quindi che questa pipa artigianale posso dire che più o meno, mi è costata come la pipa "industriale"
Savinelli comprata nel negozio della ditta
in centro a Milano.
Ora la parola "industriale" l'ho messa tra virgolette perché in realtà si tratta più di una differenza di dimensioni dell'azienda, perché da quel che so
(non ho mai visitato lo stabilimento di Savinelli) dovrebbero esserci comunque degli artigiani dietro.
La fabbricazione di una pipa in radica dubito che si possa completamente automatizzare partendo dal ciocco.
La parziale conclusione a cui volevo arrivare è che queste tre cose che possiamo vedere, ovvero fiammata verticale, assenza di difetti, lavorazione elegante
fanno sì che se questa stessa pipa fosse stata prodotta da un artigiano sarebbe costata ben di più.
Ovviamente entrambe le pipe dal punto di vista pratico funzionano molto bene.
Così come funzionano molto bene tutte le pipe in radica pescate dal "cesto a prezzo unico" che si può trovare presso molti tabaccai,
che alla fine poi sono gli scarti per difetti di radica o altro della selezione, dell'élite, di cui sopra.
Dalle stelle alle stalle (esteticamente parlando)
Esteticamente ed economicamente parlando scendiamo di brutto: qui abbiamo
una chioggiotta e una Falcon.
La prima, come dice il nome, è la pipa tradizionale fatta a Chioggia con la terra di fiume cotta al forno e il bocchino fatto con un rametto di marasca.
La seconda invece è un brevetto del 1936 dell’Ing. Kenley Bugg: la base della pipa è tutta di metallo, tranne il bocchino, e su questa si possono avvitare diversi fornelli,
con diverse forme ma che concettualmente sono sempre dei cilindri cavi, quindi semplici da lavorare e perciò economici da produrre.
Per entrambe le tipologie stiamo parlando di qualche decina di euro l'una, nulla di paragonabile alle categorie di cui sopra.
Entrambe hanno però un piccolo difetto che me le farebbe sconsigliare a chi si approccia per la prima volta ad una pipa: scottano!
La terraccotta della chioggiotta, peraltro poco spessa, non isola dal calore della brace che si consuma al suo interno,
per cui questa pipa va tenuta dal bocchino coerentemente lungo, oppure va fumata con dei guanti (non molto elegante direi).
Nella Falcon invece è evidente che la base in metallo se da una parte aiuta a raffreddare il fumo, gran pregio di questa pipa, dall'altra di suo scotterà,
quindi bisognerà tenere la pipa per la parte in legno del fornello.
Per il resto ci sono anche grandi pregi: nella chioggiotta si può saltare da un tabacco all'altro senza che questa si impregni, è terracotta e non legno,
mentre nel caso della Falcon si possono tenere una o più teste dedicate alle singole tipologie di tabacco con poca spesa e poca occupazione di spazio.
Antagonismo
E arriviamo alla nota dolente. Riprendo la mia affermazione iniziale: nei libri sulle pipe il lirismo si spreca. Ma è giusto che sia così: la pipa è poesia, e per averne un'idea saliamo molto in alto, come un albatro, e prendiamo ad esempio Baudelaire:
Je suis la pipe d’un auteur; |
Sono la pipa di uno scrittore: |
Questo è lo spirito giusto!
Nella realtà di quanto ho scritto poc'anzi invece possiamo vedere invece come anche le pipe sono spesso portate nell'
Agone.
Nel primo caso c'è una gara non esplicitamente dichiarata: la collezione.
Indubbiamente si parte a collezionare degli oggetti per amore, ed è veramente anomalo quando non è così.
Può succedere, purtroppo, per oggetti particolarmente preziosi che si faccia una collezione con intenti puramente speculativi, però credo che alla fine si finisca comunque per apprezzarli.
Ma anche partendo con le migliori intenzioni, ad un certo punto scatta la competizione, ci si confronta con altri collezionisti, ci si fa belli parlando o mostrando la propria creatura
e alla fine si cerca di superare i concorrenti. Succede anche nelle collezioni minori, solo che qui si va più a quantità che a qualità.
Se nei film o nei romanzi qualcuno cerca di portare la bella di turno nel proprio appartamento con la scusa di mostrarle la collezione di farfalle o di stampe cinesi,
nella realtà c'è il serio rischio che purtroppo questa non sia una scusa.
Questo spiegherebbe anche il calo della libido con il conseguente crollo delle nascite nella società odierna.
Però bisogna anche ammettere che se ben conservate e tramandate, le collezioni nella loro interezza trasmettono cultura, memoria e preservano testimonianze e contesti che rischierebbero
di cadere nell'oblio.
Nel secondo caso prendo spunto per parlare di una gara vera e propria: la gara del fumo lento.
Come dicevo la chioggiotta e la Falcon, come anche altre tipologie, scottano per definizione.
Però anche le più amichevoli pipe in radica possono diventare incandescenti se si tira come forsennati e questo succede quasi sistematicamente, se posso dire così, agli inizi della carriera.
Per evitare lo spiacevole fenomeno e i suoi effetti collaterali ci sono tre cose da fare sostanzialmente: tenere costantemente il tabacco pigiato in giusta misura durante la fumata,
tenere il giusto ritmo nel tirare e (per i neofiti) non stufarsi se la pipa si spegne (non succede niente: si può riaccendere tranquillamente).
Ora secondo me qualcuno ad un certo punto della storia si sarà chiesto: come fare per sottolineare la mia capacità di tenere la pipa accesa sempre, o il più possibile,
senza che scaldi mai?
Come misurarmi con altri per stabilire questa mia superiorità?
Credo siano nate così queste (filosoficamente terribili) gare: tre grammi di tabacco, tre fiammiferi, e chi la tiene accesa più a lungo ha vinto.
Se si trattasse di una prestazione sessuale avrebbe già più senso. Ma forse neanche in quel caso. Come dice Mandy in
Animal House:
"Tesoro durerà ancora molto? Perché inizia a farmi male il braccio."
Dal mio punto di vista sarebbe come andare a fare una passeggiata in compagnia, in una bella giornata di primavera, per ammirare la natura in fiore, e all'improvviso sentirsi dire:
"Facciamo a gara per chi riconosce più fiori?".
Perché?
Perché ci deve essere sempre un primo e un ultimo?
Perché non ci si può fare una bella fumata senza cercare di umiliare gli altri?
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