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Ovviamente non mostro, non parlo della Parigi delle cartoline: della Tour Eiffel, del Louvre, dell'Arc de Triomphe o di Notre Dame in ristrutturazione che stringe il cuore vederla così.
Vorrei proporre una Parigi romantica, sia nel
senso più classico del termine
dove dall'iniziale "romanzesco", radice etimologica,
"si sviluppò e alla fine prevalse nel XVIII secolo quello di 'pittoresco', riferito non solo a quanto veniva artisticamente raffigurato, ma soprattutto al sentimento che ne veniva suscitato";
sia una Parigi romantica nel senso più moderno, legato al singolo sentimento dell'amore.
Quindi si parte dal poco conosciuto Musée de la Vie romantique,
in quella che fu la casa di Ary Scheffer, pittore romantico per eccellenza.
Casa frequentata tra gli altri da George Sand e di conseguenza
dal suo turbolento amore Fryderyk Chopin.
Il museo vero e proprio è gratis, poiché in fondo ha molte opere d'arte minore che però restituiscono bene l'atmosfera romantica, ma poi a parte c'è una sezione con esposizioni temporanee (a pagamento)
a tema: in questo periodo c'è la pregevole "Héroïnes romantiques", dedicata alle figure femminili del romanticismo.
Passando al significato più moderno di "romantico", inteso quindi come legato alle storie d'amore, e come seguito della pagina che ho pubblicato due settimane fa su
"Il favoloso mondo di Amélie"
ho provato a seguire le sue tracce a Montmartre, ma la prima tappa, il Café des Deux Moulins, si è rivelata subito una delusione.
Nel film la vediamo lavorare in un bar con clienti abituali, del quartiere, mentre il Café des Deux Moulins dove sono state girate le scene è in rue Lepic,
La strada che sale in fianco al Moulin Rouge, una delle arterie più turistiche del quartiere. Ci sono solo turisti, sia per strada che nel caffè!
Ma rue Lepic è famosa anche per l'omonima canzone resa celebre da
Yves Montand (al secolo Ivo Livi),
scritta dal poco conosciuto Pierre Jacob (non l'ho trovato neanche sulla Wikipedia francese) che però giustamente è ricordato da una targa sul palazzo dove abitava.
Quello che stupisce non poco è che nella stessa via, al numero 54, ci avevano abitato
Vincent e
Theo Van Gogh ma ... niente, neanche una targhettina, un bigliettino per conferma.
Se per Carlisle e per
Berlino avevo parlato dei muri che dividono,
qui abbiamo un muro che dovrebbe unire: il muro dei "ti amo" (in tutte le lingue del mondo, letteralmente).
E non tragga in inganno la mano che fa "i corni" che per noi italiani hanno un triste significato adulterino:
cercando in rete possiamo vedere come fuori dall'Italia ha proprio un significato coerente col resto del muro.
Poco distante ci sarebbe stata anche la bottega del fruttivendolo che si vede nel film, ma dopo la delusione del Café des Deux Moulins ho preferito non rischiare.
Per vedere le foto in sequenza cliccare qui.
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Rue Lepic |
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