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Ovviamente sto per parlare del libro capolavoro di Tolkien e non della sua trasposizione cinematografica (ma perché devono sempre rovinare tutto per principio?).
Non ho trovato traccia di un viaggio di Tolkien a Verona.
A diciannove anni era stato in Svizzera, poi durante la prima guerra mondiale ha combattuto in Francia, ma sembrerebbe che non sia mai stato in Italia.
Sembrerebbe ...
Però la Chiesa di San Zeno sembra aver clamorosamente offerto
spunto per la creazione de "Il signore degli Anelli" (come minimo, ma forse, chissà, anche de "Lo Hobbit").
Se ha ispirato il Bardo,
sia per "Giulietta e Romeo" che per "I due gentiluomini di Verona", è ovvio che Verona può aver ispirato anche
John Ronald Reuel Tolkien.
Ed ecco quindi la dimostrazione di come l'iconografia romanica veronese dovrebbe aver ispirato direttamente il più grande romanzo fantasy di tutti i tempi.
Gandalf salvato dall'aquila
"E le aquile delle montagne volarono in lungo ed in largo, e videro molte cose: il riunirsi dei lupi ed il radunarsi degli Orchetti;
ed i Nove Cavalieri andare qua e là attraverso i paesi; ed ebbero sentore della fuga di Gollum.
Incaricarono allora un messagero di portarmi queste notizie. (da "La compagnia dell'anello", libro secondo, "Il consiglio di Elrond") |
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La porta di Moira
"Le porte dei nani non sono fatte per essere viste quando sono chiuse", disse Gimli.
"Sono invisibili, ed i loro padroni stessi non possono trovarle o aprirle se il segreto che le governa è stato obliato". (da "La compagnia dell'anello", libro secondo, "Un viaggio nell'oscurità") |
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L'apertura della porta
"Ci sono!", gridò.
"Certo! Certo! Assurdamente semplice come tutti gli enigmi, una volta scopertane la soluzione." (da "La compagnia dell'anello", libro secondo, "Un viaggio nell'oscurità") |
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Il Balrog
Qualcosa giungeva alle loro spalle.
Non si riusciva a distinguere cosa fosse: era come una grande ombra, nel mezzo della quale si trovava una forma scura di dimensioni umane, o anche più grossa;
potere e terrore parevano sprigionarsi da essa e precederla. (da "La compagnia dell'anello", libro secondo, "Il ponte di Kazhad-dùm") |
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Il corno di Boromir
D'un tratto risuonò il richiamo roco e profondo di un corno; le sue note s'infransero sulle colline, echeggiando nelle caverne,
dominando come un urlo il ruggito delle cascate. (da "Le due torri", libro terzo, "L'addio di Boromir") |
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Halbarad Dùnadan
Ma questo è il regno di Re Théoden.
Nessuno ha il diritto di cavalcarvi se non con il suo permesso. Chi siete? E perché avete fretta? (da "Il ritorno del re", libro quinto, "Il passaggio della Grigia Compagnia") |
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Gli Haradrim Allora Théoden si accorse di lui, e non attese l'assalto, ma gridando qualcosa a Nevecrino si lanciò alla carica. Grande fu il fragore del loro urto. Ma la bianca furia degli uomini del Nord era più ardente, ed i loro cavalieri dalle lunghe e decise lance erano più abili. Meno numerosi, riuscirono ad aprirsi un varco tra i Sudroni come un incendio in una foresta. In mezzo alla calca lottava Théoden, figlio di Thengel, e la sua lancia si frantumò nell'abbattere il capitano nemico. Sguainata la spada si lanciò contro lo stendardo, colpendo al tempo stesso asta e cavaliere; il serpente nero fu abbattuto. I superstiti della cavalleria volsero allora le spalle e fuggirono lontano. (da "Il ritorno del re", libro quinto, "La battaglia dei campi del Pelennor") |
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Le navi nere
E mentre rideva, nella disperazione mirò ancora le navi nere e alzò la spada in segno di sfida. (da "Il ritorno del re", libro quinto, "La battaglia dei campi del Pelennor") |
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