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Queste 1000 fanno parte del mio patrimonio
prendetevene cura con amore!
Sara.
(Num. 190, RF399528G)

Ultimo aggiornamento: 03 Settembre 2022 (Fructidor - Truite)

Mille lire: gli idioti prima dei social

Stampa alternativa

Sulle innovazioni, le provocazioni, le censure subite e le vicissitudini giudiziarie della casa editrice Stampa Alternativa rimando a Wikipedia.
Quello che mi interessa in particolare è la Collana Millelire, che peraltro è la colonna portante della casa editrice. In questa collana troviamo dai classici greci (credo che il volume più venduto sia proprio la "Lettera sulla felicità" di Epicuro) alle raccolte più pop come quella delle scritte nei bagni o questa di cui sto per parlare ora che raccoglie le scritte sulle mille lire, raccolte di aforismi e battute così come piccoli scritti di saggistica di autori famosi.
Si tratta di libriccini brossurati che hanno avuto un successo strepitoso negli anni '90 anche grazie al loro costo irrisorio, mille lire appunto, che all'epoca rappresentava se non erro il costo di un caffè al bar.
Di uno di questi, "I vostri bambini" di Charles Manson, ne ho già parlato qua.

Per quello che riguarda il libro in questione, come si può facilmente intuire, ancora prima di diventarne il contenuto le banconote descritte rappresentavano una collezione privata dell'autore. Per ogni frase citata riporterò il numero con cui è segnata sul libro e matricola della sua banconota, così come ha fatto l'autore.

Message in a bottle

"Perché lo fai / disperata ragazza mia?" cantava Masini nel 1991; ma chissà, forse Bigazzi (l'autore del testo) non pensava alla droga bensì alle scritte sulle mille lire. Forse qualche antropologo o qualche sociologo si è già posto il problema, o forse se lo porranno fra qualche secolo. Nella postfazione di Alberto Abruzzese la risposta oscilla tra la voglia di comunicare e l'impulso artistico. Ora però vorrei provare anch'io, nel mio piccolo, a dare una risposta.
A mio avviso la risposta è duplice: in prima battuta non c'erano i social. Ebbene sì, cari millenials e generazione Z, quegli uomini primitivi dei vostri genitori e più in generale dei vostri avi sopravvivevano senza i social media. Quindi come facevano a condividere col mondo le proprie elucubrazioni mentali? Semplicemente le scrivevano (anche) sui biglietti da mille lire!
Certo un tweet anonimo da mille lire non è così soddisfacente come un video su Youtube dove ci si lamenta "Ho stato bocciato: non è giusto", ma i tempi erano quelli che erano e ci si arrangiava così.
Questa motivazione però non basta. Pensiamo ad esempio come sia sopravvissuta la creatività nei gabinetti pubblici mentre quella di arricchire le banconote sia praticamente scomparsa. A meno di non ipotizzare in certi individui un collegamento diretto tra lo sfintere che "si rilassa quando richiesto dai normali processi fisiologici" e la corteccia prefrontale, "implicata nella pianificazione dei comportamenti cognitivi complessi, nell'espressione della personalità, nella presa delle decisioni e nella moderazione della condotta sociale", questa perdita di creatività va ricercata anche in un altro fattore, nella fattispecie macroeconomico: l'inflazione.
Negli ultimi decenni della lira se ne sono viste di tutti i colori: banconote divenute monete, miniassegni, gettoni del telefono usati come monete e monete rimpicciolite, tutto a causa di un'inflazione galoppante che causava una costante perdita di valore del denaro contante. Ovviamente questo generava una certa, passatemi la definizione, mancanza di rispetto verso la lira. E da lì ad arricchirla con creazioni personali il passo è breve anche se accidentato a causa di quelle due brutte bestie dell'ortografia e della sintassi.

Ad esempio

Ricollegandoci a quanto ipotizzato sopra direi che la numero 13 (QE085182A), "Chi prenderà queste mille lire avrà la sciorta per tutta la vita quando va accaca", è stata "partorita" in un gabinetto, magari evitando di sporcare i muri. Magari.
Però non tutti sono così prosaici, ad esempio la numero 42 (RF893760C) è decisamente più aulica: "Quando penso a te svolazzo in una marea di cuoricini fino alle stelle ... Davide Davide Davide". Poetici sì, ma anche pratici come nella numero 36 (BF154438E): "Ti amavo tanto ... ma tu sei andata via ... Via come il vento che spazza la via ... or sono solo tu non sei più mia ... avanti un'altra per un'altra poesia! Maledetti animali! al rogo! tutti morti ... e ricominciamo da tre!". Però attenzione! Come diceva Umberto Eco con la regola numero 7 per scrivere bene: "Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.".
A volte gli errori sono chiaramente dei refusi e a volte sono forse introdotti per generare dubbi nel lettore, come nella numero 100 (QE967068Q): "L'amore non esite". Cos'avrà voluto dire? "Non esiste" o "non esita"? Probabilmente dipende: se lei non la dà "l'amore non esiste", se invece chiaramente lei ci sta "l'amore non esita"!
Qualcuno aveva già previsto il parlare "in corsivo" diventato di moda in questo periodo: "Chi muoie sta bene" (num.125 BF754409F), che se arrivava con un resto in contanti insieme alla successiva (num.126 LE142209H) risolveva tutti i problemi: "Chi tocca questi soldi morirà". Personalmente non li ho mai toccati: mi toccherà la sorte dell'ebreo errante?
Poi ci sono gli spiritosi, quelli un po' più fini come per la numero 97 (DR119331L), "Prendimi sono tua!!! Sono la tua mille lire", e quelli più prolissi e infantili come per la numero 204 (GD138613), "Tra cacciatori: ma come, carichi il tuo fucile con la cravatta? Certo non vedi che è a pallini. By Dani 72".
E per chiudere la carrellata, la più onesta, la numero 212 (NE180426): "Non avevo idee geniali lascio qui le mie iniziali. C.A.". E' il principio dei reality show: non so cantare, non so ballare, non so fare il comico, insomma non ho talento ma voglio fare televisione, diventare famoso.
Ma forse più onesta ancora e che riassume tutto è la 260 (GE274232D): "Ho bisogno di sesso".

