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Ultimo aggiornamento: 03 Novembre 2024 (Brumaire - Topinambour)
"India, India, quante volte ti ho vista sulla cartina
e ti ho sottovalutata!"
India, terra di santi indiani,
poeti indiani, navigatori indiani.
Gange, fiume che ti bagna, fiume che ti parla,
non vorrei rovinare un così bel rapporto.
(Elio e le Storie Tese, "L'eterna lotta tra il bene e il male")
Gio Evan - Un po' romanzo - Lo stile - M'illumino d'incenso
Gio Evan!
Conoscevo già Gio Evan
come cantautore e come poeta, e devo dire che è stata una sorpresa ritrovarlo come romanziere in una libreria specializzata in libri di, e da, viaggio.
Tra guide turistiche e titoli di aspiranti Chatwin veder spuntare questa splendida
metafora concettuale,
"Vivere a squarciagola", mi ha entusiasmato.
Gio Evan riesce piacevolmente a stupire sempre: credo sia l'unico autore ad avere prodotto una canzone mettendo insieme tutti riferimenti all'arte contemporanea.
Mi riferisco al "Joseph Beuys" dal disco "Biglietto di Solo Ritorno": "Che male c'è / Voler mangiarsi una città / Fermarsi all'Autogrill /
E pensare un po' a Duchamp [...] Morire soli per strada / Jean-Michel Basquiat [...] Vorrei non avere in testa il coyote di Beuys [...]
C'è Alighiero Boetti che espone / E Blu sta coprendo i suoi fili [...] Mi piaccion le sedie Munari / Mi piaccion le tette Manara / Mi piaccion le onde Hokusai".
Gio Evan è un fiume in piena, è un giullare della poesia e della musica e dei video musicali,
Gio Evan è quel pezzo che manca a quelli che dicono che non ci sono più i cantautori/poeti di una volta.
Ovvio che non ci sono più quelli di una volta: ci sono quelli di adesso, Gio Evan ad esempio.
Un po' romanzo
Mi sto sforzando in tutti i modi di non inserire romanzi in questa rubrica, e purtroppo questa è l'ennesima eccezione.
Però innanzi tutto è un po' romanzo e un po' racconto di viaggio, per stessa ammissione dell'autore,
ma è anche evidente che non si può scrivere un libro così alla "Salgari", senza muoversi di casa, attingendo a fonti altre.
Poi di abbastanza originale c'è ... come dire? L'impaginazione? La struttura?
Attorno alle singole pagine sono stampate delle note che simulano la scrittura con penna blu, con tanto di freccette per capire dove inserirle,
e talvolta sottolineature sempre simulate a penna blu del testo.
Non è una novità: in questa pagina,
per "La nave di Teseo", descrivevo come con questo tipo di finte annotazioni a penna si sviluppa una seconda storia, parallela al romanzo,
fatta di uno scambio di messaggi tra un ragazzo e una ragazza che, prendendo alternativamente a prestito lo stesso libro dalla biblioteca,
condividono la loro passione per l'autore e il loro malumore verso le rispettive famiglie.
Però anche se queste aggiunte a penna non sono una novità, sono comunque una rarità,
e sono a mio avviso interessanti perché arricchiscono il libro, sono un plus, sono abbellimenti, come le acciaccature e i trilli in musica.
Tornando al nostro resoconto indiano, ci sono anche intere pagine a penna blu, come se fossero pubblicati in anastatica i fogli del taccuino che tiene il protagonista,
e dove annota in particolare i piccoli miracoli quotidiani che sono avvenuti durante la giornata.
E infine ci sono le foto: ovviamente potrebbero essere state scaricate da Internet, ma personalmente credo che siano dell'autore.
Ma alla fine cosa importa? Anche la realtà è una finzione, e anche nella finzione ci finiscono inevitabilmente fatti personali dell'autore.
Lo stile
Come si può capire anche dai titoli degli altri libri ("Passa a sorprendermi", "Capita a volte che ti penso sempre", "Ormai tra noi è tutto infinito", ecc.)
l'autore si posiziona tra
Andrea G. Pinketts
con il "suo senso della frase", e
Alessandro Bergonzoni
il "Mago delle Parole".
Con quest'ultimo condivide il gusto del neologismo che nasce dall'aver sviscerato il senso primo, etimologico, della parola,
e in particolare nel romanzo viene sottolineato quel "capolavorare" che è universalmente accreditato a Bergonzoni.
Quindi si tratta di un omaggio, un plagio o una fatalità?
Il problema non si pone: lo stesso Bergonzoni aveva detto a proposito del Papa (che aveva usato una sua stessa espressione),
che di sicuro non l'aveva plagiato: il termine era nell'aria, bastava captarlo con le antenne.
Nel complesso lo stile di scrittura è scanzonato, non ha la morbosa seriosità new-age o dei fanatici dell'oriente,
quindi è una piacevole lettura, ma ...
M'illumino d'incenso
Ma qui arriviamo ad una piccola nota dolente: forse è un po' troppo scanzonato.
A mio avviso quando si toccano temi religiosi bisognerebbe avere un po' di "eleganza", non riesco a trovare un termine migliore,
anche se è pur vero che ad esempio i buddisti hanno un notevole senso dell'autoironia.
Faccio fatica a trasmettere quella che è una sensazione forse strettamente personale, però c'è qualcosa che un po' stride,
anche se non riuscirei ad indicare un singolo termine rozzo, una frase grossolana o un capitolo sgarbato.
Forse perché sono abituato a libri di saggistica che si occupano delle religioni, o anche solo degli aspetti religiosi,
anche senza condividerli, ma sempre con più interesse che leggerezza.
Certo questo non è un saggio, è un romanzo, però è evidente l'intento che c'è di trasmettere qualcosa che vada oltre la storia stessa.
E non lo dico io: su Youtube c'è la presentazione del libro da parte dell'autore, o forse sarebbe meglio parlare di non-presentazione
visto che secondo lui le opere d'arte dovrebbero presentarsi da sole, dovrebbe essere il libro che parla di sé all'autore e non viceversa.
Non entro nel merito di questa classica provocazione (vedi Frank Zappa che diceva che parlare di musica è come ballare d'architettura),
ma vorrei far notare come in questa non-presentazione del libro l'autore liquida in due battute la trama.
Come dire: non è importante.
Insomma, come volevo dire con la parafrasi dell'Infinito di Ungaretti,
così come non basta un po' di incenso comprato alla Fiera dell'Oriente per raggiungere l'illuminazione,
credo che non basti neanche un viaggio da squattrinati in India per penetrare nella mistica orientale.
Non basta, però probabilmente è un buon aiuto, una buona partenza.
E anche solo leggere il libro può essere una buona partenza per progettare una buona partenza (di viaggio).
Magari un pellegrinaggio in oriente
che arrivi più in là di Morbio Inferiore.
L'India ha due milioni di dei, e li adora tutti. Nella religione le altre nazioni sono delle miserabili; l'India è l'unica milionaria.
(Mark Twain)
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Autore: Gio Evan
Titolo: Vivere a squarciagola - Un viaggio in India
Editore: Rizzoli
Copertina: cartonato
Pagine: 210
ISBN: 978-8817162258
Anno di pubblicazione: 17 maggio 2022
Dimensioni: 13.6 x 2 x 18.9 cm
Prezzo: 16 Euro
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