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Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre 2024 (Vendémiaire - Tomate)

Nel biglietto accompagnatorio (8 novembre 1993) è scritto fra l'altro:
"... è davvero (e si sente) improvvisato, senza neanche una correzione, sul Macintosh.
Ti accludo una foto di allora, in officina. Tu hai la 32, che nacque 22.
Ruth e io vivevamo in una stanzetta minuscola, davanti alla fabbrica,
svegliati al mattino dalla sirena".
(Gianni D'Elia su Franco Fortini, "Congedo della vecchia Olivetti", 1996)

Lettera 22 e Miny

Non voglio fare assolutamente una "operazione nostalgia", anche perché questi oggetti non mi appartengono come generazione, di fatto li ho ereditati. Voglio solo parlarne perché li trovo interessanti, e perché mi sembra che abbiano una storia e molti rimandi.


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Olivetti Lettera 22

Questa macchina da scrivere è decisamente famosa, per non dire che è stato forse il prodotto più famoso dell'azienda più famosa in Italia (ma anche nel mondo non scherzava). Il modello Lettera 22 è stato prodotto dalla Olivetti non ad Ivrea (con la sua "cerulea Dora"), bensì in "quel dolce paese che non dico" laddove c'è anche "Vill’Amarena a sommo dell’ascesa / coi suoi ciliegi e con la sua Marchesa".
Adoro Gozzano!
E per restare in ambito assolutamente poetico, se dal punto di vista estetico è una creatura dell'architetto e designer Marcello Nizzoli, pare che dal punto di vista marketing c'abbia avuto a che fare anche Franco Fortini (vedi la citazione iniziale), all'epoca impiegato alla Olivetti seppure in distaccamento a Milano.

L'elenco degli utilizzatori famosi di questo magico strumento che c'è su Wikipedia, lascia a bocca aperta: Pier Paolo Pasolini, Enzo Biagi, Cesare Marchi, Indro Montanelli, Philip Roth, Carlo Biotti, Günter Grass. E molto probabilmente la lista non è neanche completa!
Non è difficile capire il perché del successo: ha un design compatto, è leggera, è fatta benissimo e prova ne è che dopo tutti questi anni funziona ancora perfettamente, ma soprattutto è bella. E' molto bella.
Quindi anche se non si usa più si può tenere come soprammobile che fa la sua bellissima figura, però se si vuole usare si possono tranquillamente trovare ancora i nastri che ho scoperto (incredibilmente) si producono ancora!

I cugini di campagna

Verificando su Wikipedia al link di cui sopra la voce relativa all'oggetto mi sono imbattuto anche in una canzone de I Cugini di Campagna che si chiama Lettera 22 per l'appunto. Pensavo di essermi perso una perla degli anni '70, primi anni '80, quando la band era all'apice del successo, ma poi ho scoperto che la canzone è recentissima, presentata al Festival di Sanremo 2023, quindi dell'anno scorso.
Ma le sorprese non sono finite qui: la canzone è in realtà dei "La Rappresentante di Lista", ovvero di Dario Mangiaracina, classe 1985, e Veronica Lucchesi, classe 1987. Entrambi sono giovanissimi rispetto alla nostra macchina da scrivere, o meglio: giovanissimi rispetto a tutte le macchine da scrivere, quindi faccio loro tanto di cappello per aver avuto quest'ispirazione.

Riguardo al video però andiamo oltre: io credo che se avesse potuto vederlo Tommaso Labranca sarebbe andato in estasi (ma sicuramente l'avrà già visto da lassù).
Se il testo rappresenta una volta tanto una lettera/poesia d'amore, il video sceglie di partire dal cliché della crisi di coppia, che non è esplicitata ma è palpabile: i due sono a casa che pensano rispettivamente l'uno all'altra ma evidentemente "se non sono insieme ci sarà un perché", parafrasando Riccardo Cocciante e Mina Mazzini. Ad un certo punto lui vorrebbe scrivere a lei quanto la ama, ma accidentalmente i moderni device non rispondono. Quindi che fare?
Ecco che in un mobile c'è la fida Lettera 22, che non ha bisogno di corrente né tantomeno di connessioni varie. Da notare che questa era visibile fin dalle prime inquadrature secondo una delle regole auree dei film: se in una scena viene mostrata una pistola, prima o poi verrà usata.
Quindi infilato il foglio nella macchina lui scrive e ... cosa scriverà mai? Ovviamente il testo della canzone, che più bella dichiarazione d'amore non c'è, quindi la imbusta e, come si faceva nella preistoria prima dell'avvento di Internet, corre da lei e infila la busta sotto la porta.

