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Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre 2021 (Brumaire - Alisier)

Un uovo: come sentirsi un piccolo zar

Un po' di storia a mo' di introduzione

In questo periodo c'è chi festeggia Halloween: non l'ho mai capito. Da un anno ad un altro ci siamo trovati a dover festeggiare Halloween, un festa che in Italia non c'era mai stata, ma che creando business è diventata indispensabile. Mi dispiace, ma appartengo ad un'altra generazione e per me Halloween è, come il 4 Luglio, la festa di qualcun altro.
C'è anche chi in questo periodo dell'anno, sempre per motivi consumistici, si sente obbligato a prepararsi al Natale: io invece sto con Massimo Cirri che dalla trasmissione radiofonica Caterpillar ha coniato lo splendido slogan "Natale a Natale".
Se proprio devo essere anticipatore delle festività preferisco parlare, in perfetta controtendenza rispetto al marketing, di uova di Pasqua. E non vale lo slogan "Pasqua a Pasqua" perché non c'è mai stato nessun motivo consumistico per anticiparla pesantemente: per fortuna almeno la Pasqua è rimasta abbastanza pura.

Sulle tradizioni dell'uovo di pasqua rimando alla solita Wikipedia: a volte approfondire anche soggetti quotidiani che si danno per scontati può rivelare delle sorprese ed essere quindi molto interessante.
Per sintetizzare possiamo dire che l'uovo ha rivestito da sempre nella storia un significato sacro, in particolare come simbolo di nascita e quindi di rissurezione per il cristianesimo, e da qui la tradizione di regalarsi le uova di gallina nel periodo pasquale. Ecco quindi che possiamo arrivare all'inizio della nostra storia quando lo zar Alessandro III Romanov decide di regalare a sua moglie, la zarina Marija Fëdorovna non il solito uovo di gallina dipinto di rosso, ma un preziossimo uovo commissionato ad un gioielliere: Peter Carl Fabergé. E questo fu il primo di una lunga tradizione.
Com'era quest'uovo? Citando Wikipedia:

L'uovo, di colore bianco con smalto opaco, aveva una struttura a scatole cinesi o a matrioske russe: all'interno vi era un tuorlo tutto d'oro, contenente a sua volta una gallinella colorata d'oro e smalti con gli occhi di rubino. Quest'ultima racchiudeva una copia in miniatura della corona imperiale contenente un piccolo rubino a forma d'uovo.

Quest'uovo, brutalmente batezzato Uovo con gallina, è ora esposto insieme ad altre 14 uova a San Pietroburgo grazie all'acquisizione di Viktor Feliksovic Veksel'berg. Il magnate russo afferma di averle acquisite perché "importanti per la storia e la cultura russa", e in effetti gli fa onore il fatto di averle esposte al pubblico.

Venendo a noi

Cos'è che mi ha affascinato in questi preziosissimi pezzi di orificeria?
Come oggetti di lusso (esagerato) non fanno in me nessuna presa. Come oggetti storici evocano in me l'iconica scena di Fantozzi e Filini alle prese con "fuffi", il cane della contessa Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, che in realtà:

Si chiamava Ivan il Terribile Trentaduesimo, discendente diretto di Ivan il Terribile Primo, appartenuto allo Zar Nicola, leggendario campione di caccia al mugiko nella steppa e fucilato come nemico del popolo durante la Rivoluzione di ottobre sulla Piazza Rossa.

Non posso che sentirmi dalla parte dei due impiegati invitati alla cena della megaditta ma riconosciuti dal cane come sottoposti.
Le uova di Fabergé mi affascinano, dalle foto e dalle descrizioni (prima o poi andrò a vederle dal vero), perché sono realmente degli oggetti d'arte, di grande arte. "Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione" come recitava il Perozzi in "Amici miei", e in questo caso di genio si può parlare. Sulla velocità d'esecuzione non possiamo pronunciarci, ma quanto a fantasia ed intuizione non c'è dubbio che Peter Carl Fabergé abbia dato il massimo.

Ora però non avendo le finanaze di Veksel'berg, per fare un regalo che speravo potesse entusiasmare sia me che chi doveva riceverlo, ho dovuto ripiegare su qualcosa di meno imprtante. Ed eccoci quindi arrivati al nostro uovo.
Il "vorrei ma non posso" non mi ha fatto precipitare nell'abisso (peraltro creativo) del trash: si tratta comunque di un oggetto pregevole, pur essendo tarato su di un rapporto qualità prezzo leggermente inferiore ai milioni di euro richiesti dagli originali.
La matrice è chiara: il disegno esterno richiama quello dell'Uovo dell'incoronazione, mentre il colore richiama quello dell'Uovo del Caucaso.
L'interno si discosta un po' dai preziosi originali che avevano carillon più sofisticati, mentre questo evoca più una semplicità proletaria, molto naif. La giostrina, che fa anche funzione di caricamento, ricorda molto la giostra di Marino Moretti:

Un giro da un soldo, un giro,
nei regni assurdi, che dà
intera la felicità
con un po' di capogiro!

Voglio un cavallo di fuoco
insofferente al mio freno,
che non mi faccia nemmeno
pensare al facile giuoco!

(gira nel mezzo un ronzino
cieco: è lui che ci procura
l'illusione sicura
del bel galoppo, il meschino!);

o una carrozza lucente,
in cui sdraiarmi e sognare,
che non mi faccia pensare
che sono ricco con niente!

E a sottolineare quest'atmosfera ovattata c'è anche la musica del carillon, che quando non ricorda i duelli da film western di Sergio Leone è sempre evocativa di quella quasi tristezza, intima, privata, di chi richiama a sè i ricordi, dolci o tristi, di emozioni e immagini mai del tutto perdute nella memoria.
In fondo in fondo siamo tutti un po' crepuscolari.

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