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Il surrealismo si fonda sull'idea di un grado di realtà superiore
connesso a certe forme di associazione finora trascurate,
sull'onnipotenza del sogno, sul gioco disinteressato del pensiero.
(André Breton, "Manifesto del surrealismo", 1924)
Un piccolo passo per il comune, un grande passo per l'umanità - Il museo - L'opera simbolo di Francesco Caroto - Il surrealismo di Jacopo da Valenza - Gli UFO di Liberale da Verona - Altro ancora
Un piccolo passo per il comune, un grande passo per l'umanità
Credo di essere stato tra i primi ad approfittare della tessera valida tutto l'anno per i musei di Verona: 12 Euro e si entra quando si vuole.
Immagino che l'investimento del comune sia per quei residenti nel comune che mai, o quasi mai, hanno messo piede nei nostri musei, in modo che siano stimolati a farlo.
Personalmente rappresento invece un cattivo affare: i musei veronesi li ho visitati più volte negli anni,
e talvolta, senza approfittare delle "domeniche ad un euro", anche pagando il prezzo pieno.
Ma ora che ho la tessera conto di sfruttarla ampiamente:
è bellissimo passeggiare in mezzo all'arte, anche se ben conosciuta, dialogare con le opere, scoprire sempre particolari nuovi.
Ecco quindi che per sdebitarmi con la generosità comunale ho pensato di fare una pagina sul
Museo di Castelvecchio,
per il momento, poi in futuro si vedrà per gli altri.
Il museo
Per il museo un po' più in dettaglio rimando alla solita
Wikipedia o al
sito del museo.
Per i diversamente veronesi sintetizzerò ancor più brevemente: il museo è ospitato in un Castello Scaligero in centro a Verona.
L'edificio che ospita il museo è proprio un castello classico con tutti i crismi: maschio, cortile interno, fossato, ponte levatoio, merli.
Oltre ad ammirare le pregevoli opere di pittura e scultura (ma anche armi, gioielli e reperti storici) si può passeggiare per i camminamenti di ronda nonché usufruire della pregevole opera di
"arte con l'arte" che è l'installazione del museo a cura di Carlo Scarpa. Come dice Wikipedia:
"Carlo Scarpa considerò Castelvecchio un organismo unitario su cui intervenire, senza fare distinzioni tra il restauro dell'edificio e l'allestimento museografico".
Ovviamente non cercherò di sostituirmi alla guida del Touring o ai testi dedicati interamente al museo, ma restando fedele allo spirito di questo sito vorrei mettere in evidenza
alcune opere tra curiosità e particolarità, tra serio e faceto, sì insomma si tratta della classica giocosa puttanata per dirla tutta.
L'opera simbolo di Francesco Caroto
La partenza non è esattamente originale: stiamo parlando dell'opera simbolo di Castelvecchio, la "Gioconda" del museo,
uno dell'esclusiva selezione (ahimè!) dei quadri rubati nel 2015:
Giovanni Francesco Caroto,
"Ritratto di giovane con disegno infantile",
olio su tavola, cm 37×29.
Della rosa degli autori trafugati il Caroto è forse quello più locale, meno famoso a livello internazionale (gli altri erano Pisanello, Mantegna, Tintoretto, Bellini, ...),
eppure questo quadro è un unicum tra le opere rinascimentali.
Al di là della "diagnosi medica" (sic) del pediatra Harry Angelman che troviamo su Wikipedia, diagnosi probabilmente corretta ma poco interessante artisticamente, mi soffermerei su tre aspetti.
- Il primo è la peculiarità del soggetto, ma forse dovrei dire l'unicità.
Wikipedia me lo data esattamente 500 anni fa, nel 1523, e tra i soggetti rinascimentali dell'epoca i ritratti infantili di un singolo ragazzino erano estremamente rari
(personalmente non me ne viene in mente nessuno, ma non sono certo un esperto).
A questo aggiungiamo che non risulta essere un ritratto su commissione, pratica tutto sommato comune nel secolo successivo anche per i bambini,
ed ecco che abbiamo già il nostro capolavoro da esibire orgogliosi a livello nazionale.
- Il secondo aspetto è il sorriso: non c'è assolutamente nulla di normale, o meglio di naturale, in quel sorriso. Come recita
Wikipedia:
"Il sorriso è un'espressione facciale formata principalmente dalla flessione dei muscoli ai lati della bocca.
