* HOME * * FORTEANA *

Ultimo aggiornamento: 03 Agosto 2024 (Thermidor - Guimauve)

You saw a creature? What kind of creature?
      The kind we eat? Or the kind that eats us?
Hai visto una creatura? Che tipo di creatura?
      Di quelle che mangiamo? O di quelle che ci mangiano?

(Farscape, "Through the Looking Glass")







Bek, Black Eyed Kids: creepypasta o realtà?

Note iniziali - Il fenomeno in breve - Lo sviluppo - La chicca - La parte debole - La parte interessante - In conclusione

Note iniziali

- A scanso di equivoci il fenomeno è ufficialmente classificato come leggenda metropolitana, e nello specifico come creepypasta (da Wikipedia: "Il termine deriva dall'unione di 'creepy', che tradotto in italiano significa 'raccapricciante' oppure 'inquietante', per evidenziare la particolare natura di queste storie, con lo scopo di intimorire o/e affascinare il lettore, e 'paste' che in inglese significa 'incolla'").
- Sicuramente mi sbaglierò, ma questo mi è sembrato l'unico libro reperibile a parlare di questo argomento nello specifico.
- Il libro è fatto molto bene come vedremo in seguito, ma c'è una cosa che è assolutamente fantastica e che probabilmente ho notato solo io nella mia ignoranza: è scritto con un inglese così semplice e chiaro che perfino un semianalfabeta anglofono come me riesce a leggerlo fluentemente come se fosse scritto nella propria lingua.
- Sono assolutamente a favore dei libri cartacei (enciclopedie escluse), e per i frignoni dell'editoria che si lamentano di "come vanno le cose al giorno d'oggi" vorrei far presente una cosa: un libro così probabilmente non verrà mai tradotto in italiano, fino a qualche decennio fa avrei fatto fatica a rintracciarlo ed acquistarlo in Internet, avrei dovuto aspettare tempi biblici e spese di spedizione dagli USA. Adesso invece è arrivato immediatamente e risulta stampato da Amazon, in pratica print-on-demand, più o meno allo stesso prezzo che costa nel paese d'origine. E dal punto di vista ecologico a fare il grosso del viaggio sono state le idee e non la carta.

Il fenomeno in breve

Su Wikipedia (anche in inglese) c'è proprio poco per farsi un'idea, anche se sintetizzare meglio la situazione non avrebbe portato via molto spazio in più. I testimoni (o i bugiardoni secondo gli scettici) raccontano degli eventi molto simili, seppur con qualche piccola differenza. L'unica grande differenza è che si possono suddividere i racconti in due branche: quelli successi in casa e quelli successi in auto.
In casa: il testimone (di solito si tratta di persone sole in casa in quel momento) sente bussare alla porta di ingresso, magari in prima battuta non facendoci molto caso perché di solito si usa il campanello. Andando ad aprire si trova di fronte a dei ragazzini con un abbigliamento abbastanza normale, jeans e felpe, ma con dei tratti somatici molto particolari, ovvero una carnagione estremamente pallida oppure olivastra. Ma soprattutto questi ragazzini hanno gli occhi neri, non solo nell'iride ma anche nella sclera (quello che dovrebbe essere il "bianco" dell'occhio).
I testimoni a questo punto ricevono una sensazione di estremo disagio o paura, ma più spesso la sensazione precisa di Fight or Flight, quella reazione acuta di stress dove sanno di dover o combattere o scappare.
In queste condizioni avviene un colloquio che non è un vero colloquio: i ragazzi in questione chiedono insistentemente di entrare, magari con la scusa di telefonare a casa per farsi venire a prendere: "C'mon Mister. Now, just want to go our house and we are just two little boys" (Su signore. Adesso, vogliamo solo andare a casa nostra e siamo solo due ragazzini), "Just let us in and we'll be gone before you know it" (Facci entrare e ce ne andremo prima che tu te ne accorga). Qualsiasi cosa si chieda loro, o si obbietti, loro continuano con la loro litania non capendo, non reagendo a quel che si dice loro.
La reazione tipica è quella di sbattere loro la porta in faccia. Nel caso di Paul, un rappresentante all'epoca della polizia penitenziaria, c'è stata anche la reazione di correre a prendere una pistola e uscire ad affrontarli, senza però riuscire a trovarne traccia. Così come sembra che le telecamere puntate sull'ingresso non abbiano tenuto traccia di questi ragazzini.
Per quello che riguarda gli avvistamenti in auto la storia è pressoché analoga: bussano al finestrino invece che alla porta, chiedono un passaggio insistendo che li si faccia entrare in auto, e le reazioni sono sempre quelle di partire lasciandoli indietro. In un caso, invece, un camionista li ha incontrati tornando alla cabina, prima di essere entrato.
Alla fine seppur con variazioni minime è sempre la stessa storia che si replica.