Tre per mille (lire)

Tre simboli in uno.
I primi due sono evidenti: "Millelire" è il nome della collana e mille lire è anche la banconota simbolo di quasi tutti i messaggi. Quasi tutti perché alcuni sono stati presi da banconote da cinquemila e da diecimila lire.
Il terzo simbolo è quello presente nella banconota stessa, come dice la numero 320 (HF488214N): "Marco Polo parla: A regà nun ce la facevo più a sta' qua sopra per fortuna è arrivata la Montessori. Ne ho viste di tutti i colori che mavete fatto venì i capelli bianchi".
In effetti dopo Giuseppe Verdi e Marco Polo, sulle banconote da mille lire è stata messa Maria Montessori, la grande educatrice e pedagogista di fama internazionale. E trovo particolarmente simbolico vedere la sua effige accanto a colossali efferatezze grammaticali ("Ci lege e un cretino", num.175 LF312718R), frasi infantili e sessiste ("Fica: il buco con la donna intorno", num.294 PD695468Q) e invettive contro la scuola ("La mia maestra se la trovi e meglio lasciarla ma se la perdi e meglio" num.137 RE915880R). Come dire? Questo accostamento ni sembra il simbolo di qualcosa che è andato storto.

Mia nonna, nata alla fine dell XIX secolo, era semianalfabeta: aveva frequentato le prime classi delle elementari e sapeva a malapena leggere, e quando scriveva bisognava cercare di tradurre (qualcosa devo aver ereditato: ogni volta che rileggo qualche pagina del sito trovo sempre errori nuovi). Mia nonna è scusata: aveva dovuto andare a lavorare da bambina (non da ragazzina: da bambina) e nei successivi decenni si è fatta due guerre mondiali e cresciutra tre figli, non aveva certo tempo e occasioni per migliorare la sua cultura.
Sembra la preisotria ma dal 1960, solo sette decadi fa, per otto anni il maestro Manzi ha condotto sul Programma Nazionale il programma "Non è mai troppo tardi" dove dava lezioni di scuola elementare per adulti analfabeti. Ci dice Wikipedia: "si stima che quasi un milione e mezzo di persone abbiano conseguito la licenza elementare grazie a queste lezioni". Si trattava evidentemente di un milione e mezzo di persone che si erano approcciate con umiltà e tanta voglia di imparare a quest'opportunità.
Venendo a noi, ora, che dagli anni '70 in poi intere generazioni che hanno avuto non solo l'opportunità ma anche l'obbligo scolastico almeno fino alla terza media abbiano rifiutato con sdegno quanto veniva loro offerto, personalmente lo trovo non solo vergognoso, ma anche stupido.
Come fan di Tommaso Labranca mi ricollego al suo "Neoproletariato". Questi abbrutimenti, non solo linguistici ma anche concettuali, non hanno nulla a che vedere con la povertà materiale in sé. Il vero proletario, quello dell'immagine simbolo de "Il quarto stato" di Pelizza da Volpedo, ha un'ignoranza eroica, giustificata dall'ingiustizia sociale, e può essere arrabbiato o rassegnato, ma è comunque consapevole del proprio stato e c'è qualcosa di grandioso in tutto ciò.
Molti giovani che negli anni '90 scrivevano sulle mille lire e che oggi imperversano sui social media sono a malapena alfabetizzati, ma estremamente arroganti, convinti di dover propagare il loro credo, il loro malumore, a suon di frasi fatte, slogan e battute idiote. Ci può essere bellezza nella povertà e grandezza nella disperazione, ma come Labranca anch'io non riesco a trovarle in questo neoproletariato.

Sozzi bastardi, neoproletari del cazzo, coppia di incivili ed ignoranti. Se un giorno mai vi troverò davanti mentre sono al volante di un grosso telonato non crediate che frenerò la mia corsa. Proseguirò fino a travolgervi e dopo tornerò indietro e ancora avanti ripasserò sui vostri corpi agonizzanti, fino a renderli livellati con l'asfalto, come succede ai gatti spiaccicati. Ho perso energie mentali, sprecato compassione e tempo nel seguirvi [...] con tutto il mio cestello di illusioni, di sogni di rivincita sociale, di parità tra classi, finalmente tutti uguali alle Maldive con il sapone che sa di palme e sesso.
Tutto è stato inane.
(Tommaso Labranca, "Neoproletariato. La sconfitta del popolo e il trionfo dell'eleghanzia")

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Autori: Claudio G. Pisani
Titolo: Le mille lire scritte
Tipologia: brossura
Dimensioni: 10,5 x 14,2 cm
Editore: Stampalaternativa
Anno di pubblicazione: Novembre 1995
Prezzo: £ 1000

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