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Questa è l'epoca delle materie di nuovo tipo.
L'epoca della plastica.
Memoria di plastica, classe di plastica, raccomandato di plastica.
Sembra pesante è leggera, sembra cedevole è resistentissima.
Insomma è l'epoca di tutto ciò che sembra ma non è.
(Marcello Marchesi)

Ultimo aggiornamento: 07 Settembre 2024 (Fructidor - Eglantier)

Plastica!


Il laureato - Plastica! - Gino Bramieri: Moplen - Fino ai giorni nostri

Il laureato

"Il laureato" è il celeberrimo film del 1967 che rappresenta l'esordio col botto (cioè con le sue due prime candidature all'Oscar e al Golden Globe) di Dustin Hoffman.
Se devo essere onesto di questo film la trama non mi ha mai entusiasmato, perché da una parte è un po' banalotta trattando di argomenti poco interessanti dal mio punto di vista, come il momento di crisi tra la fine di un ciclo della vita, quello scolastico, e l'altro, quello lavorativo, l'incomunicabilità generazionale, col giovane che non riesce a comunicare con gli adulti di mezza età. Dall'altra parte invece è piuttosto surreale, con questa signora di mezz'età che seduce il ventenne, al punto che se fossimo nel porno si potrebbe parlare di una "casalingua"; ma il porno almeno non si fa problema sul realismo o quantomeno la verosimiglianza dei plot, non è richiesto (o almeno così mi dicono).
Non ho letto il romanzo da cui è tratto, ma ottimisticamente spero sia migliore del film dato che l'autore, Charles Webb, ha disconosciuto la versione cinematografica.
Se però il plot non è 'sto granché, tutto il resto è ai massimi livelli. La regia è ottima, e ottime sono le inquadrature. Il protagonista è il massimo come cantava Luca Carboni: ...intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film". Non spetta ad un non-cinefilo come me giudicare, ma credo che sia uno degli attori più versatili e più bravi in assoluto. Nella fattispecie il suo nome è talmente legato a questo film da entrare quasi a far parte del titolo, "Il laureato con Dustin Hoffman". Questo senza nulla togliere agli altri attori che sono comunque stati all'altezza.
Ma sono due gli aspetti che hanno resto questo un film "cult": se uno come si è detto è Dustin hoffman, l'altro è la colonna sonora di Simon e Garfunkel. Si tratta di solo tre canzoni, ma che canzoni! Stiamo parlando di "The sound of silence", "Mrs Robinson" e "Scarborough Fair". Le prime due in particolare sono entrate nell'olimpo della musica leggera pur restando legate al film.

Plastica!

E arriviamo al punto: nonostante sia un film famosissimo, parlando con alcune persone che l'hanno visto e apprezzato, mi sono accorto che nessuno ricordava la scena con la famosa battuta: "Plastica!".
Lo trovo veramente incredibile, anche perché come segnala Wikipedia questa citazione compare nel "AFI's 100 Years... 100 Movie Quotes", ovvero nella "lista delle cento migliori citazioni cinematografiche di tutti i tempi tratte da film statunitensi, stilata nel 2005 dall'American Film Institute". Precisamente compare al numero 42, tra "Noi rapiniamo banche" ("We rob banks") di "Gangster Story" e "Avremo sempre Parigi" ("We'll always have Paris") di "Casablanca".
Effettivamente ci sono citazioni che potrebbero aver senso anche decontestualizzate, cioè che potrebbero essere apprezzate anche da chi non ha visto il film, come ad esempio la celebre frase "Amare significa non dover mai dire mi spiace" ("Love means never having to say you're sorry") di "Love Story"; e viceversa ci sono citazioni come quella che stiamo analizzando che non hanno senso se non si ha presente la scena.
La scena in questione è volutamente surreale e raggiunge il grottesco strappando un sorriso allo spettatore. Siamo nella festa di laurea del nostro Benjamin Braddock e lo vediamo tra lo spaesato e lo spiazzato, tormentato dai dubbi sul suo futuro e frastornato da quei signori di mezza età con cui capisce di non aver molto in comune. Uno degli ospiti, il signor McGuire, lo prende in disparte:

McGuire: Voglio dirti una parola. Solo una parola.
Benjamin: Sì signore.
Mr. McGuire: Mi stai ascoltando?
Benjamin: Sì.
Mr. McGuire: ... Plastica ...
Benjamin: Esattamente cosa intende?
Mr. McGuire: C'è un grande futuro nella plastica. Pensaci. Ci penserai?

Mr. McGuire: I want to say one word to you. Just one word.
Benjamin: Yes, sir.
Mr. McGuire: Are you listening?
Benjamin: Yes, I am.
Mr. McGuire: ... Plastics ...
Benjamin: Exactly how do you mean?
Mr. McGuire: There's a great future in plastics. Think about it. Will you think about it?