Lo sviluppo

La domanda che potrebbe sorgere spontanea è: come si fa a scrivere un intero libro con delle esperienze assimilabili che si possono sintetizzare in un paragrafo come ho appena fatto? In altre parole, non sarà un libro noiosissimo costituito da una serie di casi tutti simili tra loro? La risposta è no: come è giusto che sia l'autore ha analizzato il fenomeno da tutti i lati e la lettura è piacevole e scorrevole.
Nella prima parte oltre ad esserci una bella panoramica sul fenomeno sono riportati i casi più significativi, in particolare quelli dei primi due testimoni che l'autore ha potuto interrogare di persona. Il primo di questi due è il caso "padre" che ha dato inizio ufficialmente al fenomeno nel 1996: il giornalista Brian Bethel, l'unico riportato con nome e cognome perché non ha mai fatto mistero dell'esperienza occorsagli.
Poi l'autore si dilunga, ad esempio, sull'aspetto medico: cos'è che può rendere gli occhi neri in un essere umano? La risposta in pratica è nulla di naturale, o meglio ci sono alcune risposte che però non comprendono l'annerimento della sclera. L'unica ipotesi, però non naturale, che si adatta all'annerimento totale, è quella di lenti a contatto speciali, ma non quelle normali colorate, quelle diffusissime tra i cosplayer per capirci. Ovviamente in questo caso scatterebbe l'idea di ragazzini burloni che si divertono a fare scherzi.
Quest'ipotesi viene scartata dall'autore per due ragionevoli motivi: il primo è che sono scomodissime da portare, limitano parecchio la visione laterale e chi le indossa difficilmente potrebbe scappare di corsa senza inciampare o andare a sbattere da qualche parte. Il secondo e più importante motivo è che sono costosissime e si possono usare una volta sola e per poche ore: difficilmente dei ragazzini potrebbero permettersi di fare scherzi così costosi.

La seconda parte del libro spazia su varie teorie possibili con una certa imparzialità. Personalmente devo dire che quando sento parlare di ibridi umani-alieni storgo parecchio il naso, ma fortianamente accantono e metto da una parte. In fondo alla pila però.
Comunque l'operazione ci sta, anche se in generale credo che formulare ipotesi in questi ambiti voglia dire rischiare di farsi del male. Personalmente preferisco registrare e mettere da una parte in attesa di futuri sviluppi.
Poi si passa ai Men In Black, ai fantasmi "affamati", a ipotesi demoniache, ai "tricksters" (intesi non come imbroglioni umani, ma come spiriti burloni, esseri senza morale, né buona né cattiva, tipo il Saci del quale parlo in questa pagina) e altre ancora.
In ciascuna casistica poi viene inserita una testimonianza che secondo Weatherly più propende ad avvalorare l'ipotesi analizzata.

La terza parte infine è quasi un proseguo della seconda, ma si concentra su un sottoinsieme: creature o entità che hanno la capacità, lo scopo di assorbire le energie degli esseri umani con cui si approcciano.
Troviamo così succubi, fantasmi e così via. Ma una menzione particolare la merita il capitolo "Evil eye", l'occhio malvagio, dove l'autore tratta ampiamente la figura dello Jettatore, che a noi italiani richiama subito l'interpretazione di Rosario Chiàrchiaro fatta dal grande Totò.
A mio avviso in questo contesto c'entra poco o niente, ma Weatherly dimostra di avere una certa conoscenza anche del folklore italiano, al punto che arriva a citare perfino il, non molto famoso, Corollario di jettature: un volantino anticlericale contro papa Pio IX dove si elencavano una serie di eventi calamitosi ricollegabili a papa Mastai.

