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Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio 2023 (Pluviôse - Chiendent)

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Preistoria dei computer: il panta rei informatico

Informatica - Floppy disk da 3"1/2 - Schede perforate - Manuali obsoleti - Vorrei sapere a cosa è servito

Informatica

L'informatica è quella cosa che in generale rende possibile l'esistenza dei siti internet come questo, e più in particolare quella gestionale è ciò che mi dà da vivere.
L'informatica è anche quel settore che, probabilmente, ha avuto più cambiamenti nel giro di (relativamente) pochi anni. Se pensiamo ad esempio alle automobili, sostantivo il cui femminile fu decretato da quel bravo neologista di Gabriele D'Annunzio, dobbiamo andare parecchio indietro nel tempo per gli esordi, per poi trovare sostanzialmente le tecnologie attuali: la prima automobile a benzina, orgoglio veronese, è stata creata da Enrico Bernardi nel 1884 (ne ho accennato anche in questa pagina su Quinzano), mentre invece la prima auto elettrica (curiosamente non veronese, ma scozzese) risale addirittura a qualche decennio prima, nel 1839 per opera di Robert Anderson. Se da un'automobile moderna togliamo l'informatica e più in generale l'elettronica, scopriamo che c'è stata sì qualche evoluzione, ma rivoluzioni paragonabili a quelle avute dall'informatica nel giro di pochi decenni questo proprio no.
Ovviamente questo "turbo-progresso-tecnologico", che avrebbe tanto eccitato un Marinetti o un Boccioni, ha necessariamente decretato la precoce obsolescenza di tanti oggetti che possono essere tranquillamente essere considerati d'antiquariato pur appartenendo anagraficamente al cosiddetto modernariato. Se per tutto quello che è pura arte, ma anche design industriale, cultura o artigianato di un certo tipo coltivo una passione particolare per la conservazione, cosa che sta mettendo drammaticamente in crisi il mio spazio abitativo, per questo genere di oggetti ... no, non mi entusiasmo. Quello che ho conservato è per pura pigrizia e per la, seppur ridotta, parte culturale che possono possedere. Penso che possa valer la pena comunque di scriverne qualcosa un po' per evitare una certa monotonia tematica del sito, un po' per considerare qualcosa che comunque fa parte della nostra storia e, ultimo ma non meno importante, un po' per riconoscenza verso quel settore che mi ha dato lo stipendio fin qua e che spero lo faccia ancora per molti anni visto che il traguardo lavorativo non solo è ancora distante, ma si sta anche allontanando.

Floppy disk da 3 pollici e mezzo

Floppy disk da 3"1/2

Un'icona!
E non in senso astratto: qui siamo di fronte ad una vera e propria icona, quella che accompagna pulsanti e link di salvataggio sui vari programmi. Per passare in questo modo alla storia i floppy disk da tre pollici e mezzo hanno avuto la fortuna, se così si può dire, di essere gli ultimi in senso cronologico della loro famiglia. Fanno sorridere quelli che accompagnano le foto di questi floppy con scritte del tipo "le nuove generazioni non sanno cos'è questo", certo anche con un po' di autoironia sulla propria età, ma magari a loro volta non hanno mai visto un floppy da 5 pollici e un quarto (il predecessore) o uno da 8 pollici (il nonno).
E' facile fare dell'ironia sulla limitata capacità media di 1,44 MB, quando oggi una singola foto di una reflex già compattata in .jpg è in media di 6/7 MB (più di quattro di questi dischetti!), ma soprattutto quando i salvataggi su supporto esterno si fanno ormai su un disco pari a quello del PC (magari da 1TB, ovvero 694.444 floppy). E' facile, ma è assolutamente irrispettoso farlo.
Queste creazioni (in origine) della Sony nella loro esistenza quanti sospiri di sollievo hanno visto per aver consentito il recupero di dati persi da un hard disk difettoso, ma anche quanta sofferenza hanno provocato perché non più leggibili.
E pensiamo anche quanti accessori hanno fatto produrre in funzione a loro: lettori, contenitori, bustine di plastica, accessori per la pulizia del driver, etichette.
In fondo un piccolo pensiero se lo sono meritati.

Schede perforate

Schede perforate

Senza addentrarci nelle protoinformatica di Charles Babbage e Ada Lovelace (primo programmatore della storia, nonché figlia di Lord Byron) e tralasciando la celebre Macchina di Turing, con le schede perforate entriamo veramente nella preistoria dell'informatica.
Queste schede di cartoncino rappresentavano nei primordi dei computer l'unica memoria non volatile, e paradossalmente hanno per un verso anticipato l'avvento di CD e DVD dato che nel loro ultimo periodo erano lette con un sistema ottico. Ogni casellina rappresentava un bit, quindi "uno" o "zero" che rappresentano le uniche cifre del sistema binario che sta alla base dei computer digitali. E qui aprirei una parentesi, perché forse non tutti sanno che non esistono solo i computer digitali, cioè quelli che usiamo e conosciamo tutti, ma già ai primordi dell'informatica erano emersi i computer analogici che lavorando su quantità elettriche, idrauliche e meccaniche erano decisamente più veloci ma purtroppo meno precisi. Il futuro invece sembra essere rappresentato dai computer quantistici super potenti, super veloci e ovviamente super costosi che non lavorano più sui bit, ma sui qubit che qui non provo neanche a definire in qualche modo ma rimando direttamente a Wikipedia. Fine della divagazione (spero sia stata interessante).
Tornando alle schede aggiungerei che oltre a creare dell'oggettistica avevano creato anche una professione, quella della perforatrice, e qui uso il femminile perché credo che fossero quasi sempre donne e quasi sempre arrivate dalla dattilografia. In pratica queste signore ricevevano pacchi di documenti che, sulla tastiera di un'apposita macchina, trasferivano, trascrivevano sulle schede perforate. C'è stata poi una coda in cui la professione è rimasta passando però dalle schede ai floppy disk da 8 pollici: la tastiera non pilotava più un perforatore che bucava gli opportuni bit su un cartoncino, ma pilotava un driver che scriveva sul supporto magnetico.
E non stiamo parlando del 1800, ma eravamo ancora negli anni '80 dello scorso secolo: poco più di 40 anni fa.