Rispetto alla citazione che si trova trascritta in rete, ho aggiunto di mio i puntini sospensivi prima e dopo la parola "plastica" nel vano tentativo di rendere le pause con le espressioni dei due attori: Walter Brooke che sta rivelando un (secondo lui) preziosissimo segreto al figlio dell'amico, e lo sguardo di Dustin Hoffman che prima è preoccupato e perplesso e poi guarda l'interlocutore come si guarderebbe un pazzo.
In questa scena volutamente surreale e grottesca c'è comunque del pathos che supera di gran lunga, ad esempio, quella banalità di scena finale con l'irruzione in chiesa del protagonista che interrompe la cerimonia nuziale e si porta via la sposa (e nessuno interviene).
Come profezia in fondo è mezza azzeccata: rispetto agli anni '60 siamo ormai sommersi dalla plastica, e chi all'epoca si fosse messo in questo settore ancora agli inizi non avrebbe certo sbagliato. Certo più profetica ancora sarebbe stata la battuta "semiconduttori": lì si che si sarebbe fatto il pieno alla roulette.

Gino Bramieri: Moplen

Siamo sempre negli anni '60 e già qualche anno prima dell'uscita de "Il laureato" Gino Bramieri faceva i famosi caroselli del Moplen. Ora del Carosello ne ho già parlato in questa pagina, citando proprio il tormentone "E Mo', e Mo', e Mo'... Moplen!" che, aggiungo ora, era seguito da un'immancabile "Ma signora guardi ben che sia fatto di Moplen!".
Viceversa di Gino Bramieri non ho mai parlato, ma rimando alla solita Wikipedia, mi limito solo a ricordare che questo "comico, attore, cabarettista, umorista, conduttore televisivo e conduttore radiofonico italiano" era giustamente famoso per le sue barzellette, una forma umoristica che mi sembra purtroppo sempre più in disuso.
Il format era piuttosto semplice: il Gino (alla milanese) si presentava come casalingo e puntualmente combinava qualche disastro che però non sarebbe successo se avesse usato il Moplen. La categoria dei casalanghi, uomini che sbrigavano le faccende domestiche, si può dire che negli anni '60 praticamente non solo non esisteva, ma era qualcosa di talmente strano da essere quasi inconcepibile, e infatti il nostro ogni volta specificava "quando la moglie non c'è ...".

Ora al di là dei fatti di costume mi sembra interessante notare che a memoria mia, e potrei sbagliarmi, questa è l'unica pubblicità per il grande pubblico che abbia mai pubblicizzato una materia plastica in sé. Ci sono state pubblicità, ad esempio, della Tupperware che però non pubblicizzavano il polietilene ma i propri contenitori, ma pubblicità della materia prima in sé come la troviamo, o la trovavamo, ad esempio per la "pura lana vergine", per il "vero cuoio", per il vetro o per l'acciaio da imballaggi non mi risultano per la plastica. Magari in passato è stato fatto qualcosa per il PET, ad esempio, e me la sono perso (nel caso me ne farò una ragione).

Fino ai giorni nostri

Come dovrebbe essere chiaro ormai negli anni '60 (ma anche nel successivo decennio) la plastica era il futuro, la Polymer (Montesud, Montecatini, Montedison, vedi link di cui sopra) era orgogliosa del brevetto di Giulio Natta, e la plastica che si andava a sostituire al legno e ai metalli era un sinonimo di modernità: i tavoli in formica dei bar erano moderni rispetto ai tavoli in legno delle osterie, e oggetti culto di design come il televisore portatile Algol e la radio TS502 ("Radio Cubo") della Brionvega apparivano come oggetti da fantascienza, quando c'erano ancora televisori e radio con la scocca in legno.

Poi nei decenni successivi la plastica è diventata la normalità, piacesse o non piacesse era l'unico modo di avere prodotti per la massa, a buon mercato.
Adesso la situazione è sotto gli occhi di tutti: la plastica è stata demonizzata. L'inquinamento dei mari e la scarsa, o quasi nulla, biodegradabilità ne hanno fatto un nemico pubblico per le persone più sensibili ai temi ambientali.
Con la proposta interazionale di introdurre una tassa sulla plastica monouso ci si è accorti che l'economia è fortemente legata a questo materiale al punto che anche solo penalizzandolo, e non vietandone l'uso, su creerebbero enormi scompensi al comparto industriale (ma non solo suppongo). Non entro nel merito perché non sono un esperto, ma mi sembra che se guardiamo il problema cercando di essere obbiettivi ci sono delle ragioni importanti sia da una parte che dall'altra, cioè sia dalla parte degli ecologisti che dalla parte degli industriali (non considero neanche quelli che dicono anche solo provocatoriamente che dell'ambiente se ne fregano perché si commentano da soli).
Su Wikiquote ho trovato quest'interessante considerazione di Alberto Luca Recchi che tutto sommato condivido:

Non è il demonio, non è "lei" la strega cattiva. Grazie alla plastica abbiamo smesso di saccheggiare foreste per costruire mobili o cruscotti di auto; abbiamo finito di massacrare tartarughe per fare stanghette per occhiali. La plastica è stata una grande invenzione. Basta saperla usare, saperla riciclare e "compostare". Troppo tardi l'abbiamo imparato; qualcuno, ancora, non ha nemmeno aperto il libro...

Detto da uno che il mare non solo lo ama, ma ne ha fatto una professione mi sembra un'affermazione ragionevole.
Per bilanciare sull'argomento segnalo anche la canzone, ovvero il video musicale su Youtube, di Lorenzo Baglioni e Mario Tozzi: "La Tartaruga e il Reggilattine (La plastica in mare con una canzone d'amore)".

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