La chicca

La piccola perla del libro che mi ha fatto sorridere, anche se l'ho trovata piuttosto inquietante, è il resoconto del dialogo con uno "scettico", un certo Ted. Tutta questa parte pur trattando specificatamente dei BEK, potrebbe valere anche per tutti gli altri fenomeni fortiani.

I spoke with Ted numerous times in person and via telephone and Internet. Frankly the conversation became more absurd the further they progressed. He's a good representative of the armchair, fringe skeptical approach and their explanation black eye child encounters.

Ho parlato con Ted numerose volte di persona, tramite telefono e Internet. Francamente la conversazione diventava sempre più assurda a mano a mano che andavamo avanti. È un buon rappresentante dell'approccio della frangia degli scettici da poltrona e delle loro spiegazioni riguardo agli incontri con i bambini dagli occhi neri.

Passando in rassegna tutte le teorie era giusto che l'autore analizzasse anche la possibilità che i BEK siano solo uno scherzo che ad un certo punto ha preso piede ed è diventato di moda. Se però a tutte le altre ipotesi riconosce una certa dignità, qui stronca proprio l'approccio: di fronte ad osservazioni puntuali, approfondite, ragionate, vengono opposte frasi massimaliste, improvvisate, improbabili.
Ma soprattutto ad un certo punto Weatherly si accorge che l'altro non ha mai minimamente approcciato direttamente l'argomento:

"I'd love to see some of those postings Ted; can you send me the links?"
"Oh, well" there was a pause, "I don't have links to any of those sites."
"Well, you said that's where the kids are posting their stories, " I replied. "I assumed you have read some of the accounts."
"Yes, well, a fellow skeptic informed me about the postings. I don't have any of the links myself."

"Mi piacerebbe vedere alcuni di questi post, Ted; puoi inviarmi i link?"
"Oh, beh" ci fu una pausa, "Non ho i link di nessuno di questi siti."
"Beh, hai detto che è lì che i ragazzi postano le loro storie", ho risposto. "Pensavo che avessi letto alcuni resoconti."
"Sì, beh, un altro scettico mi ha informato dei post. Personalmente non ho nessuno dei link."

Pur accettando che questo Ted sia un caso limite, il re dei cialtroni all'interno degli "scettici" (continuo ad usare le virgolette perché ritengo che il nome rappresenti un furto rispetto alla ben più decorosa filosofia presocratica), il metodo portato avanti dall'intera categoria è perlopiù sempre quello: sono quasi tutte argomentazioni, ipotesi fatte sulla base del "rasoio di Occam", e non si fanno approfondimenti perché non ne vale la pena.
Ma la parte inquietante non è tanto il metodo, quanto la volontà praticamente inquisitoriale con cui vengono portate avanti le discussioni.

He continued to contact me over time, almost desperate to convince me to view the sightins the same way he did, as nothing but a large-scale hoax.

Ha continuato a contattarmi nel tempo, quasi nel disperato tentativo di convincermi a vedere gli avvistamenti nello stesso modo in cui li vedeva lui, come nient'altro che una bufala su larga scala.

Come dicevo l'intero capitolo sarebbe buffo se non fosse per quel "almost desperate", "quasi disperato": è il tipico comportamento del fanatico. Tutti abbiamo le nostre idee, e ce ne formiamo di nuove sulla base di quelle precedentemente acquisite. Le persone più intelligenti possono cambiare idea di fronte a nuovi elementi significativi, le persone più squallide cambiano idea di fronte a nuove opportunità economiche o sociali, ma quello che contraddistingue il fanatico non è tanto il non cambiare mai idea di fronte a nulla, quanto la disperata necessità di convincere gli altri delle proprie idee.

La parte debole

Se in Internet il fenomeno è partito, come si diceva sopra, nel 1996, sorge il dubbio che forse potesse essere successo anche prima. Devo ammettere che la parte un po' deboluccia del libro è quella che vuole trovare un riscontro nel folklore e nelle leggende tradizionali.
Molti fenomeni strani, misteriosi, non certificati, che trovano normalmente un'interpretazione (pseudo) scientifica oggi, una volta trovavano una spiegazione più folklorica (e a mio avviso più simpatica) però è innegabile che si rassomigliano. Per i BEK, viceversa, personalmente fatico a memoria a trovare un corrispondenza, una similitiudine con qualcosa di già sentito.
Anche l'autore trova questa difficoltà con un'unica mezza eccezione. Qualche decennio prima di Brian Bethel, Weatherly riporta di un caso assimilabile seppure leggermente diverso: si tratta di un ragazzino, e non di un adulto, che incontra uno di questi BEK, e lo incontra per strada non se lo trova all'uscio. Ma per il resto più o meno ci siamo.