Manuali

Manuali, materiale didattico di corsi

Non c'è stata solo la parte fisica a diventare obsolescente, ma anche quella immateriale rappresentata dal software, e in particolare in questo caso parliamo di quei software che servono per scrivere altri software eseguibili: i linguaggi di programmazione ovvero, per semplificare molto il concetto, quei linguaggi che assomigliando al linguaggio naturale (di fatto nel 99,9% dei casi l'inglese) consentono di scrivere del codice che viene automaticamente tradotto in esadecimale, ovvero una serie di numeri interpretabili, eseguibili, dalla macchina.
Detto questo non deve stupire se sui primissimi manuali di RPG (non quelli della foto che sono relativamente recenti, dovrebbero avere un diciott'anni) la prima frase suonava più o meno come: "L'RPG non è un linguaggio di programmazione". Infatti non lo era, ma lo è diventato poco dopo al punto tale che per tutti gli anni '80 e '90 i due principali linguaggi di programmazione in ambito commerciale, gestionale, erano RPG e Cobol.
L'RPG è nato come utility per fare stampe, la programmazione all'epoca era quella in Assembler, in codice esadecimale molto complicata, ma con RPG c'era un sistema ad hoc pensato per leggere le schede, gestire totali e subtotali e in pochissimo tempo creare di fatto output di stampa. Poi un pezzo alla volta si è evoluto fino a diventare un linguaggio completo, e l'ILE RPG o RPG IV è di fatto anche un linguaggio moderno anche se commercialmente, essendo strettamente legato alla piattaforma hardware (in successione cronologica: Sistema 36, Sistema 38, AS/400, I5, ...) ed avendo questa ridotto le quote di mercato non è più così diffuso come decenni addietro.
Decisamente sparito nel vasto oblio informatico è invece il microprocessore Z80 che è stato un ottimo terreno di studio, ma anche di gioco, fino ai primi anni '80.
Wikipedia data la commercializzazione al 1976, ma dato che la potenza dei processori aumenta con la Legge di Moore che è esponenziale (ogni 18 mesi in teoria dovrebbero raddoppiare il numero di transistor per i nuovi modelli), e dato che eravamo ancora agli inizi un po' lenti della curva, e dato che tutto sommato i programmi, il resto dell'hardware, la diffusione dei computer non è aumentavano sempre altrettanto velocemente, lo Z80 è rimasto presente e studiato per parecchio tempo.
Sotto riporto un malridotto libretto di sintesi per la programmazione (il francobollo ovviamente non c'entra niente, dev'essere stata un'aggiunta estemporanea).

Vorrei sapere a cosa è servito

La domanda che si faceva Guccini ad un livello un po' più alto, per l'amica morta in un incidente stradale in "Canzone per un'amica", forse la possiamo riproporre anche qui ad un livello un po' più basso:

Vorrei sapere a che cosa è servito
Vivere, amare, soffrire
Spendere tutti i tuoi giorni passati
Se presto hai dovuto partire

Sempre Guccini in un'altra canzone ("Vite") dà una parziale risposta a questa domanda: "Tu sei quelli che son venuti prima / che in parte hai conosciuto, e quelli dopo / che non conoscerai". L'informatica di oggi è figlia di quella di ieri, non solo di quelli che l'hanno progettata e realizzata, ma anche di tutti quelli per cui era stata fatta, quelli che l'hanno utilizzata per lavoro, per istruzione o per svago. Tutto è stato vano perché destinato a scomparire, tutto è stato indispensabile perché ha creato quel che veniva dopo.
Ma scomodando anche Battiato possiamo anche ribaltare il punto di vista: "A giudicare dall'apparenza, il ramo è l'origine del frutto; ma in realtà, il ramo è venuto all'esistenza in vista del frutto. Se non ci fossero stati un desiderio e una speranza per il frutto, come avrebbe potuto il giardiniere piantare la radice dell'albero? Ecco perché, in realtà, dal frutto è nato l'albero".
In base a questo, in buona sostanza, potremmo dire che è dall'intelligenza artificiale che sono nate le schede perforate. Sempre che sia veramente l'intelligenza artificiale l'ultimo passo di questo ciclone che è l'informatica.
Nel frattempo, noi che siamo qui in mezzo tra schede perforate e qubit, tra programmi di stampa giacenza di magazzino e chat con intelligenza artificiale, ci fermiamo un attimo a pensare, guardando questi reperti non vecchi ma già decrepiti, interrogandoci sul senso di tutto ciò.

E percorriamo strade non più usate
figurando chi un giorno ci passava
e scrutiamo le case abbandonate
chiedendoci che vite le abitava,
perché la nostra è sufficiente appena
ne mescoliamo inconsciamente il senso;
siamo gli attori ingenui di un palcoscenico misterioso e immenso.
(Francesco Guccini, "Vite")

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Scheda, particolare
Scheda, particolare
Da fatturare
Da fatturare
Floppy, particolare apertura
Floppy, particolare apertura
Floppy, accessori
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Manuale RPG
Manuale RPG
Z80
Z80
Z80 aperto
Z80 aperto

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