Inframmezzate alla storia ci sono le inquadrature del nostro gruppo che suona e canta la canzone, e qui raggiungiamo l'apice dell'estetica del video.
Ora, per chi non li conosce, precisiamo che una delle immagini più iconiche de I Cugini di Campagna è quella dove hanno un look che ricorda molto quello dei Beatles nel disco "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band". Ovviamente in questo nostro video siamo nel 2023: potevano essere diversi? Più consoni ai look attuali?
Potevano, ma loro sono I Cugini di Campagna, e restando perfettamente coerenti con sé stessi hanno divise assolutamente luccicanti con un look come poteva esserci solo negli anni '60/'70!
Qui siamo ben oltre il clamoroso ritardo sul tempo massimo del trash, e il risultato è assolutamente estasiante!

Registratore miny    Registratore miny    Registratore miny    Registratore miny   

Registratore a bobina aperta Miny

Mi fanno ridere quelle immagini con l'audiocassetta e la matita accompagnate con frasi stupidine tipo "i giovani d'oggi non capiranno mai che cosa lega questi due oggetti". Visto che i riproduttori/registratori per le audiocassette li vendono ancora (per il momento) non mi sembra proprio una cosa impossibile che un "Gen Z" possa capire il meccanismo di riavvolgimento senza consumare corrente. Essere giovani non implica essere scemi!
E comunque non mi sembra il caso di vantarsi di essere vecchi.
A questi "vecchi saggi" devo dare una brutta notizia: le audiocassette non erano e non sono la più vecchia forma di registrazione e riproduzione su nastro: poco prima (anche se Wikipedia le dà dello stesso periodo) ci sono state le più ingombranti Stereo8.
Precedentemente e parallelamente alle Stereo8 e alle audiocassette c'erano le registrazioni su bobina aperta. Ovviamente era impensabile vendere musica su questi supporti, per cui registratori a nastro di una certa qualità si usavano per registrare dai vinili e poi riascoltare la musica senza consumare i preziosissimi dischi a 33 o a 45 giri.
Questi registrtori in realtà non sono del tutto scomparsi, perché come ci dice Wikipedia al link di cui sopra:

L'utilizzo delle bobine a nastro aperto, può competere in qualità sonora con i sistemi digitali; molti artisti di tutti i generi preferiscono il nastro analogico per via di una serie di gusti personali, non ultimo la possibilità volendo, di dare un certo calore al suono di queste registrazioni. In modo analogo ai sistemi digitali, i toni bassi possono essere aumentati, creando la percezione di un suono più ricco, gli alti livelli tramite compressione del livello audio, per rendere maggiormente gradevole la riproduzione del brano in particolari circostanze. Un ulteriore aspetto tecnico è la saturazione del nastro, la quale produce una forma di distorsione apprezzata da diversi musicisti rock e blues.

Ovviamente non è il caso di questo "Miny": le dimensioni del registratore e del nastro e il fatto che abbia una maniglia che lo rende portatile, nonché l'alimentazione a pile, ne suggeriscono immediatamente altri usi, o meglio: di fatto lo vincolano ad altri usi.
Possiamo immaginare il più banale: un regalo per bambino o ragazzino per divertirsi a sperimentare la registrazione delle propria voce o quella degli amici. Oppure la registrazione di qualche lezione o conferenza se si ha la fortuna di trovarsi vicino all'oratore (dubito che il microfono fosse tanto sensibile), o l'invio di nastri ai nonni con la voce registrata del nipotino (avendo cura precedentemente di regalare ai nonni lo stesso registratore).
Non sono riuscito a reperire molte notizie sull'oggetto in sé, tranne il fatto che deve essere stato molto diffuso: ce ne sono parecchi in vendita in Internet, e c'è perfino un video su Youtube che lo presenta, lo descrive più che altro, ma senza dare notizia particolari sulle sue origini.
Un giorno o l'altro lo proverò e scommetto che scoprirò che funziona ancora: il "Made in Japan" è una garanzia.

Una curiosità dell'epoca

Una curiosità che vale come esempio: un registratore analogo, ma in realtà molto più sofisticato del nostro, compare in una scena di un sceneggiato del 1970, "Un certo Harry Brent" uno di quelli tratti dai romanzi di Francis Durbridge con uno strepitoso Alberto Lupo.
In questa scena il commissario Alan Milton (interpretato da Roberto Herlitzka) è in casa di un sospettato e risponde ad una telefonata: l'inquadratura alla fine della telefonata si sposta sotto il mobile dov'è il telefono e ci mostra un registratore a bobine che sta ancora registrando. Ovviamente la registrazione è funzionale alla trama, e infatti verrà ascoltata successivamente da chi non dovrebbe.
Questa scena è una di quelle che in generale mi sono rimaste impresse perché sono un maledetto pignolo che non ha nessuna sensibilità verso lo sforzo immane che tocca ai romanzieri e agli sceneggiatori che devono costruire le trame: non è possibile che due persone in una stanza silenziosa, a un metro di distanza dal registratore in funzione non sentano alcun rumore e non si accorgano di niente. Al di là del rumore della partenza che forse potrebbe non esserci se elettronicamente fosse stato gestito molto bene, ma il fruscio del nastro, delle bobine, il rumore dei motori che trascinano, tutto questo avrebbero dovuto sentirlo!

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