Il sorriso si produce stirando la bocca, inarcando le labbra ed eventualmente mostrando i denti per un tempo prolungato".
Nella realtà, rispetto alle rappresentazioni grafiche, l'inarcamento delle labbra in sé è appena percettibile.
Il nostro anonimo ragazzino invece sfoggia un sorriso degno dello smile di Harvey Ball, nonostante l'opera nel suo complesso non sia caricaturale.
L'effetto finale è quindi che l'immagine ci resta particolarmente impressa soprattutto grazie al sorriso.
- Il terzo e ultimo aspetto è il disegno. Devo ammettere che non si tratta di un'osservazione oggettiva, dimostrabile,
ma la sensazione che mi dà il disegno del bimbo è di una certa affinità con disegni di artisti moderni,
da Picasso a Dubuffet, e in più generale all'art brut. Insomma la sensazione finale è che non solo il Caroto ha dipinto un quadro a suo gusto in assenza di committente,
ma si è sentito libero di esprimere nel particolare del quadro un'arte anacronistica (col senno di poi) e comunque non consona al suo tempo,
che se non fosse stata contestualizzata in un disegno infantile sarebbe stata respinta al mittente.
Mi rendo che con questo volo di fantasia ho decisamente esagerato, ma è sempre meglio della noiosa descrizione accademica, inappuntabile ma fredda.
Il surrealismo di Jacopo da Valenza
Cominciamo subito di brutto con un'immagine che, per non indurre qualcuno alla tentazione di rubarla dimenticandosi di citare la fonte, ho aggiunto la fonte io.
Signore e signori ecco a voi Jim Morrison, che non è mai morto a Parigi come molti sospettano, ma che è addirittura immortale!
Già nel '500 posava per il nostro
Jacopo da Valenza,
o forse, tanto poche sono le notizie riguardanti quest'artista, era proprio lui che si è autoritratto nel quadro.
Ovviamente di questo tipo di somiglianze statisticamente inevitabili è pieno il web, ma quella a me più simpatica è la sequenza di immagini che riguarda il buon
Keanu Reeves,
che secondo me oltre ad essere un bravissimo attore è anche un'ottima persona.
Basta cercare "Immortal Keanu" su Google immagini per rendersi conto di cosa sto parlando.
Però l'aspetto più importante del quadro su cui vorrei focalizzarmi riguarda l'intera opera: lo catalogherei senz'altro come un quadro surrealista.
Il soggetto è un classico della pittura: la resurrezione di Cristo, eppure in quest'interpretazione di classico mi sembra non ci sia niente.
Come succede spesso in questi casi l'intero episodio, quindi una sequenza di avvenimenti, viene sintetizzato in un'unica rappresentazione.
Dal Vangelo di Matteo, cap.28:
Dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare la tomba.
Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa.
Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve.
Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte.
Nei vangeli di Marco, Luca e Giovanni non si fa neanche cenno alle guardie, ma solo delle donne che arrivano e trovano la pietra rotolata.
Quindi è logico pensare che il vangelo di riferimento sia quello di Matteo, ma anche così è tutto piuttosto anomalo.
Mi sembra evidente che qui di "guardie scosse rimaste come morte" non ce ne sono.
Una guardia con enormi problemi alla tiroide (ha un gozzo grande come un pompelmo) sembra in estasi con gli occhi chiusi,
il nostro "Jim Morrison" ha uno sguardo che denuncia l'uso di droghe psichedeliche (coerente direi!),
mentre delle due guardie dietro la tomba una guarda a sinistra chissà cosa mentre l'altra guarda il fondo della sarcofago: che ci sarà mai?
Una sola delle guardie guarda quello che sarebbe logico e doveroso guardare: Gesù che risorge.
Insomma sembra di essere ad un droga-party dove il più fatto di tutti doveva esse il pittore.
Breton nel "Manifesto del surrealismo" del '24 aveva iniziato il giochino (o la paraculata a seconda dei punti di vista)
di arruolare nel surrealismo artisti, ma spesso solo parte del loro lavoro, anche se cronologicamente molto distanti dal periodo.
Mi permetterei di accodarmi, anche a costo di farlo rivoltare nella tomba, e di arruolare questo singolo quadro di Jacopo da Valenza
al movimento surrealista.