La parte interessante

La parte più convincente, la somiglianza a cui ho pensato anch'io fin da subito, prima di addentrarmi nella lettura del libro, è quella con i Men In Bleck, o MIB per gli amici. Ovviamente niente a che vedere con quelli del film, che rispecchiano le teorie complottistiche che li vogliono emissari dei governi, dei poteri forti, dei "deep state". Stiamo parlando di quelli descritti da John Keel e di cui ho parlato in questa pagina.
Sono varie le rassomiglianze, come ad esempio la pelle olivastra, le frasi senza senso dette dai MIB e quella, concettualmente uguale e parimenti senza senso, ripetuta dai BEK. Ma soprattutto la somiglianza più marcata sono i sintomi che restano dopo gli incontri in entrambi i casi: mal di testa, inquietudine, nausee, e comunque in generale malessere dei testimoni. Keel arriva a dire nel suo libro che di fronte a queste testimonianze era arrivato a non prestare più attenzione ai discorsi fatti dai MIB, quanto agli occhi del testimone che riportava l'episodio: spesso arrossati con emorragie sub-congiuntivali. Nel caso dei BEK l'autore si sofferma molto anche sui sogni, o meglio incubi, che seguono all'incontro e si protraggono per diversi mesi.
Due differenze invece sono evidenti: una è che per i BEK si tratta della loro caratteristica principale, gli occhi neri, che per i MIB non viene riportata, e l'altra è che gli uni sono bambini gli altri adulti. Queste due differenze sembrano apparentemente sostanziali, però dipende tutto da quale ipotesi si parte.
Una terza differenza invece è sostanziale: i MIB sono esseri fisici, a volte chiedono un bicchiere d'acqua e lo bevono avidamente, altre volte sono visti allontanarsi con improbabili auto di decenni prima. I BEK invece svaniscono, si riapre la porta e non ci sono più, non sono ripresi dalle telecamere, vengono visti in quasi tutti i casi da una persona sola alla volta. Insomma sembrerebbero esseri incorporei, manifestazioni.

In conclusione

Non bisogna essere sempre per forza schierati, magari con arroganza, in favore di qualche ipotesi: ci può essere anche l'epoché, la sospensione del giudizio. Certo che una volta che si è letto il libro ci si può affidare a quel consiglio che il buon Elio dà ne il "Licantropo Vegano", ovvero "Se senti un ululato nel citofono / È meglio che non apri".
Quindi di fronte all'inquietante richiesta "Just let us in. This won't take along." (Facci entrare e basta. Non ci vorrà molto) è meglio richiudere l'uscio.
Che è poi l'inevitabile conclusione del libro: "There's just one more thing. If at the end of a long day, just as you're getting confortable, You hear a gentle rap on the door, it may be safer simply not answer", "Solo un'altra cosa. Se alla fine di una lunga giornata, proprio quando cominci a sentirti a tuo agio, senti un leggero colpo alla porta, potrebbe essere più sicuro semplicemente non rispondere".
E chiudo con la poesia armena riportata come citazione iniziale del volume:

Black Eyes

Do not trust black eyes, bur fear them:-
Gloom they are, and endless night;
Woes and perils lurking near them
Love not thou their gleaming bright!
(Avetis Isahakian, "Armenian Legends and Poems")

Occhi neri

Non fidarti degli occhi neri, ma temili: -
Sono oscurità e notte infinita;
Guai e pericoli in agguato vicino a loro
Non amare il loro splendore!
(Avetis Isahakian, "Leggende e poesie armene")

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Autore: David Weatherly
Titolo: Black Eyed Children
Tipologia: brossura
Dimensioni: 15,2 X 22,8 cm
Pagine: 264
Editore: EERIE Lights
Anno di pubblicazione: 3 dicembre 2017
ISBN: 978-1945950049
Prezzo: Euro 19,36

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------


* HOME * * FORTEANA *