Il senso di straniamento che trasmette la scena del quadro unito al "cromatismo smaltato" come lo definisce la
Treccani,
danno un senso di metafisico.
Davanti a quest'opera non si può restare indifferenti!
Gli UFO di Liberale da Verona
Di clipeologia ne ho già parlato in
questa pagina.
Diciamo che questa branca dell'ufologia inaugurata da Gianni Settimo e il gruppo Clypeus, si occupa di rintracciare testimonianze antiche
di quelli che modernamente sono chiamati avvistamenti UFO.
Ora a Castelvecchio non siamo al livello degli affreschi di
Visoki Decani
(ma qui più che Wikipedia aiuta Google Immagini, basta cercare "Visoki Decani ufo" per capire) o della "Madonna dell'Ufo" di
Palazzo Vecchio a Firenze,
però guardando queste due natività il dubbio sorge.
La prima è la "Natività con San Girolamo" dove c'è una sorta di nuvola discoidale che dovrebbe rappresentare Dio,
o comunque un passaggio dalla dimensione divina a quella terrena, con lo spirito che scende verso Gesù bambino.
Più intrigante ancora la "Adorazione dei Magi" dove il sole, la stella, insomma l'apertura dal divino verso il terreno ha una forma ancora più somigliante
alla moderna casistica UFO.
Ovviamente sono coincidenze però se, ad esempio, nello stesso museo osserviamo un'analoga "Adorazione dei Magi" di Alessandro Turchi, questo dubbio non viene
(cliccare qui per l'immagine, non volevo appesantire la pagina).
Premesso che ovviamente può essere semplicemente una coincidenza (anzi due) e che Liberale semplicemente non sapesse come rappresentare una cosa così importante e meravigliosa,
possiamo escludere in modo assoluto che si sia fatto ispirare da qualcosa di anomalo che aveva visto in cielo?
In questa pagina
parlo di un interessantissimo libro della Taschen, "Il libro dei Miracoli", che riproduce integralmente un manoscritto di Augusta del '500 che riporta,
sia come notizie che come illustrazioni, decine e decine di casi, di avvistamenti in cielo di "segni miracolosi".
In buona sostanza da sempre l'umanità vede in cielo luci strane, oggetti misteriosi e quant'altro,
e se adesso l'opinione generale si divide in due tra chi crede che sia un abbaglio e chi crede che siano astronavi extraterrestri,
nel '500 tutti vedevano in questi fenomeni l'intervento del divino.
Altro ancora
Per non aggiungere altre immagini mi limito a segnalare brevemente altre curiosità e peculiarità del museo.
Siamo in un castello scaligero, e per rendere omaggio ci sono due delle statue delle arche (queste sono le originali, sulle arche ci sono delle copie):
quella di Cangrande ben valorizzata da Scarpa e visibile dal cortile, e quella di Mastino II nella torre d'angolo.
Di Cangrande c'è anche la spada recuperata quando è stato esumato il corpo (non si lasciano in pace neanche i morti!).
Per restare sulle banalità nella pagina dedicata al museo c'è l'elenco delle opere rubate nel 2015:
è l'elenco perfetto dei quadri più famosi e, in teoria, più belli. I ladri sono più precisi del Touring.
Viceversa a mio personale avviso trovo più interessanti ad esempio:
- "La leggenda di Orfeo" (pittore tedesco della metà del XVI secolo), giusto perché amo le scene mitologiche particolarmente intriganti
- "Madonna del parto con santi detta Ancona Fracanzani" (ambito di Giovanni Badile) perché a memoria mia (poca roba lo so) è l'unica opera dove
sono riuniti insieme San Michele e San Giorgio entrambi nell'atto di uccidere il drago.
In effetti quello dell'arcangelo sembra più un diavolo che un drago, ma il senso è quello.
- Nelle "Storie di Santa Barbara" di Nicola Giolfino, alla base si può vedere un Piazza dei Signori com'era, ed è riconoscibilissima.
In conclusione: forse il Museo di Castelvecchio non sarà rapportabile agli Uffizi o ai Musei Vaticani, però mi sembra che offra veramente molto.
Spero di aver interessato, ingolosito chi non è di Verona, mentre invece per i veronesi non ci sono scuse:
12 Euro l'anno per entrare quando si vuole sono veramente pochi.
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